
Ansa
Lettere
Manifestare per Gaza senza prestare il fianco all'antisemitismo
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - Ringrazio di cuore Carlo Calenda e Matteo Renzi. E’ probabile che dopo la manifestazione milanese del 6 giugno le loro strade si dividano nuovamente. E sarebbe un peccato. A entrambi va comunque il merito di avere smascherato il gioco truccato della triade del campo largo sul “genocidio” dei palestinesi. Perché, mi dispiace per i riformisti del Pd e per gli amici di Sinistra per Israele, la manifestazione nella capitale lombarda e quella romana del giorno successivo non sono complementari. L’on. Lia Quartapelle, che stimo molto, ha dichiarato che andrà alla prima per condannare l’antisemitismo, alla seconda per condannare il governo Netanyahu. Ora, posso anche capire che ci si sobbarchi alla fatica di un doppio viaggio per preservare l’unità del partito. A patto che non si faccia confusione tra pendolarismo ferroviario e pendolarismo politico. E’ difficile, infatti, che il diavolo e l’acqua santa vadano d’accordo. In altre parole, non si possono recitare due parti in commedia. Chi scrive ritiene che, se alla guida del governo di Gerusalemme ci fosse stato un clone di Gandhi, la sua legittima reazione al pogrom del 7 ottobre sarebbe stata la stessa. Oggi, un anno e mezzo dopo, ha passato ogni segno? Mezzi sempre più cattivi stanno corrompendo il fine buono, ossia la salvezza di Israele? Non avendo verità assolute in tasca, non so rispondere con certezza. So però che ad alcuni di coloro che parleranno sul palco di piazza San Giovanni la salvezza di Israele interessa poco o nulla.
Michele Magno
Manifestare per la libertà di Gaza senza prestare il fianco all’antisemitismo, senza raccontare solo una parte della storia, senza chiudere gli occhi su chi ha iniziato a tenere in ostaggio Gaza, parlando di Israele, sì, di quello che dovrebbe fare e non dovrebbe fare, della tragedia di una guerra, evitando di trasformare le legittime manifestazioni pro Pal in occasioni utili per farsi dettare la linea dai regimi islamisti finanziati dall’Iran. Si fa presto a dire Free Gaza, purtroppo.
Al direttore - Non scendono in piazza, mai, per i giovani iraniani impiccati quasi tutti i giorni; non manifestano per gli uiguri perseguitati dalla Cina; se ne infischiano delle migliaia di morti e sfollati sudanesi; non hanno proferito parola sui 700 mila siriani massacrati da Assad (anzi, hanno elogiato l’inerzia complice di Obama). Ma su Israele e Gaza no, su quello hanno le idee chiare: c’è un genocidio, dicono, che non si può ignorare. E allora tutti in piazza per fermare il criminale Netanyahu. Lecito chiedersi: davvero sono tormentati per i poveri bambini morti a Gaza o afferrano al volo l’occasione per odiare più liberamente Israele e gli ebrei? Scriveva Philip Roth: “Il pericolo dell’odio è che, una volta cominciato a coltivarlo, hai cento volte più di quanto ti aspettassi. Una volta cominciato, non ti fermi più. Non conosco nulla di più difficile da controllare dell’odio. E’ più facile smettere di bere che smettere di odiare”. E loro, anche se non lo ammetteranno mai, e certo non vale per tutti, odiano Israele. Odiano gli ebrei. Hanno cominciato a farlo da subito e non hanno mai smesso. E se gli ebrei muoiono ammazzati, come il 7 ottobre, in fondo, pensano e spesso dicono, se la sono cercata. Scriveva sempre Roth: “E’ morto un altro ebreo. Come se la morte non fosse una conseguenza della vita, ma una conseguenza dell’essere stato un ebreo”. La storia ce lo dimostra. Da sempre. Ma a loro, in fondo, cosa importa.
Luca Rocca
Al direttore - Se sbaglio, caro Cerasa, la prego di correggermi. I riformisti del Pd, gli ex terzopolisti risorti, gli aderenti alla Sinistra per Israele parteciperanno il 6 giugno, a Milano, a una manifestazione contro l’antisemitismo per precipitarsi poi a Roma, il giorno dopo, a sfilare, in un tripudio di bandiere pro Pal e con atti ormai consueti di violenza, a favore di una Palestina libera dal fiume al mare. E’ forse tornata la sinistra ferroviaria? Oppure è il Campo largo che si è messo in viaggio?
Giuliano Cazzola