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Piccola Posta

Il vaso di Pandora di Putin è ancora ben chiuso

Adriano Sofri

Il portavoce del Cremlino Dmitrij Sergeevič Peskov ha avvertito che un cambio di regime in Iran sarebbe inaccettabile e che l'assassinio di Khamenei aprirebbe il vaso di Pandora. Putin, i cui servizi assassinano dissidenti e oppositori, che invade e cancella paesi e città, ha provato un brivido all'ipotesi di quei buontemponi di Trump e Netanyahu

Dell’alluvione quotidiana di parole fesse o inutili conviene conservare la frase classicheggiante con la quale il portavoce di Vladimir Putin, quell’uomo con la faccia inclinata verso il basso, per inchinarsi meglio, perpetuo quasi quanto la tremenda Zacharova, che si chiama Dmitrij Sergeevič Peskov, ed è anche commendatore della repubblica italiana, ha avvertito, una settimana fa, che un cambio di regime in Iran sarebbe inaccettabile, e che “l’assassinio di Khamenei aprirebbe il vaso di Pandora”. La Russia, ha concluso, reagirebbe “molto negativamente”


Parole sinceramente sentite, dietro le quali si intravvede il malumore col quale il presidente russo deve aver accolto le ipotesi esplicite del presidente americano e del primo ministro israeliano di fare secco un collega, anzi un superiore quanto a investitura celeste, la Guida Suprema. Putin, i cui servizi metodicamente assassinano oppositori e dissidenti, donne e uomini, in Russia e fuori, e quando falliscono lo confessano candidamente, come avvenne con Alexej Naval’nyj prima del successo finale, e come non è avvenuto ancora, per ragioni disparate, con Volodymyr Zelens’kyj, Putin, che invade e cancella paesi e città fin dentro i cessi, ha provato un brivido all’ipotesi di quei buontemponi di Trump e Netanyahu. Si aprirebbe il vaso di Pandora. Ne verrebbero fuori tutti i mali del mondo.


Finora, per Putin, il vaso di Pandora – tutti i mali, e anche la speranza, ultima, in fondo – è restato ben chiuso. Ha appena 72 anni, un futuro radioso. Finché c’è vita, la sua, c’è speranza.