La nettarinia della Palestina (Wikimedia) 

piccola posta

Il silenzio del cielo su Gaza

Adriano Sofri

Ci sono tredici ostaggi israeliani che sono stati consegnati all’Egitto. C’è l’intera popolazione di Gaza che sta respirando sotto un cielo finalmente sgombro di bombe, per quattro giorni, forse cinque. È difficile dire dove siano scampati gli uccelli di Gaza

È venerdì, sono le 3 di pomeriggio, è il 24 novembre 2023. Devo scrivere e spedire la mia piccola posta, come tutti i giorni, da 27 anni. Sto seguendo le notizie, vorrei tener dietro all’attualità. Dalle 7 di mattina è in vigore la tregua delle armi su e da Gaza, finora è rispettata. Non so se avrò il tempo di assistere alla prima consegna degli ostaggi israeliani. Tredici, fra un’ora, alle 18 di Israele. Intanto sono stati rilasciati, alla chetichella per così dire, dodici ostaggi thailandesi, rapiti anche loro all’ingrosso nel raid del 7 ottobre: danni collaterali.

 

Intanto anche nelle carceri israeliane 39 detenuti palestinesi aspettano di essere liberati, sono stati trasferiti dalla prigione di Damon a quella di Ofer, in Cisgiordania, c’è la Croce Rossa che se ne sta occupando, davanti al carcere ci sono parenti e amici che aspettano, già trattati a lacrimogeni. Ben Gvir, il ministro della sicurezza, ironia delle parole, ha minacciato di punire ogni manifestazione di gioia per la liberazione, nelle galere e fuori, uomo violento e frustrato. C’è l’intera popolazione di Gaza che sta respirando sotto un cielo finalmente sgombro di bombe, per quattro giorni, forse cinque? ancora un minuto signor boia, dal cielo volantini silenziosi ammoniscono a non tornare al nord di Gaza, a non cedere al desiderio di rivedere che cosa resta delle loro case e delle loro cose, perché la guerra è solo sospesa ed è pronta a ricominciare e a durare.

  

Domani sarà un altro giorno così, ostaggi da restituire, prigionieri da scarcerare, cielo silenzioso sopra la gente di Gaza. Il terzo giorno anche. Sapete che gli uccelli si involano in massa per fuggire dai fuochi d’artificio, spesso vanno a sbattere e muoiono, frantumano gli stormi. Il quarto giorno, se nessuno rompesse la tregua, se la consegna fosse rispettata, forse degli uccelli tornerebbero cautamente a volare nel cielo sopra Gaza. È  difficile dire dove siano scampati gli uccelli stanziali di Gaza. Il piccolo uccello del sole, cinnyris osea, dichiarato simbolo della Palestina dal 2015, il passeriforme che si nutre soprattutto di nettare e si chiama anche così, Nettarinia, il bulbul dagli occhiali bianchi, pycnonotus xanthopygos. E la coturnice orientale. Ci sono 150 specie di uccelli che si fermano a svernare in Palestina. E più di 220 specie che ci transitano nelle loro migrazioni. Il 35 per cento degli uccelli di Palestina era già minacciato o in via di estinzione. Ammesso che quattro giorni e quattro notti bastino a persuadere gli uccelli di Gaza a tornare a volare e fare ricognizioni ai loro nidi, come reagiranno il quinto giorno alla ripresa dei bombardamenti? Si sono fatte le 4, le 16, e sento che i tredici ostaggi israeliani sono stati consegnati all’Egitto. 

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