Matteo Renzi (foto LaPresse)

Piccola posta

E ora Renzi faccia la mossa del somaro

Adriano Sofri

Adesso che l'azzardo gli si è ritorto contro, come un Salvini balneare qualsiasi, il senatore di Scandicci ha una sola cosa da fare: dimostrare di saper perdere e votare la fiducia al governo

Ora che Renzi-Franti è stato ridotto al rango di scassapagliai e messo dietro alla lavagna con le orecchie d’asino. Ora che reagisce come chi avendo preso una lunga rincorsa e chiesto l’applauso incoraggiante del pubblico, finisca per fare un capitombolo imbarazzante prima ancora di arrivare all’asticella. Ora che prova a levarsi la polvere di dosso sparacchiando a salve: Conte non avrà i voti, se li avrà durerà sì e no tre mesi, e simili cannonate. Ora ha una sola cosa da fare, così ovvia che nessuno ne parla (a meno che non me ne sia accorto): votare e invitare le sue e i suoi a votare la fiducia al governo così com’è. Con Conte, i voltagabbana, i responsabili, i costruttori, gli ominicchi eccetera, e senza le sue ministre e il suo sottosegretario. Aveva spinto la sua delegazione nel governo a dimettersi ma si era guardato dal lasciare la maggioranza.

 

Confidando nella sua astuzia aveva sottovalutato la furba mediocrità degli interlocutori, sicché l’azzardo gli si è ritorto contro più o meno come era successo per mano sua al Salvini da spiaggia, per giunta con il rischio di un’analoga caduta nel ridicolo, che ne ammazza più della spada. Ora voti per il governo, passi, non invitato, fra costruttori, responsabili, voltagabbana e ominicchi, restando, le sue e i suoi, rigorosamente all’asciutto di posti governativi. Mostrerà di sapersi astenere dalle poltrone, come ha proclamato, senza contropartita; di assicurare comunque, che i suoi voti siano decisivi o no, la durata della legislatura, che continua a garantire; e magari eviterà anche l’increscioso salasso del suo gruppo. E’ una di quelle mosse che sembrano impensabili finché non le si guardi in faccia e se ne veda la semplice ragionevolezza. Non sarà la mossa del cavallo, a quella si ricorre quando si può ancora vincere: sarà la mossa del somaro, che mostri pazientemente di saper perdere, di scampare alla bancarotta, e di guardare al dopodomani.

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