ANIMALI FANTASTICI E DOVE TROVARLI

di David Yates, con E. Redmayne, K. Waterstone, D. Fogler

Mariarosa Mancuso

Pietà. E una supplica ai registi che stanno pensando al loro prossimo progetto: non si potrebbe ogni tanto avere un film per adulti? Una storia con semplici eroi, o anche sfigati, senza supereroi, per esempio. Universi senza hobbit dai piedi pelosi. Mondi senza Grandi Giganti Gentili (sarà il prossimo Steven Spielberg, pure lui cascato nel fantasy, il film uscirà a fine dicembre). New York senza bestie fantastiche che non abbiamo nessuna voglia di conoscere e meno che mai di studiare, babbani siamo e babbani resteremo. Credevamo fosse finita con i film di Harry Potter, contando gli anni che mancavano alla scuola per maghi di Hogwarts: erano sette ma al cinema sono diventati otto, per un totale di 7.706 milioni di dollari incassati. Invece eccone un altro, sceneggiato da J. K. Rowling in persona. Primo capitolo – minaccia Imdb – di una saga lunga cinque film. A fatica, soltanto per gli effetti speciali con i grattacieli, ci eravamo ripresi da “Doctor Stringe”, colpo bassissimo che mischiava supereroe e corpi astrali simili a ectoplasmi. Gli “Animali fantastici” sono da K.O. Assenza completa di trama, a parte una magica valigetta che contiene magici animali: escono dalla valigetta, si fanno ammirare come su una passerella, scappano o fanno danni (anche tutte e due), mentre il proprietario e studioso Newt Scamander cerca di riacchiapparli. Cosicché il purvincolo, lo snaso, il velenottero e l’asticello – e chissà quanti altri – potranno finire nel manuale di studio per i maghetti intitolato “Animali fantastici e dove trovarli”. Eddie Redmayne gigioneggia oltre ogni limite, e chissà quanti parrucchieri sono stati messi a libro paga per aggiustargli il ciuffo rosso sugli occhi prima di ogni ciak. Il regista David Yates ha diretto i quattro “Harry Potter”, i più cupi, e si è già prenotato per i cinque film animaleschi (quando si dice “servitù volontaria”) sevizia l’attore con un paio di numeri da circo al limite della vergogna. L’unico che si lascia guardare volentieri, tanto bravo e simpatico che pare uscito da un altro film, è l’aspirante pasticciere che si trova invischiato nella vicenda e trova ispirazione per i suoi dolcetti.

Di più su questi argomenti: