Afrresco di Ambrogio Lorenzetti nel Palazzo pubblico di Siena, particolare (Wikimedia Commons) 

piccola posta

Una poesia di Franco Fortini in osteria a Siena

Adriano Sofri

Tra i ristoranti resi preziosi dalla poesia (e dalla pittura: pittori e poeti cenano, infatti, e viene il momento del conto), c'è l'Osteria le Logge. Il foglio con la calligrafia di Fortini è in una piccola cornice sulla parete, dirimpetto ai filari di bottiglie, dedicato a Gianni Brunelli

Tra i ristoranti resi preziosi dalla poesia (e dalla pittura: pittori e poeti cenano, infatti, e viene il momento del conto) mi è carissima l’Osteria le Logge. Siena, via del Porrione, pochi metri dal Campo. Una sera, dopo cena, ci intrattenevamo con Franco Fortini, Gianni Brunelli, il fondatore, e io, e gli chiedemmo, a metà scherzosamente, un’ode a gloria dell’osteria. La volta dopo Fortini, pendolare fra Siena e Milano, arrivò con l’autografo elegantissimo – la bella copia, evidentemente – della poesia dedicata a Gianni. Sono due quartine di endecasillabi a rima baciata. Anche per un’amichevole occasione, Fortini faceva sul serio, e la poesia è bellissima. Viene da cantarla, eccola:

“Figlio della città che fu del giglio
– e vecchio ormai lombardo – voce e vena
cercai quaggiù, gli anni fuggendo, Siena
tu, stretta noce, tartuca, gheriglio...
Ma quando ai tuoi miracoli e muraglie
fieri i suoi danni inverno iroso piove,
la notte e i fuochi e l’antro aprimi dove
i bicchieri arma il Gianni e il sopracciglio”.

Seguono firma e data: Franco Fortini. 12 dicembre 1985.

Note minime: Figlio della città...: Fortini, Franco Lattes, era nato a Firenze nel 1917. A Milano è morto nel 1994. Tartuca era la contrada di Gianni (1947-2008), memorabile per molte cose, compreso il sopracciglio. 

L’altro giorno sono passato dall’Osteria: il foglio con la calligrafia di Fortini è al suo posto, in una piccola cornice sulla parete, dirimpetto ai filari di bottiglie. 

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