Berlino capitale

Giovanni Boggero
Beda Romano, Sergio Romano
Il Mulino, 186 pp., 15 euro

    Chi sperasse di trovare in Berlino capitale un omaggio politico a una città che negli anni della crisi della moneta unica è tornata a essere centro di decisioni cruciali per l’Europa ne rimarrebbe deluso. Il libro a cura di Beda e Sergio Romano – diviso in due parti – non vuole provocare il lettore con una tesi giornalistica, denunciando magari il trasferimento della vera capitale europea da Bruxelles a Berlino. Né tantomeno vuole essere un succinto diario di ricordi della capitale tedesca, filtrati dalle lenti di un corrispondente e di un diplomatico. Fin dal sottotitolo, “storie e luoghi di una città europea”, Berlino capitale è piuttosto il tentativo di ricostruire il mosaico culturale di una metropoli che ha segnato la vita del Vecchio continente, una guida storica e letteraria, più ancora che turistica, capace di accompagnare il lettore in un viaggio nelle dimensioni spazio-temporali più rappresentative e drammatiche della Germania degli ultimi due secoli. Non c’è dunque spazio soltanto per inconsueti itinerari tra parchi, ponti, musei, cinema e chiese, ma soprattutto per fugaci tappe a ritroso che toccano la trasformazione industriale e urbana dei tempi del Kaiserreich guglielmino, le rivolte spartachiste contro la Repubblica di Weimar, l’Olocausto, l’“anno zero” dei bombardamenti, la ricostruzione morale e materiale nell’epoca del Muro e infine la riunificazione. Il filo rosso che lega insieme questo caleidoscopio di appunti è forse l’influenza di capitalismo e comunismo sul lascito architettonico, sullo spirito religioso e sulla collocazione geopolitica della città, stretta tra occidente e oriente.
    Città che gli autori definiscono “popolare, estrosa, non conformista, eclettica, disinibita e straordinariamente giovanile” e che è tutt’uno con una società attraversata da “uno spirito libertario, in alcuni casi anche anarchico, che informa la vita pubblica, la lingua dei berlinesi e il loro carattere”, una società da sempre affollata di letterati, filosofi, musicisti e politici che l’hanno a un tempo amata e odiata. Odiata, sì. Perché Berlino suscita da sempre sentimenti contrastanti in chi si trova a visitarla o a dimorarvi. Konrad Adenauer, ad esempio, il primo cancelliere della Repubblica federale, non la amava affatto. “Eletto a capo del governo a Bonn nel settembre 1949, compì il suo primo viaggio a Berlino solo nella primavera del 1950”. Poco entusiasti di Berlino furono anche due editori come Gustav Langenscheidt, che la definì “inclassificabile” e Karl Baedeker, per il quale era “piatta e senza charme”. Epiteti molto diversi da quelli scelti nel 1904 dal compositore Paul Lincke per quello che è tutt’oggi considerato l’inno popolare della capitale (Berliner Luft): “Questa è l’aria di Berlino, con il suo leggiadro profumo (…)”.
    Ma la definizione più appropriata sembra averla coniata lo scrittore Karl Scheffer, che considerava Berlino “condannata a divenire sempre e a non essere mai”. Già molto prima che fosse ridotta a polvere e macerie dalle bombe degli alleati, Berlino aveva infatti cambiato volto in diverse occasioni. Perfino Madame de Staël, a fine Settecento, sottolineava che essendo “stata ricostruita da poco non si vede nulla che ricordi i tempi precedenti”. Anche oggi la sagoma urbana di Berlino è sfuggente, in continua evoluzione. L’economia, nonostante la recente vocazione turistica, langue ancora. E ritardi clamorosi, come quello relativo all’aeroporto Berlin Brandenburg, in costruzione da quindici anni, lasciano credere che l'inefficienza orientale sia un'eredità difficile da scrollarsi di dosso. “Berlino resta Berlino”.

     

    BERLINO CAPITALE
    Beda Romano, Sergio Romano
    Il Mulino, 186 pp., 15 euro