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Più giovani e più preparate: ecco le donne ai vertici dei brand

Erika Andreetta

Sempre più presenti nei vertici della moda, ma con grandi sfide ancora da affrontare. I dati di PwC e del Foglio della Moda"evidenziano progressi e disparità nella leadership femminile nel settore tessile. L'Italia mira a colmare il divario con l'estero nei cda. La strada verso l'inclusione e la parità di genere è ancora lunga ma promettente

Nel settore tessile e nella moda, protagoniste sono da sempre le donne: una tendenza che si rafforza anche dai dati emersi nella quarta edizione dell’indagine “Osservatorio Donne e Moda”, realizzata dall’Ufficio Studi di PwC Italia in collaborazione con “Il Foglio della Moda”. I dati confermano un’importante crescita della componente femminile nelle posizioni di vertice. Ciò nonostante, la leadership al femminile rimane ancora una questione chiave da incentivare per raggiungere la reale parità di genere nel settore. Sebbene le donne rappresentino oltre i due terzi della forza lavoro nel settore moda, più si sale di livello gerarchico e più la percentuale si assottiglia a beneficio dei colleghi uomini. Nel settore tessile, ad esempio, la quota di manodopera femminile nel 2022 è stata pari a poco meno della metà, mentre la percentuale di donne in posizioni dirigenziali ha rappresentato meno del 20 per cento del totale. L’analisi offre un quadro dettagliato sullo stato della presenza femminile lungo l’intera filiera del settore; dai grandi gruppi associati alla Camera Nazionale della Moda Italiana (CNMI) alle PMI associate alla Confederazione nazionale dell'artigianato e della piccola e media impresa (CNA). In Italia, ad oggi, le donne rappresentano circa un terzo (31 per cento) dei membri dei Consigli di Amministrazione (CdA) delle imprese della moda, un dato in linea con la media europea e che marca un positivo del 29 per cento rispetto al dato rilevato nella prima edizione del 2020. Un aspetto interessante da rilevare, inoltre, riguarda l’età media delle donne che ricoprono posizioni apicali negli organi societari: in Italia sono mediamente più giovani di tre anni rispetto agli uomini nelle stesse posizioni. La situazione si è evoluta in meglio e la tendenza evidenzia chiaramente un impegno crescente verso l’inclusione e la parità di genere da parte delle aziende associate e delle grandi multinazionali che da tempo si sono impegnate a sostegno dell’empowerment femminile e a favore di una maggiore attrattività verso i giovani talenti. Tuttavia, la crescita italiana relativa alla presenza femminile nei CdA rimane ancora lontana dai Paesi che più si distinguono per la governance delle proprie imprese di settore: la Francia ha il 47 per cento di donne nei consigli di amministrazione nelle aziende della moda e gli Stati Uniti il 40 per cento. Se si parla di pmi, invece, circa un terzo delle aziende riporta di avere un CdA prevalentemente femminile e 6 aziende su 10 affermano di avere una amministratrice delegata. L’analisi delle imprese associate a CNA mostra che quando la governance e la proprietà sono a conduzione familiare, l’equilibrio di genere a livello di vertice migliora. Tuttavia, nelle pmi i due terzi delle realtà considerate affermano che le donne coinvolte nel processo decisionale svolgono più di un incarico. Se da un lato si registra un aumento della presenza femminile nei ruoli di leadership e una crescente attenzione alla parità di genere, dall’altro persistono quindi ancora disparità nella distribuzione dei contratti e nell'implementazione di politiche di welfare aziendale a sostegno della genitorialità. In più della metà delle aziende vi è almeno una donna con un contratto part-time (contro il 14 per cento degli uomini).

  

Anche se il numero di donne nei CdA della moda è aumentato negli ultimi anni, c’è ancora molto da fare per quello che è uno dei settori trainanti dell’economia italiana. L'impegno delle aziende nel promuovere un ambiente di lavoro inclusivo e la consapevolezza dell'importanza di garantire pari opportunità per uomini e donne, oltre che fornire strumenti di welfare adeguati, sono segnali positivi per il futuro della diversità e dell'inclusione nel settore. Incentivare il protagonismo femminile è fondamentale non solo per far emergere una modalità più moderna di fare impresa ma anche per costruire davvero una società plurale per idee e che può fungere da reale moltiplicatrice di opportunità. È anche un tema molto strategico con dei significativi risvolti “etici” in ottica di indipendenza finanziaria delle donne che sicuramente assumerebbero, con consapevolezza e maggiore naturalezza, altre donne.

  

Erika Andreetta* è Senior Partner PwC Italia & EMEA Luxury Leader

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