Sogni, soldi per essere libero, il pianeta e la radio del futuro. Forever Young

Maurizio Crippa

Ha venduto i diritti sul 50 per cento della sua musica al fondo Hipgnosis, ma dice che detesta lo sfruttamento commerciale del suo songbook. L’ultimo vero hippie in attività

Settantasette anni da due settimane, oltre 50 album dietro le spalle, il più famoso di tutti, il mitologico Harvest che compie 50 anni e si è trasformato in un docufilm pieno di materiali inediti, e una quantità di sogni iniziati nella California degli anni Sessanta e ancora da realizzare: da una radio per diffondere solo musica in alta definizione ai veicoli bio non inquinanti (ci ha speso inutilmente un capitale), al clima da salvare all’alimentazione da cambiare (“You can’t stop time, but you can stop climate change” lo gridava già vent’anni fa nei suoi Live aid per i farmer). Ha venduto i diritti sul 50 per cento della sua musica al fondo Hipgnosis, ma dice che detesta lo sfruttamento commerciale del suo songbook. La musica è solo vita.

 

Neil Young è l’ultimo vero hippie di quella generazione ancora in servizio permanente attivo (Il sogno di un hippie è il titolo della sua autobiografia). Pochi giorni fa, l’occasione è l’uscita del nuovo album, World Record, in cui torna a far correre “the Horse”, il sound graffiato degli storici Crazy Horse, il cantautore canadese da sempre trapiantato nella West Coast ha accettato una lunga chiacchierata, più che intervista, con Zane Lowe di Apple Music. L’unica che rilascerà, ha detto, a livello mondiale. Non le ama. Lowe non lo ha incontrato in un luogo qualsiasi, ma nell’iconico studio di registrazione di Rick Rubin, lo Shangri-La di Malibu. Perché l’album è stato realizzato assieme al leggendario produttore, più giovane di quasi vent’anni, che ha fatto la fortuna di artisti del rap, del rock, dell’heavy. Dal suo tempio a Malibù sono passati in molti, compreso l’italiano Jovanotti. Come sempre, le risposte di Neil Young sono un viaggio psichedelico tra un passato mitizzato e tenuto vivo senza rimorsi e nuove utopie, quelle che lo fanno restare in contatto con le nuove genrazioni, a differenza di altri dinosauri del rock. Qui ne riportiamo un po’, in esclusiva per l’Italia, dal testo rilasciato da Apple Music. A partire dalla domanda di Lowe sulla sua indomabile prolificità. Risposta secca: “Sarei pazzo a smettere”. O sul perché se ne stia lontano dai social: “Mi spaventano a morte… Non mi piace essere coinvolto in questo balletto di celebrità e comportarmi come un certo tipo di persone”.

 
La musica: “E’ quello che devo fare. Voglio farlo. Ecco perché ci sono 51, 52 album, perché voglio farlo e lo sento ancora. Sarei pazzo a fermarmi”. Sul nuovo album e il lavoro con Rubin: “Tutte queste canzoni sono iniziate così, 8 su 10 sono nate con la melodia, senza strumenti. Nessuna parola, nessuno strumento, nessun cambio di accordi. E’ una cosa completamente diversa, non pensare o sedersi per sentire qualcosa… solo camminare. Quattro o cinque mesi dopo ho iniziato a pensare che forse sarebbe stato bello andare a farci qualcosa. Avevo scritto un paio di altre canzoni e una di queste era Chevrolet. L’avevo appena finita e ho detto: Dio, sarebbe bello entrare in studio. Ho fatto un check, e ‘The Horse’ era pronto per partire. Così ho chiamato e ho prenotato lo studio e ho detto: Dio, è stato facile. Di solito non puoi entrare in questo posto”. Su Rick Rubin: “Pensavo: chi mi aiuterà? E così, ho pensato a Rick perché qui è casa sua… Abbiamo fatto cose prima, ma non abbiamo mai completato un disco, il che non significa nulla perché le cose che abbiamo fatto le ricordiamo. E ricordiamo come si sentivano, questa è la nostra storia… E’ stata la cosa più simile al lavoro con David Briggs, che è stato il mio primo produttore. Rick ama la musica. Io amo la musica. Rick sa come fare dischi. Io so come fare dischi. Ci divertiamo a uscire insieme. Qual è il problema?”. 

 
L’hippie anti mercatista un anno fa ha venduto i diritti del suo catalogo, deludendo una quota dei suoi fan rimasti inchiodati ai miti della collettivizzazione forzata. Ma ci vogliono visione e pragmatismo, lui li ha: “Volevo vendere le mie canzoni, perché adesso non devo preoccuparmi di un cazzo. Non devo fare niente che non voglio fare. Ho la fine della mia vita per continuare facendo esattamente quello che voglio fare e non quello che non voglio fare… Passi 75 anni per arrivare a questo punto. Non devi pagare per quello che hai fatto. Vendi solo quello che vuoi e usi i soldi per poter andare avanti vivendo la vita nel modo in cui vuoi viverla e per dare l’esempio. E’ il modo in cui mi sento”. Gli chiede Lowe: e come ti senti quando adesso ascolti le tue canzoni in un contesto diverso? Stai bene? “No. Non mi piace. Mi piace che le canzoni siano le canzoni. Non voglio che le canzoni vengano associate a un prodotto, a un movimento, a un politico, a uno sport o a qualsiasi altra cosa”. E poi: “Giusto per essere chiari, il fatto che io abbia venduto il mio catalogo non ha niente a che fare con tutto ciò che viene usato ora in modo commerciale”. E in fin dei conti: “Non voglio che la mia musica sia associata a liberal o qualunque sia l’altra parola, destra, sinistra. Ho tutte queste parole gergali per ognuna di queste persone e qualsiasi parte. Non lo voglio. La musica è per tutti. E’ per le persone”. 

 
Capitolo sogni. Il primo dicembre uscirà in tutto il mondo il docufilm Harvest Time per celebrare il 50esimo del suo album più celebre, un “viaggio intimo al Broken Arrow Ranch di Neil nel nord della California”, a Londra per un’esibizione con la London Symphony Orchestra e a Nashville. Aveva ventisette anni allora. “Abbiamo girato un intero film sulla realizzazione di Harvest che nessuno ha visto. Al cinema un giorno, poi sarà disponibile in tutte le piattaforme regolari. No, è fantastico, lo vedrai. Siamo noi 50 anni fa a registrare questo disco e tutti si stanno divertendo. Penso che abbiamo suonato sette canzoni che sono nel disco. Non quelle versioni, versioni diverse”. 

 
Dopo il progetto folle di Pono, il lettore in alta risoluzione che avrebbe dovuto soppiantare la bassa qualità degli Mp3, Neil Young sogna una stazione radio AM analogica che trasmetta audio di qualità in vinile in tutto il mondo: “Ehi, se vuoi essere coinvolto nella nostra stazione radio… ci stiamo pensando. Una stazione radio AM analogica… che trasmette la qualità del vinile al fottuto mondo. Tutto ciò di cui hai bisogno è il tipo giusto di radio. La radio è il futuro. Davvero”. Cavallo Pazzo galoppa ancora. 

Di più su questi argomenti:
  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"