Putin, il Santo Bevitore

Giulio Meotti

Dalla costola di San Nicola alle chiese in Francia, il presidente sfida l’occidente facendo della Russia il polo mondiale della cristianità

Gogol cercò consiglio al monastero di Optina per “Anime morte”. Persino Tolstoi, scomunicato, era solito recarsi a Optina: vi si aggirava intorno da lontano, incapace di bussare alla sua porta. Vladimir Putin costruisce sulla religione non soltanto buona parte del suo consenso, ma anche della sua politica post e anti occidentale.

I russi pensano
di salvaguardare
la civiltà, hanno
un canone, da Tolstoj alle icone, e sentono
che stanno vincendo

Per gli americani che temono l’influenza russa negli Stati Uniti, fin dentro la Casa Bianca, gli eventi recenti sembrano aver fornito numerose prove. Ma al di là dall’oceano Atlantico, l’ansia va nella direzione opposta. “In molti paesi dell’Europa centrale e orientale, la gente è preoccupata per l’influenza americana sulle proprie nazioni e vogliono che la Russia la respinga, secondo un nuovo studio del Pew Research Center”, commenta il mensile Atlantic. I ricercatori del Pew hanno intervistato più di 25 mila persone fra la Russia e diciassette altri paesi, dall’Ucraina alla Polonia e alla Bulgaria e alla Grecia. Qui i cristiani ortodossi costituiscono circa il 57 per cento di quelli della regione. In Russia, il numero aumenta al 71 per cento. Il Pew ha scoperto che la quota della popolazione che si identifica come “ortodosso” è aumentata drammaticamente nei paesi della regione dopo la caduta dell’Unione Sovietica. Al contrario, nei paesi storicamente cattolici, questi hanno visto altrettanto drammatiche diminuzioni. “Le chiese ortodosse sono in piena espansione a est dell’Elba”, scrive su First Things Filip Mazurczak. “La Russia sta riscoprendo l’ortodossia. L’influenza del Patriarca Kirill è in aumento, sempre più monasteri e parrocchie sono riaperte, un numero crescente di russi professa la fede in Dio e sempre più giovani russi stanno scegliendo la vocazione religiosa”. Grace Davie, un sociologo britannico, ha coniato l’espressione “credere senza appartenere” per descrivere gli europei occidentali. Nell’Europa orientale e in Russia, rileva il Pew, si parla di “appartenere senza credere”. La Russia in questi paesi è vista come un “buffer”, un cuscinetto ideologico-religioso contro la cultura occidentale. Gli intervistati concordano sull’affermazione che “è necessaria una Russia forte per bilanciare l’influenza dell’occidente”. Ma questo è vero non soltanto nei paesi a influenza russa. Anche in Grecia il 70 per cento è d’accordo, nonostante il paese sia un membro dell’Unione europea.

 

Sotto Putin, 23 mila chiese sono state ricostruite in Russia.
Ma anche a ovest dell'Elba è terra
di missione per i russi

La percentuale dei russi che si identificano come cristiani ortodossi è aumentata notevolmente dopo la fine dell’Unione Sovietica, passando dal 37 nel 1991 al 71 per cento. “Lo sguardo verso la Russia è multidimensionale: geopolitico, culturale, religioso ed economico”, ha dichiarato Neha Sahgal, uno degli autori principali dello studio. Economicamente, lo scontro non è sorprendente, dato che molti di questi paesi erano precedentemente governati dai regimi comunisti. Pheiffer Noble, ricercatrice di affari russi, all’Atlantic ha aggiunto che esiste “un sentimento diffuso tra i russi di salvaguardare la civiltà”. “Nella cultura russa hanno un canone, e il loro canone è abbastanza impressionante”, ha detto Noble. “Hanno Tolstoj e Dostoevskij, l’iconografia, l’idea di soffrire come valore culturale – e sentono che stanno vincendo”. Negli ultimi anni, il presidente russo Vladimir Putin ha contraddistinto il suo mandato da un punto di vista fortemente ideologico. La Russia come baluardo cristiano contro un occidente post-cristiano e relativista. A questo fine, Putin ha scommesso su una politica culturale fatta di icone, spoglie dei santi, chiese e monasteri che gli analisti hanno chiamato “sicurezza spirituale”, la fusione ideologica degli apparati statali e della chiesa ortodossa, dai critici ribattezzata “ministero della propaganda religiosa”, fino all’impiego di una “diplomazia religiosa” (e la restrizione in Russia della libertà religiosa delle confessioni non ortodosse).

 

Putin ha appena baciato simbolicamente il reliquiario dove è conservato un frammento di tredici centimetri di una costola sinistra di San Nicola. La reliquia è stata trasportata da Bari alla cattedrale di Cristo Salvatore di Mosca, dove rimarrà fino al 12 luglio per essere portata a San Pietroburgo fino al 28 luglio. La costola del santo, venerato sia dai cattolici sia dagli ortodossi, tornerà poi a Bari, che la custodisce da 930 anni. In tre giorni, centomila fedeli si sono già recati alla Cattedrale di Cristo Salvatore di Mosca per pregare sulla costola di San Nicola. Durante la sua visita al presidente francese Emmanuel Macron, Putin ha appena fatto inaugurato l’avamposto della chiesa ortodossa in Francia. E’ il “centro spirituale ortodosso russo”, composto da una scuola elementare, uno spazio per mostre, una zona ristoro e soprattutto la grande cattedrale Sainte-Trinité. La chiesa svetta fino a 37 metri di altezza. Putin aveva fatto pressioni per ottenere i permessi e speso 170 milioni di euro per costruirla. Alcuni giorni fa, Putin ci ha messo piede per la prima volta, accendendo candele, baciando icone russe, congratulandosi con i vertici della chiesa russa a Parigi. C’era anche Rachida Dati, l’ex ministro francese della Giustizia. Un anno fa, Putin aveva finanziato anche il restauro della chiesa di San Nicola, a Nizza, sempre in Francia. Il tempio più grande e più importante fuori dalla “terra madre”. All’inaugurazione, con una messa solenne, c’erano l’ambasciatore russo a Parigi Alexander Orlov, uomini di fiducia del Cremlino e il sindaco di Nizza, Christian Estrosi. Il restauro è costato più di 15 milioni di euro. Sei mesi fa, il patriarca russo Kirill, grande alleato di Putin, era volato a Londra a riconsacrare la cattedrale ortodossa nella capitale inglese dedicata alla Dormizione della Madre di Dio e di tutti i Santi. La storica cerimonia aveva costituito uno dei momenti culminanti della visita del patriarca Kirill, che per la prima volta vi si è recato nell’attuale ruolo di primate.

  

Il gigante Gazprom
ha appena finanziato
il mosaico
della cattedrale ortodossa di Belgrado dopo l'approvazione
di Putin

Quando venne eletto, nel 2012, Putin suggellò l’insediamento decidendo di partecipare a una cerimonia per la consegna di una antica icona alla chiesa ortodossa e di visitare la chiesa di San Vladimir, il suo santo protettore. Putin consegnò al convento di Novodievici di Mosca una antica copia dell’Icona della Vergine Maria, portata in Russia dal Monte Athos, in Grecia, nel 1648. E proprio sul Monte Athos, Putin sta investendo tanto. C’è andato personalmente due volte, nel 2006 e nel 2016, in quel mondo ricco di tesori mistici ma anche materiali, visto che le biblioteche dei monasteri conservano documenti di valore incalcolabile, come il manoscritto della Geografia di Tolomeo. Putin ha finanziato il monastero russo di Panteleimenos, dove si trovano settanta monaci. Il presidente russo non si fa mai mancare i tour spirituali al monastero di Tikhvin, dove il presidente rende omaggio a una delle icone mariane più venerate della Russia, e alle Solovki, l’isola nel Mar Bianco che ospitava uno dei monasteri più grandi, famoso per il Gulag e i detenuti cristiani, come Pavel Florenskij. E proprio alle Solovki, in occasione dell’anniversario del crollo dell’Unione Sovietica, Putin ha fissato in qualche modo il suo credo, auspicando il ritorno della Russia “alla sorgente del cristianesimo” e alle “basi morali della vita”.

 

Ci sono poi i pellegrinaggi a Ekaterinburg, dove vennero giustiziati i Romanov e lo zar Nicola II. Nel 2005, Putin reintrodusse la festa cara ai Romanov che celebrava la liberazione dei russi dalla Polonia. Putin ha poi indetto grandi manifestazioni per i 400 anni dell’ascesa dei Romanov, mentre la chiesa ortodossa ha canonizzato Nicola II. Anche nei rapporti con il Vaticano, Putin si affida spesso alle icone. Fu Giovanni Paolo II nel 2004 a riconsegnargli la Madonna di Kazan, l’immagine piu' venerata dell'Est Europa. Il presidente russo ha invece donato a Papa Francesco un’icona della Madonna di Vladimir, una delle immagini più venerate della chiesa ortodossa. Mentre il Papa si allontanava dal tavolo dei doni, Putin lo ha fermato chiedendogli: “Le piace l’icona?”. Bergoglio ha risposto affermativamente. Putin allora si è fatto il segno della croce e ha baciato l’icona mariana. Putin va spesso a Sergiev Posad, il cui monastero è meta di pellegrinaggi da tutta la Russia per rendere omaggio a San Sergio, uno fra i più venerati santi dalla chiesa ortodossa. Anche in Siria, vittima di una terribile guerra civile, l’entourage di Putin punta molto sulla ricostruzione dei monasteri e dei luoghi di culto cristiani. “Questa è la prima volta che possiamo venire in questa città come pellegrini”, ha detto il parlamentare russo Dmitry Sablin parlando da Maalouola, la città cristiana a lungo sotto l’assedio islamista. “E’ difficile descrivere ciò che abbiamo visto qui”, hanno detto a Interfax i deputati della Duma in visita. “I luoghi santi vengono distrutti, e le chiese sono bruciate. Tutto questo sta avvenendo nel XXI secolo. Il sindaco di Maaloula e i capi del monastero ci hanno detto che vorrebbero che Putin visitasse Maaloula”. La chiesa russa lavora spesso anche da intermediario per Putin. Il vice presidente americano Mike Pence ha appena incontrato il metropolita Hilarion, il “ministro degli Esteri” della chiesa russa. Putin è attivo anche nel grande schermo, finanziando in Russia film come “The Fall of an Empire: The Lesson of Byzantium”, il cui autore è Tikhon Shevkunov, il sacerdote confessore di Putin. Shevkunov racconta di come i russi hanno ereditato il “tesoro principale di Bisanzio”: non l’oro, ma la fede ortodossa. Non è mai un momento sbagliato per Putin per farsi vedere a una messa. Una sera, i fedeli rimasero attoniti quando lo videro arrivare nella chiesetta di Turginovo, 150 chilometri da Mosca. Lì erano stati battezzati i genitori del presidente. Ovunque va, come dall’ungherese suo emulo Viktor Orban, Putin oltre agli appalti ottiene sempre anche la ricostruzione di vecchie chiese ortodosse distrutte sotto il comunismo. Ovunque ci siano grandi popolazioni cristiano ortodosse si assiste a un boom di chiese. La Romania, ad esempio, è al centro di un fervore tale che dieci nuovi luoghi di culto sono completati ogni mese. Come la Cattedrale di Bucarest, che quando sarà completata diventerà l’edificio religioso più alto dell’Europa sudorientale. La prima parte di un enorme mosaico russo destinato alla grande cattedrale ortodossa di San Saba a Belgrado è appena giunto nella capitale serba per abbellire una delle più grandi e maestose chiese dei Balcani. Il grande mosaico è stato approvato da Putin e ha un valore complessivo stimato in quattro milioni di euro, finanziato in larga parte dal colosso energetico Gazprom.

 

In Russia, Putin ha supervisionato la ricostruzione di circa 23 mila chiese che erano state distrutte o cadute in disuso. Putin questa settimana ha partecipato alla cerimonia di consacrazione della nuova chiesa della Resurrezione di Cristo e dei nuovi martiri e confessori della chiesa russa, con il patriarca di Mosca. E’ dedicata alle vittime del comunismo.

Oligarchi sono attivi nella ricostruzione
delle chiese. "Non è inimmaginabile che
la Russia diventi il paese più cristiano d'Europa"

Mosca ambisce a “recristianizzare la nazione russa”, ma ha anche un altro obiettivo. Lo esplicita dall’Inghilterra l’arciprete ortodosso Andrew Phillips, vicino a Mosca, che ha parlato di un sogno coltivato dalla Federazione russa e dal patriarcato di Mosca: “Recristianizzare l’occidente”, dove secondo Phillips ci sono più cristiani ortodossi praticanti di quanti non siano i cattolici o i protestanti, sommersi ormai dalla secolarizzazione. “L’Europa occidentale è territorio di missione”, ha scritto Phillips. “Dobbiamo costruire mille chiese ortodosse in Europa occidentale. Sì, mille. Ogni città con centomila abitanti deve avere una chiesa ortodossa”. Va da sé che “l’Unione europea è diventato un mega blocco ateo e antidemocratico, saturato dal liberalismo umanista”. Come ha scritto David Goldman su First Things, “con il trionfo del secolarismo nell’Europa occidentale, non è inimmaginabile che la Russia diventi il paese più cristiano del continente”. Gli oligarchi putiniani, ovviamente, sono felici di dare una mano. Svetlana Medvevev, l’ex moglie del premier, e Irina Abramovich, la seconda moglie dell’oligarca, sono attive in quest’opera di proselitismo cristiano. Ivan Savvidis, membro della Duma e oligarca vicino a Putin, finanzia molte chiese in Grecia. Un altro è Oleg Deripaska, finanziatore di chiese oltre che magnate dell’alluminio. Deripaska ha risollevato le sorti della comunità ortodossa a Manchester, in Inghilterra. C’è Vladimir Yakunin, a capo delle ferrovie e che ha portato in Ucraina i frammenti della croce di Sant’Andrea. Soltanto la Russia oggi finanzia chiese in Europa. Un’opera simile a quella che i paesi islamici realizzano con le moschee. Pure il grande albero di Natale nella cattedrale di Parigi di Notre Dame è stato offerto dai russi. Patrick Jacquin, rettore della cattedrale, aveva fatto sapere di non avere gli ottantamila euro necessari. Così ci ha pensato il cesaropapista Putin.

  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.