Lana Del Rey, l'eterna fraintesa

La cantautrice è uscita con un nuovo singolo, il 19 marzo dopo una lunga pausa, uscirà il nuovo album, ma continua a essere un'incompresa. E ogni sua dichiarazione si trasforma presto nell'ennesima occasione per un nuovo attacco

Mattia Giusto Zanon

Decadenza, giri di perle, testi su gioielli, vecchie macchine sportive, oroscopi, prima che chitarre e archi distorti alla fine inghiottano la canzone come un branco di lupi affamati. A gennaio era uscito il singolo Chemtrails Over The Country Club, che dà il titolo all’album omonimo, e la cantautrice Lana Del Rey si era premurata subito di mettere le mani avanti, difendendo la scelta dell’artwork e della tracklist ancora prima che qualcuno muovesse critiche a riguardo. Fosse capitato a qualche altro artista non si tratterebbe di una notizia, solo di una excusatio non petita. Il fatto che la vicenda riguardi lei invece la rende sistemica, e racconta qualcosa in più.

Lana Del Rey, al secolo Elizabeth Woolridge Grant, non è nuova a polemiche rispetto ai contenuti dei suoi testi, a sue dichiarazioni o a scelte estetiche riguardo la sua produzione artistica. Singolo dopo singolo nel corso degli anni ha scalato le classifiche affermandosi come un vero fenomeno mediatico. Ma l’essere sotto il raggio caldo dei riflettori ha comportato anche il dover sopportare sulla pelle – per ciò che dice, fa, per come respira – il bruciore acido delle critiche. Come artista respinge da sempre con forza le accuse di aver reso romantiche le relazioni emotivamente sbilanciate, rivendicando anzi un modello femminile alternativo a quello dominante nella nuova cultura musicale pop. Eppure non tutta la comunità musicale e artistica americana sembra rispettare le sue posizioni.

 

Capita infatti, che in una lettera scritta lo scorso maggio, Lana Del Rey critichi un certo tipo di modello femminile incarnato da artiste da primi posti in classifica, come Doja Cat, Ariana Grande, Camila Cabello, Cardi B, Kehlani, Nicki Minaj e Beyoncé, cercando di far emergere una questione culturale: io non mi rivedo in questo modello, in queste super-donne inscalfibili. Voglio cantare anche di storie imperfette, di donne che soffrono e che magari in una relazione non sono state sempre l’elemento dominante. Voglio poter cantare di quello che ho vissuto sulla mia pelle e non proporre modelli idealizzati, lontani dalla realtà e comunque non adatti a tutte. E su cosa si sono concentrate le critiche? Non sul punto, ma sul fatto che sei delle sette artiste nominate fossero nere.  Un florilegio di articoli su articoli in cui le viene dato dell’isterica, della “donna bianca problematica”. È una lunga lista di occasioni in cui l’artista viene vessata in base alla presunta “scorrettezza” di ciò che dice, canta, o esprime. Il Washington Post aveva definito la sua musica come “Pill-pop”, un’allusione al fatto che le sue sonorità richiamassero in musica le sensazioni legate all’assunzione di oppiacei, sottolineando lo stretto rapporto tra alcuni farmaci come il Percocet e un certo tipo di sonorità contemporanea, arrivando a definire il suo recente singolo Love, come “guidare alla deriva nella brezza del Pacifico con due milligrammi di Xanax ridotti in polvere in corpo”. La nouvelle vague del pop da pasticca.

 

Sono attacchi che fanno parte del gioco. Quando diventi cioè quello che gli americani chiamano Persona, una diva con un’estetica chiara e delineata. Nel caso della Del Rey tanto da spingerla a doversi scusare ancor prima di aver fatto qualcosa. Il “pensiero dominante” che anima il dibattito pubblico, per sua stessa natura, nonostante si regga sul confronto, non ammette opposizione. È l’avvento e il predominio della cosiddetta cultura “mainstream” che a volte, estremizzando il discorso, arriva a derive assurde, come il caso della poetessa olandese Marieke Lucas Rijneveld considerata da alcuni “troppo bianca” per tradurre la poetessa afroamericana Amanda Gorman, resa celebre in quanto salita sul palco dell’Inauguration Day della presidenza Biden. Derive, quelle sì, che portano a errori di sistema, bug, derive ed eccessi, che si ritorcono – come il caso di Lana Del Rey insegna – anche contro chi di quelle stesse discriminazioni non può certo essere tacciata.

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