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in gara dopo dieci anni

Mengoni torna a Sanremo: "Il brano è un invito ad accettare quello che la vita ci offre"

Giuseppe Fantasia

Dalla noia con cui combatte "fin da piccolo" ai successi recenti, il cantautore italiano dei record si racconta e racconta Due vite, la canzone in gara al Festival: "L'essenziale oggi è divertirsi"

“La noia - diceva Alberto Moravia che a quel ‘morbo ineffabile’ dedicò (titolo compreso) il suo omonimo bestseller mondiale – è una specie di insufficienza o inadeguatezza o scarsità della realtà”. Tutti ne abbiamo sofferto e ne soffriamo, ma nei tempi che corrono è come se avessimo paura di annoiarci, riempiendo in maniera ossessiva le nostre vite e quelle di chi ci è vicino con le cose più inverosimili. Faccio il possibile, faccio di più, basta però che non mi annoio. Una frase che tutti abbiamo pensato almeno una volta e ripetuto come un mantra, non sapendo che quella sorta di incomunicabilità con la realtà - che in quei momenti appare assurda e privata di ogni senso - può portare invece a qualcos’altro, perché una cura, un nuovo modo di vedere le cose, è sempre possibile. Ne è convinto anche il cantautore Marco Mengoni che si racconta una settimana prima di partire per il 73esimo Festival di Sanremo dove tornerà in gara con il nuovo brano Due vite, a dieci anni esatti dal brano L’Essenziale con cui riuscì a conquistare la vittoria, dedicandola a Luigi Tenco.

 

“Con la noia ho sempre avuto un rapporto conflittuale e ho sempre odiato quei momenti lì. Sin da piccolo, mi sono dato delle regole e quando ero con i miei amici e si faceva tardi, li rimproveravo dicendo che stavamo solo perdendo energia inutilmente. Crescendo, invece, ho capito che quelle serate avrebbero portato a qualcosa, avrebbero arricchito il nostro rapporto e tutto ciò che consideravo noia, inutile e superfluo, è diventato così un valore per il momento successivo”. “Nel mio lavoro – aggiunge - la noia è importantissima: è quel limbo dove qualcosa si sta muovendo in sottofondo. La noia si parla con l’inconscio e in qualche maniera esce fuori: quel momento lì te lo ritrovi poi in un atto di creatività, perché nel nostro cervello, soprattutto di notte, l’amigdala e l’ippocampo fanno lustro della loro parte emotiva, accendendo una parte dello stesso che ti vedere un sacco di cose. È importante annoiarsi, perché è importante viversi tutto: se non vivi i momenti di noia non apprezzi neanche tutti gli altri. È giusto che sia tutto ambivalente e che ci sia la possibilità di avere due medaglie per poi capire l’una o l’altra”. Si conosce bene Marco Mengoni - 13 anni di carriera, 7 album in studio, 68 dischi di platino, oltre 1.8 miliardi di stream audio/video e 9 tour live - o meglio, si sta conoscendo di più grazie all’analisi che fa da sette anni, “un percorso molto personale che non consiglio a tutti come, ma solo a coloro che hanno l’attitudine a scoprire e a scoprirsi, a coloro che vogliono vedere fino in fondo”. “La terapia – precisa – non da’ delle soluzioni o risposte, ma smuove delle cose affinché si possano trovare delle risposte. Mi è stata è mi è molto utile”. 

 

Non è un caso, quindi, se al 73esimo Festival di Sanremo ha scelto di tornare con un brano come Due vite che racconta molto di lui in questo momento, “un viaggio intimo ma anche un invito a tutti noi ad accettare tutto quello che la vita ci offre, senza pensare a cosa dovrebbe o potrebbe essere. Tutto quello che viviamo ci serve per crescere, ci insegna molto e ci fa evolvere”. Noia compresa, dunque. Il brano – da lui scritto con Davide Petrella e Davide Simonetta e prodotto da E.D.D. e Simonetta - è il primo tassello dell’ultimo capitolo di Materia (Epic Records Italy / Sony Music Italy), un percorso in tre parti iniziato a dicembre 2021 con Materia (Terra) e proseguito con Materia (Pelle). L’uscita è prevista entro la fine del 2023, ma prima ci sarà il tour negli stadi che inizierà il 17 giugno a Bibione per concludersi l’8 luglio allo Stadio San Siro di Milano. Nel frattempo, tra qualche giorno lo vedremo esibirsi sul palco più popolare d’Italia nella serata delle cover (il venerdì) cantando con il coro internazionale The Kingdom Choir la canzone Let it be, “un vero e proprio inno, un’entità con il messaggio universale di andare avanti, di lasciarsi andare, scrollandosi di dosso tutto”.

 

Un messaggio portato avanti anche dalla sua ‘nuova’, una ballad dalla struttura non classica sia dal punto di vista strumentale che dello sviluppo e arrangiamento vocale, “una canzone che parla di rapporti mettendo al centro la relazione più intima che è quella con se stessi, quella che si costruisce grazie alle diverse esperienze e vite che attraversiamo nel corso della nostra esistenza”. “Questa canzone – tiene a precisare - è la mia storia infinita: quella di un rapporto tra la ratio e l’inconscio che nel quotidiano mi da’ imput più realistici della mia mente, un racconto onirico ricco di immagini e di figure legate all’inconscio che va a mischiarsi a scene e a dettagli molto realistici, a dir poco autobiografici”. Un invito ad affrontare la vita con onestà, senza rimpianti e senza pensare a cosa dovremmo o vorremmo essere, “ad accettare anche gli errori come momenti di crescita”. Siamo i soli svegli in tutto l’universo/A gridare un po’ di rabbia sopra un tetto – canta - e la sua è un’attenta riflessione sulla necessità di affrontare la vita godendosi realmente ogni attimo, in quanto tutti parte della nostra esistenza. “Viviamo in un continuo viaggio fatto di incontri che guardano sia dentro di noi che fuori, agli altri, ed è solo il nostro inconscio a custodire la reale verità del sentimento che stiamo vivendo”. 

 

Se lo scorso anno è stato ospite facendo una toccante e giusta riflessione sulla gentilezza in un dialogo con l’attore Filippo Scotti per sensibilizzare il pubblica sulla pressione, spesso nociva, che possono esercitare i social, quest’anno Mengoni va oltre, è un “guerriero”, ma a suo modo. “Torno in gara, è un grande onore, ma non me ne preoccupo, perché non sento la competizione. Ci tengo come tutti a fare bella figura, ma la cosa che mi interessa di più è il poter rivivere quell’atmosfera e quelle sensazioni che avevamo perso negli ultimi anni del ritrovarsi e dello stare assieme. Il leoncino con la palma dorata li ho già a casa e ne sono grato. Sono contento di quello che ho fatto fin’ora e di quello che faccio, ma l’essenziale oggi è divertirsi, che non vuol dire fare festa, ma fare le cose riflettendoci meno, pensandoci il giusto”.

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