Alcuni manifestanti assaltano l'ambasciata saudita di Teheran (foto LaPresse)

Non solo Arabia e Iran. Tutti gli assi dello scontro globale

Adriano Sofri

La cosiddetta guerra mondiale a pezzi va ricomponendosi. Sunniti contro sciiti, islam contro occidente, Stati Uniti contro Russia, Russia contro Turchia, Arabia Saudita contro Iran, tutti contro Israele. Appuntamento finale a Baghdad.

Mentre non si fa che sottolinearne la complessità e sottovalutarne la complicazione, la cosiddetta guerra mondiale a pezzi va ricomponendosi. Quale degli assi sia destinato a prevalere è dubbio, e non dipende che in parte minore dalla volontà degli attori. Sunniti contro sciiti, islam contro occidente, Stati Uniti contro Russia, Russia contro Turchia, Arabia Saudita contro Iran, tutti contro Israele, e così via. L'Arabia Saudita fa un'altra mossa sfrenata, dopo la guerra in Yemen, per terrorizzare l'opposizione interna, per rivalersi delle accuse sulla gestione dei luoghi santi, e per prendere in ostaggio gli Stati Uniti: per il momento, viene presa in ostaggio dagli estremisti del Jihad.

 

Gli Stati Uniti sono riusciti ad arginare l'invadenza delle milizie sciite nella riconquista di Ramadi e della provincia di Anbar, ma sono tenuti in scacco dalla Russia che ha sfruttato il vuoto di iniziativa in Siria per prendere il banco. La Russia si è messa alla testa, o alle spalle, di una internazionale sciita, e rischia di alienarsi l'intero mondo sunnita, compreso quello dentro i suoi confini. (E’ tragicomico che Putin offra la propria mediazione nella rottura fra Riad e Teheran). L’Isis, perduta in gran parte Ramadi, ha preso nuovi territori nella provincia di Anbar, fa scialo di assassini suicidi come nell'attacco di Tikrit, e punta sull'attacco terrorista nei grandi paesi musulmani dell'Asia orientale.

 

[**Video_box_2**]Se il confronto fra Riad e Teheran non esploderà direttamente e resterà una guerra per delega, il suo appuntamento più micidiale è a Baghdad. A Baghdad le stragi terroriste sono quotidiane, e rispondono, oltre che all'odio e alla furia settaria, al calcolo di tenere in caldo la guerra civile futura sulla scala dei milioni. La perdita di Ramadi ha allentato la minaccia sulla capitale, ma l'acutizzazione dello scontro globale fra shia e sunna la rinfocola, col suo bagaglio di deportazioni e genocidi.

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