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lettere al direttore

Per capire cosa non va con la storia di Renzi si ripeschi Talleyrand

Le lettere al direttore Claudio Cerasa 

Al direttore - In questi giorni di festa, quando lo spirito natalizio dovrebbe renderci tutti più buoni, più tolleranti, più comprensivi e indulgenti, c’è qualcuno che invece di fare progetti e strategie per l’anno che verrà non trova di meglio che mettere al centro dei propri pensieri Matteo Renzi. La notiziona – si fa per dire – oggetto di tanta fastidiosa attenzione è rimbalzata con forza nei giorni scorsi sui quotidiani e nei telegiornali: il senatore Renzi è il più ricco parlamentare italiano, avendo dichiarato per il 2022 3,2 milioni di euro (anche se per stilare la classifica definitiva dei Paperoni sarà buona cosa aspettare che venga pubblicato il modello Unico di pezzi da novanta come l’industriale ed editore Antonio Angelucci o dell’avvocato Giulia Bongiorno, che sicuramente, visti i risultati degli anni passati, potrebbero aspirare al primo gradino del podio). Quello di Renzi è un reddito rilevante, che, non dimentichiamolo, porterà come minimo almeno un milione di euro nelle casse dello stato sotto forma di imposte. Un reddito guadagnato partecipando a incontri, seminari e convegni in giro per il mondo, invitato da governi, società, gruppi imprenditoriali, fondazioni, università a parlare dei più svariati argomenti, forte di una storia e un’esperienza amministrativa e politica che pochi possono vantare a neanche cinquant’anni. Strano ma vero, il politico più attaccato e detestato in Italia sembrerebbe essere quello più apprezzato e ascoltato all’estero. Finalmente, mi viene da dire, un politico che non vive di sola politica, che ha saputo reiventarsi e crearsi una professione, che guadagna – e paga le tasse – portando in giro per il mondo, con successo, la bandiera italiana. Non è certo mia intenzione fare una sorta di difesa d’ufficio del senatore Renzi, ma qualche considerazione vorrei farla. Sono un imprenditore nel settore dell’elettronica per l’illuminazione, da anni, come tantissimi miei colleghi, giro il mondo alla ricerca di nuovi mercati e di nuovi ordini per la mia azienda, per farla crescere e garantire anche in tempi difficili come quelli che stiamo vivendo occupazione e benessere a chi ci lavora.
Avete idea di quanto possa essere utile per l’Italia l’azione di politica internazionale attiva che sta conducendo Renzi? Potete immaginare quanto possa essere utile per l’Italia la rete di rapporti e relazioni che in questi anni ha sviluppato? I paesi arabi sono in questo momento una delle zone del mondo più attive dal punto di vista economico, con tassi di sviluppo per noi difficilmente  immaginabili e la necessità di sostenere la loro crescita anche ricorrendo all’attività e alla collaborazione di imprese straniere. Da imprenditore posso testimoniare che le aziende italiane che numerose operano in quel mercato possono solo trarre vantaggi dalla presenza e dall’attività di una persona che, avendo contatti ai livelli più alti, può fungere da “apripista”, da trascinatore per operazioni di marketing strategico, per migliorare il posizionamento di un’impresa o il suo livello di presenza sul mercato. Renzi porta con sé e promuove l’immagine dell’Italia in paesi in forte sviluppo, dall’alto di un profilo internazionale che è molto cresciuto negli ultimi anni e l’ha portato ad essere un interlocutore credibile e affidabile per molti governi e istituzioni internazionali. E al di là dei suoi legittimi e assolutamente leciti guadagni, tutto questo, per il mondo imprenditoriale italiano, non può che essere una buona notizia.

Gianfranco Librandi 

Lei coglie un punto importante, caro Librandi. Sul tema, sul resto del ragionamento, ha detto tutto tre anni fa Giuliano Ferrara. Forse prendere soldi da senatore da uno stato straniero non è il massimo, certo, ma la verità è che quelli “che sollevano contro Renzi la questione morale sono in prevalenza tipi con il culo al caldo, che non muovono un dito per nessuna ragione al mondo, salvo che come leoni da tastiera, come si dice, che fanno giustizia con i loro sentimenti, mentre dovrebbero servirsene per altri scopi, dei sentimenti”. E che per capire cosa c’è che non funziona con la storia di Renzi bisogna ripescare Talleyrand che lo aveva detto da esperto: “Ci sono atti che sono peggio di un delitto, anche se non fanno di alcuno un criminale: sono appunto gli errori politici”. E il problema “è che Renzi avrebbe dovuto scrivere un libro vero e impegnativo, stare al riparo da sé stesso per un bel po’, esercitare un’influenza discreta da elder statesman ancora molto giovane”. Grazie.

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