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Piccola posta

L'antisemitismo che c'è nel pensare infallibili i servizi israeliani

Adriano Sofri

Ripensare alle parole di Abraham Yehoshua del 2014 su odio antiebraico e teorie complottiste sul Mossad

A proposito dell’incomprensibile impreparazione nella quale si sono fatto cogliere i servizi israeliani dal 7 ottobre, ho ritrovato un brano di Abraham Yehoshua del 2014, nove anni fa, durante un’altra crisi di Rafah. Yehoshua era a Roma per presentare il volumetto Einaudi con il suo saggio su “Antisemitismo e sionismo”, e Laura Delsere lo intervistò per Avvenire. Le disse fra l’altro: “Hanno proiettato sugli ebrei un’ombra di onnipotenza e ambiguità. Non parlo solo delle ossessioni di Hitler quando ne aveva già annientati a milioni. Ma dell’idea di fondo per cui un quotidiano come il Guardian dà spazio alla teoria di un Mossad al corrente in anticipo dell’attacco alle Twin Towers e che avrebbe taciuto ai non ebrei la minaccia. E questo quando non abbiamo nemmeno saputo predire l’Intifada a un chilometro dai nostri confini”.

E poi, alla domanda: “E l’antisemitismo di oggi nel mondo arabo?”, rispose: “La prova che le radici dell’odio sono nell’immaginario sta nel fatto che i palestinesi sono i meno antisemiti del mondo arabo. Possono odiarci in questa guerra sanguinosa, ma non fantasticano su di noi, come un vice-primo ministro malese sugli ‘ebrei che dominano il mondo’. I palestinesi ridono di idee come questa, sanno che non riusciamo nemmeno a dominare il loro mondo”.

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