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piccola posta

Come il movimento studentesco degli anni 60 spazzò via la goliardia

Adriano Sofri

Gli universitari non sarebbero più stati una ristretta minoranza di figli di papà, gelosa e ostentatrice del proprio privilegio. Ancora più importante, la partecipazione numerosa e attiva di ragazze. Mai una generazione nuova aveva affrontato la propria iniziazione sociale in una “classe mista”

Vecchia postilla. La goliardia teneva insieme il pregiudizio maschile con quello di classe. I goliardi, cioè gli studenti, erano una piccolissima minoranza (nel famoso “Quarantotto”, quello del secolo XIX, in tutta Europa gli universitari erano 30 mila circa). C’era un’esibizione non solo scanzonata ma spesso prepotente del privilegio di classe. Il nazionalismo goliardico, lo stesso che si tradusse in gloriosi impegni patriottici, da Curtatone e Montanara alle trincee della Prima guerra, si tramutò anche in una sfida squadrista al neutralismo o al pacifismo o all’internazionalismo operaio. Questo squadrismo studentesco, che non esauriva la goliardia ma vi stava a suo agio, durò fino al terremoto del ’68.

  

Il movimento studentesco dei secondi anni 60 (era già esploso infatti prima del ’68 eponimo), spazzò via la goliardia prima che per ragioni politiche per ragioni più profonde e irresistibili. Diede espressione a un mutamento demografico e sociale che aveva moltiplicato il numero dei giovani e la loro affluenza agli studi. Presto gli universitari non sarebbero più stati una ristretta minoranza di figli di papà, gelosa, e perfino ostentatrice, del proprio privilegio sociale. Ancora più importante, il movimento studentesco, che fu, per contagio, movimento più vastamente giovanile, ebbe una partecipazione numerosa e attiva di ragazze. Non era mai avvenuto nella storia. Mai una generazione nuova aveva affrontato la propria iniziazione sociale in una “classe mista”.

  

L’avvento di ogni nuova generazione all’età adulta si era celebrato in passato nelle forme della coscrizione militare obbligatoria per i ragazzi del popolo e della goliardia, e poi del servizio militare da ufficiali, per nobili e borghesi ricchi.

  

Riti e scherzi di iniziazione erano al fondo simili, in caserma o in un college universitario. Comunque le donne erano escluse, fino al ’68. Nel ’68 le donne c’erano ed ebbero una parte sconvolgente. La loro presenza ostacolò, impacciò e alla fine ridicolizzò cultura e riti dell’iniziazione maschile. Dopo di allora ogni manifestazione collettiva passò l’esame della coerenza fra vita privata e pubblica, fra parole della politica e parole della esistenza quotidiana, del corpo, del sesso. 

  

Dalle righe che precedono, cavavo 25 anni fa la certezza che ritorni di goliardia non potessero che essere sciocchezze: potessero avvenire, perché le sciocchezze vanno forte, ma solo come parodie farsesche e mai più innocenti. “Si dirà che tv domenicali e stadi di calcio sono la prova rumorosa del contrario, e che la goliardia, estinta nelle università, se ne è vendicata conquistando il mondo intero”. Forse è andata così.