Pippo Civati deve spiegare l'ostilità di Liberi e uguali verso Giorgio Gori

Adriano Sofri

Esiste una qualche ragione plausibile e positiva a spiegare l’ostilità al sostegno alla candidatura dell'ex sindaco di Bergamo

Caro Pippo Civati, come va? Ti scrivo a nome mio, cioè di una componente di sinistra cui faccio capo e che fa capo (e coda) a me ed è rotta di volta in volta ad alleanze che vanno dal Pd a Liberi e Uguali, dai radicali (i quali a loro volta sono arrivati a costringermi alla doppia tessera, radicale tutte e due) ai verdi, ai socialisti, a Potere al Popolo, che deve anche lei raccogliere le sue firme, con una più durevole inclinazione per l’anarchia, ala Pietro Gori.

 

Oggi la mia domanda è: esiste una qualche ragione plausibile e positiva (quelle negative sono capace di immaginarle da solo: rivalità personali, meschinità di gruppo eccetera) a spiegare l’ostilità al sostegno alla candidatura di Giorgio Gori (non è un parente) alla regione lombarda? Non lo conosco di persona e non so valutare il suo operato di sindaco di Bergamo; in cambio l’ho sentito in qualche occasione a proposito di un tema essenziale come le migrazioni apprezzandone contenuti e tono – sarai d’accordo che il tono di questi tempi vale quasi quanto i contenuti. In ogni caso, non sei d’accordo che nelle elezioni un candidato che appaia sotto ogni riguardo perfetto sia introvabile, a parte Lindsey Vonn e forse Oprah Winfrey? Ho chiesto agli informati, compresi autorevoli partecipi di Liberi e Uguali, e mi hanno saputo dire pochissimo: un dissenso a proposito del referendum lombardo, o una descrizione di Gori come “renziano”. Cose che, anche a ritenerle fondate e importanti, sono lontanissime dallo spiegare la preferenza per una riconsegna della regione Lombardia alla Lega – dal mio punto di vista, naturalmente. E dal tuo?

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