Papa Francesco, prima di imbarcarsi sull'aereo che lo ha riportato a Roma, dopo il viaggio in Iraq (LaPresse)

Piccola Posta

Il francobollo di Erbil

Adriano Sofri

Emesso in onore del Papa con la mappa del grande Kurdistan. Insorgono i turchi

Siamo al bellicoso affare dei francobolli curdi. La regione autonoma del Kurdistan iracheno ha emesso una serie di sei francobolli per celebrare l’arrivo di Papa Francesco a Erbil. In uno dei francobolli figura una mappa del “grande Kurdistan”, che comprende cioè i territori di storia, lingua e popolazione curda inclusi nel territorio degli stati confinanti, Turchia, Iran e Siria. Il governo turco ha sentito oltraggiata e minacciata la propria integrità territoriale, e il governo turco al solo nome di curdo esce dai gangheri. Il ministro degli Esteri turco ha tuonato mercoledì: “Qualche impudente autorità nel Krg (il governo regionale curdo, ndr) ha osato abusare della nota visita per esibire le sue irrealistiche aspirazioni contro l’integrità territoriale dei paesi confinanti con l’Iraq”. E poi, con una scoperta minaccia: “Le autorità del Krg si trovano nella posizione più appropriata per ricordarsi delle amare conseguenze di simili propositi illusori. Aspettiamo una immediata, chiara e urgente correzione del grave errore”.

 

Occorre ricordare che bombardamenti aerei e incursioni per terra nel territorio del Krg da parte delle forze armate turche sono pressoché quotidiani. I destinatari curdi si stavano ancora grattando il capo quando è sopraggiunta la nota analoga della Repubblica islamica dell’Iran, altro madornale confinante. Il cui ministero degli Esteri ha fatto sapere che i francobolli hanno violato “i princìpi e le regole internazionali”, e ha preteso “la revoca immediata di quest’atto ostile”. 

 

A questo punto il Krg, attraverso il ministro dei Trasporti e delle Comunicazioni (il 37enne Ano Abdoka, che è un cattolico caldeo), e poi il portavoce del governo, Jotyar Adel, hanno spiegato che le raffigurazioni dei francobolli “non erano quelle finali”: artisti curdi hanno presentato i loro disegni al ministero, “che non li ha ancora approvati, attenendosi alle procedure legali”. La giustificazione è decisamente imbarazzata: la serie era stata offerta il 5 marzo, all’arrivo di Francesco, e universalmente pubblicata – io, filatelico infantile, avevo raccomandato ai miei amici di Erbil di mettermela da parte. Dall’altroieri il valore del francobollo, diventato di colpo rarissimo, deve aver avuto un balzo. Collezionisti a parte, qualcuno avrà vagheggiato una campagna di cartoline illustrate così affrancate da spedire in Turchia e in Iran. 

 

Da parte sua, l’Ufficio filatelico e numismatico del Vaticano aveva coniato una medaglia con la carta in regola dell’Iraq, i due fiumi, una palma, e Abramo a Ur, da regalare agli ospiti durante la visita.  Voltaire deplorava le guerre di religione, “guerre per un paragrafo”. Nel 1870 il “telegramma di Ems”, rifinito da Bismarck, scatenò la guerra franco-prussiana. Noi siamo al francobollo di Erbil. Tra tutti i rischi cui il viaggio era esposto, questo del francobollo curdo (una svista? una malizia?) era del tutto imprevisto: il diavolo ci ha messo la coda

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