Italian Psycho

Stefano Cingolani

Dai melodrammi agli psicodrammi. Dalla siccità agli immigrati, alle banche, ai cantieri navali. Tormentoni che montano in politica e sui giornali, tempeste che finiscono in un bicchier d’acqua

L’Italia, già celebrata come patria del melodramma, è diventata il paese dello psicodramma. Ce n’è per tutti i gusti: apocalittici (l’acqua, il fuoco, l’esodo), geopolitici (l’Europa, la Libia, la Francia), economici, giuridici. Qui abbiamo provato a metterne insieme alcuni in ordine alfabetico. Ma potremmo aggiungerne molti di più. Lo psicodramma domina la politica, si rovescia sulle prime pagine dei giornali, invade le televisioni, si gonfia come le nubi nere del temporale e si spegne come la tempesta in un bicchier d’acqua; letteralmente parlando perché è proprio dall’acqua che vogliamo cominciare.

   

Acqua - Parte dal lago di Bracciano un acquedotto voluto da Papa Palo V e completato nel 1610 che arriva al fontanone del Gianicolo dove i turisti si fanno il bagno nudi. Porta solo l’8 per cento dell’approvvigionamento idrico romano, serve Monteverde e parte di Trastevere. Ma il livello del lago si è ridotto in modo preoccupante, i comuni dell’area hanno protestato (“Roma ci asseta”) e Nicola Zingaretti, presidente della regione Lazio (Pd in disincaglio da Matteo Renzi), ha minacciato di chiudere i rubinetti. Una manovra politica? Può darsi. Ma ormai è nudo il re, anzi la regina Virginia (Raggi) che si mette a frignare: restare senz’acqua nell’Urbe non è mai successo dai tempi dei re etruschi. Il razionamento a tutti i cittadini (anche quelli bagnati dal Peschiera che attinge al lago sotterraneo della Sabina o dalla Pia Acqua Marcia), viene deciso dall’Acea, l’azienda la cui rete perde il 45 per cento del flusso. Il sindaco è l’azionista di maggioranza con il 51 per cento, dunque in teoria spetta a lei l’ultima parola, tuttavia protesta che la colpa è dei suoi predecessori e chiede aiuto al governo. Alla fine, tutto sarà rinviato a settembre, quando cadrà pioggia in abbondanza, tanto da far tracimare il lago e pure la cloaca massima intasata dalla piena del biondo Tevere. Allora l’allarme scatterà per le “bombe d’acqua” e la Raggi chiederà che il governo intervenga per asciugare le strade e le botteghe. E’ sempre così, dalla culla alla tomba, il refrain preferito del politicismo piagnone, ma chi è senza governo scagli la prima pietra.

 

Banche - Hanno gioito tutti perché il Tesoro ha messo a disposizione 20 miliardi di euro al fine di non applicare il perfido bail-in il cui principio base è di puro buon senso: il fallimento di una banca deve ricadere su chi con la banca ha intrecciato affari, non sugli altri risparmiatori e sui contribuenti. Invece, nella patria dello psicodramma è avvenuto esattamente il contrario. Prima sono intervenute le banche sane, quando hanno esaurito le scorte, che in ultima istanza provengono dai depositi dei clienti, è sceso in campo lo stato, il cui bilancio come è noto viene alimentato con le imposte e con il debito il quale altro non è che una tassa sulle generazioni future. Chi ha comperato obbligazioni delle popolari venete o del Montepaschi si proclama vittima perché è stato costretto a farlo o perché nessuno gli ha spiegato che più alto è il guadagno maggiore è il rischio. Sarà. Ma quando la Popolare di Vicenza si vantava di quotare 65 euro per azione, mentre il titolo Unicredit valeva pochi centesimi, tutti intascavano e si compravano un suv nuovo (basta controllare le immatricolazioni in Veneto). La moneta cattiva caccia quella buona diceva un mercante inglese del XVI secolo, Thomas Gresham, che non a caso faceva anche il banchiere.

 

Cantieri - Cominciamo dai toni sportivo-militareschi del Corriere della Sera nazional-popolare: “Ci sono momenti nella storia di un Paese nei quali si deve avere la forza di non derogare sui principi. E se un accordo viene stracciato quali ne siano i motivi esso resta un atto ostile. E come tale va trattato”, ha scritto in un commento in prima pagina. Stiamo parlando di cantieri navali non dei patri confini, anche se così sembra. La Stampa, più terra terra, sostiene che “spunta un compromesso”. Per il Sole 24 Ore “l’accordo slitta a settembre”. Siccome i francesi l’hanno buttata in politica (politique d’abord) ci vuole prima un incontro tra Emmanuel Macron e Paolo Gentiloni al prossimo vertice bilaterale italo-francese. L’intesa era stata raggiunta quando c’erano François Hollande all’Eliseo e Matteo Renzi a Palazzo Chigi, ora gli equilibri sono cambiati, ricorda Francesco Giavazzi. Secondo Franco Bassanini, il comunicato congiunto emesso da Pier Carlo Padoan e Bruno Lemaire è un mezzo successo italiano che allarga l’intesa, mette insieme militare e civile per far compiere un passo avanti nel futuribile esercito europeo, riconosce che nei cantieri la leadership industriale è italiana. Ci sono interessi in conflitto? Ma guarda un po’! Quindi c’è, ça va sans dire, un negoziato. Forse andrà male, forse la spunteranno i francesi. Chissà. Chi conosce la verità in questo gioco delle parti che più tempo passa più assomiglia a un Rashomon latino?

  

Democrazia - Dice Davide Casaleggio in un video diffuso in inglese per presentare alla stampa estera Rousseau (la piattaforma): “La democrazia rappresentativa probabilmente era il miglior modello possibile fino a pochi anni fa. Ma con l’uso di internet oggi quella della ‘partecipazione’ è probabilmente la miglior democrazia che possiamo avere”. Per decidere sul programma del Movimento 5 stelle, infatti, c’è stata un’ampia partecipazione di militanti, circa 18 mila (sic!) iscritti. La piattaforma, secondo Casaleggio, verrà aperta a tutti. Vedremo. Rousseau (il filosofo) sosteneva che il popolo sovrano sceglie dei deputati che può revocare in qualsiasi momento. Li chiamava commissari non ministri, proprio come farà Lenin. I rappresentanti pentastellati vengono revocati solo da Beppe Grillo in nome del popolo, proprio come faceva Lenin (e Stalin e i successori). L’appello al popolo, del resto, è l’arma di ogni demagogo e la demagogia è il volto oscuro della democrazia. Non c’è cascato un giornalista spagnolo il quale ha rivolto a Casaleggio la domanda ferale: “Scusi, ma lei, chi lo ha eletto?”.

  

Europa - Ce n’è troppa. No ce n’è troppo poca. Ci espropria. No, non ci aiuta abbastanza con gli immigrati, con le banche, con i debiti che sono nostri, ma vanno messi in comune. Usciamo dalla Ue. No, entriamo nel nocciolo duro. Angela Merkel è la strega cattiva. No, meglio lei di Macron che fino a ieri era l’eroe della resistenza contro il populismo. Lo psicodramma europeo è sempre uno dei più affascinanti. Non parliamo dell’euro. Ci toglie la sovranità monetaria. No, è una valuta senza sovrano, quindi occorre un ministro delle finanze, anzi un governo a Bruxelles. Esattamente cinque anni fa Mario Draghi ha salvato l’euro, salvando così i fondelli degli italiani (di questo lo accusano i tedeschi). Ma adesso che il pericolo è passato gli italiani mostrano nostalgia per la lira debole, quando i governi spandevano, il debito cresceva e la politica pasceva. Nessuno è profeta in patria, dovrebbe saperlo Berlusconi che vorrebbe Super Mario a Palazzo Chigi.

  

Fuoco - Non può essere solo il caldo e la siccità. A parte il fatto che anche caldo e siccità sono colpa del riscaldamento globale, questa volta c’è dell’altro. Come mai gli incendi sono scoppiati innanzitutto alle falde del Vesuvio e poi in Sicilia e in Calabria? I piromani? Macché, magari loro hanno offerto la manina per accendere il cerino, dietro però c’è la grande mano, la Mano nera come un secolo fa nelle Americhe chiamavano mafia, camorra e ‘ndrangheta. Per togliere ogni dubbio scende in campo Roberto Saviano, mafiologo globale, il quale, con paginate intere sulla Repubblica, ci spiega che forse non c’è un unico piano, ma le tante micce accese qui e là, in un modo o nell’altro, ci riportano sempre lì. Nel paradigma mafioso rientra a pieno titolo anche la Pineta di Castelfusano. Non c’è la mafia a Ostia? E quel tipo che ammazzava le prostitute e voleva purificare il litorale? Chissà anche lui sarà stato istigato da qualche amico degli amici. E i ragazzini presi in flagrante? Già, chi gliel’ha dato l’accendino?

  

Immigrati - Ora sappiamo che è un maledetto imbroglio dietro il quale si trova il piano del capitale. Lo spiega Diego Fusaro, filosofo tascabile amato da salviniani e pentastellati, che diffonde un bignami di fascio-gramscismo e toninegrismo in televisione, sui giornali e in libreria grazie al benestare di grandi editori. Si tratta di una vera e propria manovra pluto-giudaico-massonica per fare gli interessi del capitalismo mondiale. Non a caso c’è dietro George Soros. L’emigrazione è una deportazione di massa, niente meno che la “sostituzione programmata della popolazione europea con il nuovo esercito industriale di riserva dei migranti provenienti dall’altra sponda del Mediterraneo”. Il tutto per aumentare i profitti sfruttando manodopera a basso costo. Questa pulizia etnica a rovescio impiegherà tempo, ce ne vuole per sostituire 300 milioni di persone ed è improbabile che riesca a vederla lo stesso Fusaro; ma tranquilli, il capitalismo, diceva Marx, scava a fondo e a lungo come una vecchia talpa.

  

Libia - Ci hanno sottratto la quarta sponda. Chi? Ma sempre loro, Marianna e la Perfida Albione. Avevamo stretto un bel patto con Gheddafi che era sì un dittatore, ma faceva da tappo all’esodo africano. E loro lo hanno barbaramente trucidato. Poi abbiamo cercato di mettere pace e abbiamo sostenuto il governo di Al Serraj riconosciuto dall’Onu. Apriti cielo. I francesi, questa volta per mano di Macron, hanno sdoganato il generale Haftar che era un guerriero della Jamahiriya prima di passare vent’anni negli Stati Uniti appoggiato dalla Cia (insinuazioni sempre smentite dal generale). Un dispetto politico? Non solo, vogliono prenderci il petrolio, cacciare l’Eni e lasciare campo libero a Total. All’Eni dicono che i loro pozzi funzionano e anche gli oleodotti, pur tenendo conto della situazione, e il gruppo francese non ci ha sottratto nulla. Finora. Ma nell’azienda petrolifera italiana, evidentemente, non amano gli psicodrammi.

  

Mafia capitale - E’ mafia o non è mafia? Questo il dilemma. Il 2 dicembre 2014 quando l’operazione Mondo di mezzo porta all’arresto di Salvatore Buzzi, Massimo Carminati, Luca Odevaine e altre 44 persone, era mafia. Il 20 luglio scorso la sentenza di primo grado stabilisce che trattasi di malaffare e corruzione in grande stile, ma la mafia “non c’azzecca”. Dunque, è finita? Era tutta una bufala? Neanche per sogno. I giornali che ci hanno sguazzato non mollano e nemmeno i magistrati che hanno costruito il loro teorema. Intanto, al grido “onestà, onestà”, “siete tutti mafiosi”, i pentastellati hanno conquistato il Campidoglio. Le sentenze si rispettano solo se e quando fanno giustizia. “Invece, è stata fatta giustizia a metà – tuona L’Espresso – Er cecato non usava il tritolo o le teste di capra mozzate, ma ha adattato i metodi della criminalità organizzata. Oggi le mafie hanno cambiato pelle”. Tutto è mafia, nulla è mafia. E’ scesa la notte in cui tutti i gatti sono neri.

  

No - E’ lo psicodramma per eccellenza. Quanti sono i comitati del No? Il più antico e prestigioso resta il No Nuke, che aveva come mentore il principe Caracciolo; l’ultimo e forse più dannoso è il No Vax. In mezzo c’è il No Tav che ha sostenuto anche la sindaco di Torino, la pentestellata Appendino; e poi il No Triv (le trivelle petrolifere fuori dalle coste), il No Tap (il gasdotto transadriatico che dovrebbe attraccare in Puglia), entrambi appoggiati dal presidente della regione pugliese, Michele Emiliano; c’è il No all’autostrada tirrenica guidato dai radical-chic di Capalbio, mentre un breve, ma efficace momento di gloria lo ebbe anche il No Ponte (di Messina). Tutti gli altri No, alla prossima puntata.

  

Ong - Erano gli angeli del mare che salvavano i disperati in fuga dai quattro cavalieri dell’Apocalisse. Poi sono diventate gli eredi di Caronte: trasportano quelle povere anime da un inferno all’altro, complici gli scafisti, i moderni negrieri. Marco Minniti, ministro dellIinterno, ex comunista con i piedi piantati per terra, ha preso una misura razionale chiedendo di imbarcare forze di sicurezza sulle navi. Apriti cielo. Un attacco alla libertà, regime di polizia, e via via vaneggiando. “Sto con le Ong”, proclama Giusy Nicolini, la premiatissima ex sindaco di Lampedusa sconfitta alle ultime elezioni. Intanto si fa luce sulla linea d’ombra che copriva l’umanitarismo di professione e la procura di Trapani sequestra la nave tedesca Iuventa sospettando una tresca con i trafficanti. Lo psicodramma continua, come del resto gli sbarchi.

  

Roma - Il Tesoro boccia i conti di Roma. L’Atac, la principale municipalizzate di trasporto, è in bancarotta. L’Acea una delle prime utility pubbliche è con le spalle al muro. L’Ama, l’azienda dei rifiuti, non svuota i cassonetti perché non riesce a scaricare la monnezza, senza un inceneritore, senza raccolta differenziata, senza più discariche, gli scarti dei romani vanno in altre regioni o all’estero. Il sindaco Raggi ha trascorso un anno per formare una giunta, ma mese dopo mese perde assessori e manager comunali. Vuole che il governo distribuisca altri fondi assistenziali alla capitale che ha già ricevuto troppo soprattutto per quel che ha prodotto. Secondo lei 57 milioni di italiani debbono assistere tre milioni di romani il cui reddito pro capite è tra i più alti del paese?

  

Vaccini - Qui passiamo direttamente alla nevrosi globale. C’è una associazione di strampalati svedesi che vuol denunciare il governo italiano alla Corte europea per la norma sulle vaccinazioni obbligatorie, in nome dell’individualismo negativo (faccio quello che mi pare e me ne sbatto degli altri). Ma in Italia siamo arrivati al teppismo puro. Un medico che vuole fare il suo dovere, viene pestato da un esagitato. Un gruppo di No Vax cerca di linciare due deputati del Pd al grido “venduti” e onorevoli pentastellati li difendono perché “il popolo ha il diritto di esprimere la sua opinione”. Opinioni come quelle di Andrew Wakefield, che nel 1998 pubblicò sulla rivista Lancet l’articolo contro il trivalente, poi si scoprì che aveva falsificato ad arte i dati in laboratorio per screditare il vaccino e farci quattrini. Lancet si è scusata, l’autore ha ritrattato, ma la smentita è una notizia data dieci, cento, milioni di volte sui social media, moderni strumenti per la distruzione della ragione. Altro che Rousseau e il Contratto sociale: forconi di tutto il mondo unitevi.

  

E speriamo che sia solo uno psicodramma.