I "resti mortali" dei Pink Floyd raccontati da chi li ha messi in mostra

Aubrey "Po" Powell ha vissuto con Syd Barret, disegnato le copertine di molti album e curato l'esposizione che apre il 19 gennaio a Roma: "Si chiama 'Their mortal remains' perché sono ancora vivi e la loro musica durerà altri decenni"

Enrico Cicchetti e Nicola Imberti

"Non mi importa di quello che lasceremo, non mi importa di questa mostra. Non sono troppo interessato a me, a una mostra, a quello che ho fatto trent'anni fa. Mi importa la gente fuori, quello che voglio fare ora". Roger Waters ha presentato alla stampa la mostra dei Pink Floyd che per la prima volta esce dal Regno Unito, dopo aver collezionato 400 mila visitatori al Victoria and Albert Museum di Londra. "The Pink Floyd Exhibition, their mortal remains" aprirà il 19 gennaio e resterà allestita fino al 1 luglio al Macro di via Nizza a Roma. E' una retrospettiva sui 50 anni di attività della band inglese che ha rivoluzionato la musica rock e progressive trasformandola in psichedelica. Aubrey "Po" Powell, amico di Syd Barrett e designer di alcune delle più famose copertine della band (come quella di "Dark Side of the Moon" con il prisma illuminato), ci racconta alcune curiosità sul gruppo e i retroscena della mostra che propone un viaggio audiovisivo nella carriera dei Pink Floyd tramite musica, video, installazioni e 350 oggetti, con strumenti musicali, abiti di scena e allestimenti scenografici usati durante i concerti. Un percorso sonoro dove le note di sottofondo variano tra i vari album accompagnando il visitatore fino alla proiezione dell'ultima esibizione della band, a Londra nel 2005 per il Live Aid.

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