(foto Ansa)

Piccola posta

La fondamentale differenza tra autorità e autorevolezza

Adriano Sofri

Dalla storia di Augusto al presidente della Repubblica. Cosa ci dicono queste due parole cruciali della storia, nostra e non solo, dei fatti di oggi

Il Foglio, di cui sono da trent’anni quotidiano ospite ingrato, ha una nuova sede in piazza in Campo Marzio, ombelico di Roma, in un antico palazzo senza ascensore. Così ieri l’ho visitato per la prima volta, aspettando l’ora della proiezione del film sui “Venti giorni a Mariupol” alla Camera, che è a due passi da lì. Strada facendo, sono tornato a vedere l’Ara Pacis, che è meravigliosa, e adesso, rialzata com’è, permette di sbirciare gli scavi del Mausoleo di Augusto, che hanno già ripulito tutta la cinta di muro inferiore. Bene, rileggevo la storia di Augusto che rivendicava per sé l’auctoritas, pretendendo però, quanto alla potestas, di detenerla alla pari con le altre magistrature. Ho ricordi ormai sbiaditi, ma so che attorno all’auctoritas sono corsi volumi interi di interpretazioni diverse e impegnative. Noi abbiamo due parole con la stessa radice, autorità e autorevolezza. In latino, per alcuni vocabolari, autorevolezza si dice anche auctoritas, ma piuttosto gravitas o dignitas. Per noi, la differenza è rilevante e lo diventa ancor più quando si passi agli aggettivi, autoritario e autorevole.

Un’accezione pensa all’autorità come a una qualità oggettiva, inerente a una carica – come quando diciamo le autorità competenti, le autorità costituite... – e all’autorevolezza come a un prestigio guadagnato con una qualità soggettiva e riconosciuta. A che pro questa chiacchierata, direte: il fatto è che, per tornare all’attualità, il presidente della repubblica vigente ha appena ricordato alle autorità costituite che l’autorevolezza non si misura coi manganelli. Un manganello d’ordinanza è infatti lungo 56 centimetri, come l’autorità. L’autorevolezza molto di più.

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