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Il calcio e la Champions League visti da Erbil

Adriano Sofri

Ci sono affiliazioni micidiali, dalle quali si può forse uscire, qualcuno. E ci sono affiliazioni trasversali e pressoché universali, almeno fra i maschi, tanto più forti in quello che si chiamava Terzo mondo

A Marta Serafini, che a Erbil per il Corriere ha visto un carcere per minori che hanno combattuto con l’Isis, uno di loro ha detto di voler diventare “come Messi”. Non c’è da meravigliarsi. Ci sono affiliazioni micidiali, dalle quali si può forse uscire, qualcuno. E ci sono affiliazioni trasversali e pressoché universali, almeno fra i maschi, tanto più forti in quello che si chiamava Terzo mondo. Lì ognuno ha la sua squadra indigena e poi ne ha una per segnare la sua parte nel mondo intero: o il Barcellona o il Real Madrid. L’irruzione della Juventus che ha preso quasi tutto e magari sta per prendersi anche la Champions darebbe un colpo al bipolarismo globale. Se dovesse succedere e non sporadicamente come in passato, ci sarebbe nel pianeta un gran giro di magliette. La partita si gioca anche così: se grattando un quindicenne tifoso di Mosul viene fuori un miliziano dell’Isis, o viceversa.

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