(foto Unsplash)

La rivista californiana che racconta su carta la storia e il senso di una comunità

Micol Flammini

Il Mountain Messenger, “l’amico dei cittadini” salvato da un “eroe”

La redazione del Mountain Messenger è piena di fumo, di edizioni vecchie e vecchissime, di atlanti, di annuari, di dizionari, di quotidiani e riviste, nazionali e locali. C’è anche un cane, bianco e nero. Pacchi di cibo in scatola, bottiglie di birra, la natura morta di una redazione d’antan. Il Mountain Messenger è una rivista locale della Sierra County, California, ha settecento abbonati e una tiratura di duemila e quattrocento copie. È un’istituzione e anche una leggenda, nonché un rituale settimanale soprattutto per gli abitanti di Downieville, che però era sul punto di chiudere insieme al pensionamento del suo ultimo editore, Don Russell. Siamo abituati e quasi annoiati dai necrologi per i giornali che chiudono, e il Mountain Messenger è invece una storia che si muove al contrario, che segna la rinascita di una rivista tutta di carta voluta dai cittadini e salvata in extremis da un uomo che mai si sarebbe immaginato di fare l’editore nella vita, conosciuto ormai dai cittadini di Downieville come l’eroe, il salvatore.

 

Carl Butz, programmatore informatico ed economista di 71 anni, vedovo, californiano da quattro generazioni, aveva in testa di partire, come racconta al New York Times. La Transiberiana, l’Europa: di rimanere nell’ex terra dell’oro dopo la morte di sua moglie Cecilia, batterista delle Frightwig, una band di tutte donne, non ne aveva voglia e nemmeno la forza. Mentre metteva su i suoi progetti, una notte davanti a “Quarto potere” e con la storia del Mountain Messenger nelle orecchie si è detto: posso farcela. Subito presentò la sua proposta all’ex editore, Don Russell, un suo amico che gli diede del pazzo e del romantico e dell’ingenuo, pagò e dal primo giorno dentro alla redazione del Messenger, sopra alla caserma dei Vigili del fuoco e affacciata sulla via principale di Downieville, si mise al lavoro assieme all’unica dipendente del giornale, la signora Tahija che lavora al Mountain da undici anni ed è la proprietaria del cane bianco e nero.

 

Al suo arrivo, Butz ha voluto inserire un angolo della poesia e in una lettera ha spiegato ai suoi lettori perché aveva deciso di mantenere in vita il giornale: “Il pensiero che questa venerabile istituzione potesse svanire dopo 166 anni era più di quanto potessi sopportare, il giornale è qualcosa di cui abbiamo bisogno per conoscere noi stessi”. Per i cittadini l’idea che il Messenger potesse scomparire era impensabile, le sue quattro pagine sono spesso state la loro bussola. Notizie di cronaca, annunci pubblicitari, ma sulle colonne della riviste c’è anche la storia di quel territorio, il giornale ha soltanto un anno in meno della Sierra County, fondata nel 1852, e un archivio enorme in cui è racchiuso il passato della regione, dalla sua fondazione con i cercatori d’oro a oggi. Al New York Times c’è chi ha raccontato di aver scritto anche la tesi di laurea grazie agli archivi della rivista. Qualcuno invece vanta anche firme importanti sulle colonne del Mountain Messenger, dove sono apparsi dei testi di Mark Twain, di bassa qualità e scritti con i postumi della sbornia, ma un’impronta importante nella vita della rivista.

 

I cittadini non erano disposti a lasciare che il loro rituale del giovedì finisse, sembrava di abbandonare un tratto della loro identità, un amico, loro stessi e Carl Butz, ormai santificato, la pensava come loro. Non crede di poter mandare avanti l’attività per chissà quanti anni, ma è disposto a spendere il necessario per tenerlo in vita – “mia figlia sa che la sua eredità si sta assottigliando”, dice – è alla ricerca di qualcuno di più giovane che abbia voglia di subentrare e di occuparsene, l’idea delle Transiberiana è sempre lì tra i suoi progetti.

 

Per ora lui e il suo Mountain Messenger hanno la loro routine. Ogni giovedì Butz si alza presto arriva fino alla tipografia di Quincy, a un’ora e mezza di macchina da Downieville, carica nel suo furgoncino pacchi di giornali caldi, si ferma a bere caffè e a mangiare ciambelle in una caffetteria lungo la strada e poi ripercorre la contea per distribuire le copie del Mountain Messenger.

 

I cittadini di Downieville sulle pagine del Messenger ritrovano la loro storia, tratti della loro identità. Non erano pronti a rinunciare al rituale del giovedì, alle storie della contea scritte su carta, in continua evoluzione. In tanti sono convinti che Carl Butz abbia salvato il giornale, ma Butz ha confidato al New York Times che è stato Messenger a salvare lui.

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