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Piccola Posta
In pace e in guerra, l'incubo delle galere è la galera
In Ucraina è stato bombardato un carcere civile. Ai detenuti ucraini è stato offerto di arruolarsi (volontariamente, a differenza che in Russia). In pochi lo hanno fatto, molti devono aver pensato che la reclusione garantisse un riparo. Poi sono arrivate le bombe
L’altro ieri gli attacchi russi sull’Ucraina hanno registrato una prima volta: il bombardamento, con le famigerate bombe a grappolo, di un carcere civile. E’ la Colonia penale n.99 di Bilenke, nell’oblast’ di Zaporizhzhia. 17 persone sono state uccise, molte decine – un centinaio, secondo alcune fonti – ferite. Il fatto che tutte le 17 vittime fossero carcerate lascia pensare che il personale penitenziario abbia avuto il tempo di ripararsi da qualche parte, e i detenuti chiusi abbiano fatto quella che si dice la fine del topo. In tempo di pace, l’incubo delle galere è il terremoto. In tempo di guerra, il terremoto e le bombe. Sia in tempo di guerra che di pace, l’incubo delle galere è la galera. In tempo di guerra, i civili detenuti possono arrivare a congratularsi della propria sorte, che li tiene chiusi con un tetto sulla testa invece di costringerli ad arruolarsi, se ne hanno l’età.
Anche in Ucraina ai detenuti è stato offerto di arruolarsi, ma a differenza che in Russia solo volontariamente, e solo per i condannati o in attesa di giudizio per reati minori. Non sembra che l’occasione sia stata accolta largamente. Qualcuno può aver pensato che la reclusione garantisse una specie di riparo, finché la guerra dura, e dura da quasi quattro anni, e molti dei combattenti stanno al fronte senza intervallo – salvo un mese all’anno, quando è possibile – dal febbraio 2022. Poi però arrivano le bombe. Non voglio immaginare come siano stati mentre le bombe cadevano, i chiusi in gabbia: cioè lo immagino, ma preferisco che anche voi lo immaginiate.
Il diritto internazionale umanitario – ah ah – dichiara crimine di guerra il bombardamento di una prigione che detenga dei civili. Del resto, nella stessa giornata, a Kamianske, oblast’ di Dnipropetrovsk, gli Shahed russo-iraniani hanno colpito con precisione l’ospedale di maternità, hanno fatto tre morti e 22 feriti. Qui la statistica è meno unilaterale, perché uno dei tre morti non era un paziente. Degli altri due, una era una donna al settimo mese di gravidanza. Mi chiedo come si conteggino una donna al settimo mese e la sua creatura, ci sono buone ragioni per ambedue le possibilità. Comunque, a differenza che per la prigione, per l’ospedale e il reparto maternità non era la prima volta. Cose che succedono.