Papa Francesco, durante l'angelus del 7 febbraio a Roma (Ansa)

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Francesco, volontario di pace in zona di guerra

Adriano Sofri

Il Papa sarà arriva oggi in Iraq, territorio segnato dalle sciagure e dalle tragedie, di cui la pandemia è solo l'ultima e meno allarmante. Ad attenderlo strade lastricate, ma soprattutto un paese chiuso, all'interno e ai suoi confini 

Ci siamo arrivati al pellegrinaggio tenace di Papa Francesco. Annoiati dalla platea vuota di Sanremo, chissà se avremo voglia di vedere a che punto siamo un po’ più in là. L’Iraq che deve proteggere il Papa si è interamente chiuso all’interno e chiuso ai suoi confini. Anche il cielo. Nel messaggio della vigilia Francesco ha ricordato in particolare la tragedia della gente yazida. Guerre di religione, guerre di bande, guerre di potenze, terrorismi, carestie, corruzione, la pandemia, ultima e meno allarmante delle sciagure, e l’umiliazione di un popolo di giovanissimi: un intero repertorio.

 

Altrettante circostanze che hanno trasformato il capo della Chiesa di Roma – l’ospedale da campo – in un volontario di pace in zona di guerra. Gli hanno lastricato la strada, hanno eretto ripari dal sole. In un documento degli organizzatori dei suoi spostamenti ho letto l’avvertimento che “il Papa non può fare più di una decina di passi”. Lo accompagni, anche dagli infedeli, un augurio cordiale come una preghiera.

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