(foto Kirsten Velghe/Unsplash)

La stagione musicale inaugurata da Chigi-Saracini a Siena compie cent'anni

Stefano Picciano

La ricorrenza viene festeggiata con una serie di venti serate che stanno avendo luogo nei teatri del capoluogo toscano da novembre fino al 12 maggio 2023. Con un programma di grande pregio

L’intuizione che il conte Guido Chigi-Saracini ebbe nel 1923 dando vita alla stagione concertistica denominata con il suggestivo motto “Micat in Vertice” compie un secolo e festeggia la ricorrenza con una serie di venti serate che stanno avendo luogo nei teatri di Siena da novembre fino al 12 maggio 2023. Programma di grande pregio per celebrare il centenario di una delle più antiche stagioni musicali del nostro paese, generata dalla volontà di un uomo che, al modo dei grandi mecenati rinascimentali, erede del palazzo che a Siena porta oggi il suo nome, volle far nascere tra le sue mura non solo questa annuale serie di concerti ma, poco più tardi, quella che oggi è la più rinomata Accademia di perfezionamento musicale. 

La prima edizione della stagione “Micat in Vertice” vide la luce il 22 novembre 1923, giorno di Santa Cecilia, nei prestigiosi spazi del salone appena restaurato all’interno del palazzo: fu il principio di una storia che avrebbe assunto sviluppi inaspettati se si pensa che quel palcoscenico sarebbe stato calcato nei decenni seguenti dai nomi più illustri della scena musicale: di anno in anno più prestigiosa, la stagione concertistica divenne meta di musicisti quali Alfred Cortot, Ottorino Respighi, Arthur Rubinstein, Sergej Prokofiev, Paul Hindemith, Wanda Landowska, Andrés Segovia e tanti altri.

Prendendo le mosse da questa feconda intuizione, l’amore che il conte nutriva per l’arte e il suo desiderio di promuovere la musica si declinarono un decennio più tardi nella nascita dell’Accademia musicale chigiana con l’istituzione, nel 1932, dei primi corsi di perfezionamento. Il desiderio – come ebbe ad affermare il fondatore stesso – era quello “di costituire un centro di studi che non avesse niente di comune con gli altri: una scuola per i giovani che, usciti dai Conservatori, anelano ai primi voli”. Fu una realtà fin dall’inizio caratterizzata da una forte vocazione internazionale – dai ventidue allievi della prima edizione si giunge agli oltre cinquecento di oggi – che continua a costituire una meta estremamente ambita per molti giovani musicisti i quali, affacciandosi al mondo del concertismo, hanno la possibilità di studiare al fianco di rinomati maestri. Una trama di amore per l’arte e la bellezza, attraverso cui la storia di Siena si intreccia con gli itinerari di grandi compositori, direttori d’orchestra, concertisti il cui nome è legato alla suggestiva realtà dell’Accademia chigiana. 

 

Attraversare oggi i corridoi dell’Accademia, entrare nelle aule in cui si tengono le lezioni, sostare nel cortile appena varcato l’ingresso porta con sé la vertigine di un’immersione d’inedito fascino nella storia della musica: decine di fotografie sulle pareti, spesso con l’aggiunta di una dedica autografa al conte, ritraggono alcuni frangenti di quel contesto lasciandoci una testimonianza dell’atmosfera di allora. Il prestigio di cui l’Accademia gode nel presente acquista profondità prospettica nell’imprescindibile rapporto con un passato di cui le mura stesse paiono intrise, custodendo peraltro un fondo musicale di 75.000 volumi – tesoro di manoscritti, partiture autografe e volumi a stampa – e una collezione di strumenti storici di raro valore, tra i quali emergono per importanza un clavicembalo del 1515 – il più antico al mondo ancora esistente – e un violoncello di Antonio Stradivari del 1682. 

L’importanza del rapporto con i maestri si unisce, nella memoria di tanti allievi, a ricordi ambientati nelle strade che circondano Piazza del Campo, in serate trascorse in compagnia nei dintorni della Torre del Mangia, presso la quale poteva accadere che i turisti si fermassero talora ad ascoltare gli studenti che, dopo una giornata di lezioni, si cimentavano in qualche estemporanea esecuzione. Affascinanti immagini che oggi, in occasione del centenario della “Micat in Vertice”, paiono riordinarsi in un quadro unitario capace di lasciarci meravigliati a pensare che cosa può nascere dalla determinazione di un singolo uomo innamorato dell’arte.

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