Perché l'operazione militare in Siria ripropone tre questioni fondamentali per la sopravvivenza delle democrazie occidentali

Rocco Todero

La fiducia nei Governi, il coinvolgimento dei Parlamenti e la supremazia dei diritti umani sulla sovranità statale

L’operazione militare che Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia hanno messo in atto contro la Siria nei giorni scorsi, ripropone, ancora una volta, almeno tre questioni di fondamentale importanza per il consolidamento della credibilità delle democrazia occidentali e della loro leadership nel mondo.

 

La fiducia nei Governi

L’azione dei Governi deve reggersi, innanzitutto, sulla fiducia dei cittadini nella rappresentazione della realtà che i governanti espongono a sostegno della loro azione politico - amministrativa, sopratutto allorché essi decidono di operare in settori così delicati come quelli della difesa e delle relazioni internazionali.

La consapevolezza da parte dell’opinione pubblica che le istituzioni governative non sempre hanno agito sulla base di una veritiera rappresentazione dei fatti e delle responsabilità dei nemici dell’occidente, o il semplice fatto di non essere stati in passato sufficientemente convincenti sotto questo profilo, ha fatto scemare grandemente la fiducia nei proclami e nell’operato di Capi di Stato e di Governo.

Se le democrazie liberali vogliono coltivare la capacità di affrontare sfide così impegnative come quella di contrastare regimi autoritari e dittatoriali che disconoscono la necessità primaria di tutelare i diritti umani delle popolazioni, devono, in primo luogo, recuperare il rapporto di fiducia con l’opinione pubblica nazionale.

 

Il coinvolgimento dei Parlamenti

Sui Capi di Stato e di Governo incombe, inoltre, l’onere di operare nel pieno rispetto degli obblighi giuridici interni di rilievo costituzionale, la cui osservanza costituisce un elemento imprenscindibile per la costruzione di un’indiscussa legittimazione ad agire (non solo legale) anche in operazioni militari all’estero.

Sotto questo profilo il coinvolgimento dei Parlamenti nazionali appare doveroso a prescindere dall'esistenza di eventuali ed ulteriori autorizzazioni ad intervenire come le risoluzioni delle Nazioni Unite.

Non sembrano strumentali, pertanto, alcuni richiami alla necessità di coinvolgere almeno il Parlamento inglese e quello francese nel procedimento di autorizzazione all’azione militare, potendo confidare, invece, il Presidente degli Stati Uniti su una prassi ed una dialettica con il Congresso americano che riconoscono al Capo delle forze armate la possibilità di agire, quanto meno in via d’urgenza, nei teatri di guerra internazionale.

 

La sovranità statale e la tutela dei diritti umani

Dalla seconda guerra mondiale in avanti è oramai convinzione diffusa che la sovranità nazionale di qualsiasi Stato possa essere violata per soddisfare la necessità di tutelare i diritti umani di popolazioni inermi fatte oggetto di violenze indiscriminate.

Si tratta di una dottrina che pretenderebbe di trovare applicazione universale, ma che deve necessariamente scontare, invece, il limite imposto dalla considerazione del realismo politico che consente di intervenire a condizione di non mettere a rischio la vita di soldati occidentali ed esclusivamente laddove la capacità di reazione del Governo colpito appaia del tutto trascurabile sia sotto il profilo militare che sotto quello politico - diplomatico.

A coloro che lamentano l’inopportunità dell’intervento in Siria si dovrebbe rammentare di non lagnarsi in futuro davanti all’inqualificabile spettacolo di vite umane spezzate sull’altare dell’ossequio alla Sovranità statale straniera.

A quanti sottolineano, invece, l’ipocrisia di interventi militari umanitari effettuati solo in ambiti accuratamente selezionati, si dovrebbe chiedere se siano disposti a morire in battaglia in ogni parte del mondo per la tutela dei diritti umani altrui.

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