Le lettere

Giusto ascoltare gli agricoltori, ma senza darsi martellate sui piedi

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - A proposito di trattori. Annuncio economico (vero) pubblicato su un giornale francese di provincia: “Agricoltore trentottenne desidera conoscere nubile trentenne, proprietaria trattore, scopo matrimonio. Pregasi inviare foto trattore”.
Michele Magno

 
Ieri il Financial Times ha dedicato un articolo interessante al tema del “populismo agrario”. Scrive il Ft: “I politici si trovano oggi ad affrontare un difficile equilibrio: tra cedere troppo al settore rispetto, ad esempio, a misure vitali sul clima, o consentire ai partiti di estrema destra di trarre vantaggio dalle lamentele degli agricoltori nelle elezioni europee”. Il Ft sostiene che buona parte delle proteste degli agricoltori nasca da una serie di privilegi che la categoria ha avuto in questi anni. Ma nonostante questo, qualcosa si può fare e una soluzione non demagogica si può trovare. “Come per altri aspetti della transizione verde, Bruxelles e gli stati dell’Ue devono trovare modi per mantenere fermi gli obiettivi generali compensando al contempo l’impatto sui gruppi più vulnerabili, introducendo gradualmente le misure nel tempo, esentando le aziende agricole più piccole o offrendo un sostegno mirato”. Il populismo c’è, tra il popolo dei trattori, ma rispondere al populismo cedendo sulla demagogia significa molto semplicemente rivolgersi ad altre categorie e dire: fatevi sotto, siamo pronti ad accontentarvi. Ascoltare, agire, ma con giudizio e senza darsi martellate sui piedi.


  
Al direttore - “Se la segretaria Elly Schlein ritiene che il problema del sovraffollamento carcerario si risolva, come ha fatto la sinistra in passato, togliendo i reati io non sono d’accordo: penso che si risolva aumentando la capienza nelle carceri”, ha detto ieri la premier Meloni. Ma quando precisamente la sinistra ha tolto i reati? Forse solo risalendo all’amnistia di Togliatti nel 1946. Ma negli ultimi anni con governi in cui la sinistra era la maggioranza abbiamo assistito solo all’introduzione di nuove aggravanti e nuovi reati. Era il 2013 quando Pannella convinse il presidente Giorgio Napolitano a mandare un messaggio alle camere con cui definì un imperativo giuridico e morale cambiare la situazione, chiedendo al Parlamento di intervenire con un’amnistia per non essere corresponsabile di un dramma che andava affrontato in tempi stretti. Il Parlamento e il governo Letta lasciarono inascoltato quel messaggio, e la maggioranza si disse contraria all’amnistia. Successivamente il Guardasigilli Orlando lavorò a lungo a una riforma penitenziaria, ma il governo Gentiloni fece scadere i tempi per l’emanazione dei decreti attuativi e la riforma decadde. Nel frattempo, quei governi di sinistra inserirono una serie di nuove fattispecie di reato e aggravanti: falso in bilancio, caporalato, omicidio stradale, femminicidio, cyberbullismo, tortura, ecoreati, il traffico di organi, il depistaggio e trasformò, come ora ha fatto il centrodestra, ogni allarme sociale in nuovo reato. Oggettivamente ancora oggi l’unica riforma in vigore che consente una lieve diminuzione del sovraffollamento è del centrodestra: la legge Svuota carceri Alfano del 2010 sulle pene alternative. Lo stesso Guardasigilli Nordio dice che costruire nuove carceri non risponde all’emergenza di oggi, mentre bisognerebbe ridurre la custodia cautelare. Quindicimila detenuti su 45 mila sono in attesa di giudizio definitivo. Ventimila sono dentro per leggi sulla droga, e vengono trattati col metadone. Se il motto è “in galera e buttare la chiave” si capisce perché i detenuti si suicidano.
Annarita Digiorgio

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