Billie Eilish è l'artista dell'anno perché manda al diavolo la retorica del riscatto
Il record della pop star. Diciotto anni, quattro Grammy, tutto
Roma. Quadriplete si può dire? No? Mannaggia. Facciamo di sì, coniamolo qui. Quadriplete è la cosa che ha fatto domenica sera Billie Eilish, andando ai Grammy vestita orrendamente ma con stile, in Gucci dalla testa ai piedi, e vincendone ben quattro. Miglior disco dell’anno, canzone, recording, artista dell’anno. Non era mai successo a una donna, non era mai successo a un’adolescente. Che novità, direte, una ragazzina che vince tutto, l’ennesima enfant prodige figlia del tempo delle vigilie anticipate e dell’elisir della precocità. Più invecchiamo e inquiniamo il pianeta e più osanniamo i ragazzini, e leggiamo i loro libri che diventano bestseller, li facciamo andare a parlare all’Onu, e forse lo facciamo a titolo di rimborso, per ringiovanirci pure noi, o anche in forma precauzionale, perché sono così bravi e formidabili, questi adolescenti della Gen Z, che persino noi abbiamo capito che conviene tenerceli buoni, prima che ci spazzino via senza pietà.
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