Lettere

Il populismo italiano s'è annacquato grazie ai suoi stessi disastri

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore – Nella sua “Storia dell’Italia repubblicana” (Marsilio, 2001), Silvio Lanaro definisce il qualunquismo “[…] come supremazia dei ghiribizzi del gusto sui sudori dell’intelletto, come libertà di pensiero disancorata da categorie culturali troppo impegnative ed esigenti, come indisciplina sociale screanzata e popolaresca, come assimilazione delle fandonie del passato alle frottole del presente, come nostalgia di un senso comune spazzato via dall’invadenza delle visioni del mondo”. È un formidabile ritratto del movimento politico fondato dal commediografo Guglielmo Giannini nel 1944, che ben si adatta anche a quello fondato dal tecnologo Gianroberto Casaleggio e dal comico Beppe Grillo nel 2009. Ma forse è soprattutto il neomovimento pacifista di Giuseppe Conte, con le sue idee semplici, le passioni elementari e le furbizie da azzeccagarbugli, quello che più gli somiglia.
Michele Magno

Lei ha ragione: Conte è un azzeccagarbugli, la sua posizione sull’Ucraina è vergognosa, le sue idee sul Mes fanno ridere, la posizione del M5s sulla giustizia fa accapponare la pelle. Ma resta un elemento incoraggiante quando si parla del populismo in Italia e credo possa essere una nuova costante del nostro paese. Il populismo esiste, eccome se esiste, ma grazie al disastro compiuto dai populisti ai tempi del governo gialloverde (2018-2019) sono gli stessi populisti ad aver compreso quando possono fare i populisti. E lo fanno in due circostanze. Quando sono all’opposizione, dove possono dire quello che vogliono senza creare danni eccessivi al paese (tranne quando riescono a dettare l’agenda della politica). Quando sono al governo e sanno che le loro azioni demagogiche possono essere messe in campo solo a costo zero, per così dire, e non hanno un impatto reale sulla vita del paese. L’Italia resta un paese dominato dai populisti. Ma quanto può essere populista un paese i cui leader populisti sanno che il populismo può essere messo in campo solo sui dossier che contano poco e non su quelli che pesano tanto? Mentre provate a rispondere a questa domanda provate a pensare a come sono messi in Italia i partiti antipopulisti, osservate i loro consensi bassi e chiedetevi se sia solo un caso che gli elettori in Italia non sentano così fortemente il bisogno di partiti antipopulisti. Populismo sì, ma non esageriamo, grazie. 

 


 

Al direttore – Ho fatto piantare un albero speciale nel ’93 sotto una pioggia scrosciante. C’erano il rabbino Piattelli, Cardinale Cassidy, il sindaco Rutelli e il senatore Spadolini. Era stato piantato per ricordare la Nostra Aetate e l’incontro tra Giovanni XXIII e Jules Isaac che diede avvio al dialogo fra ebrei e cattolici. Alla cerimonia erano presenti persone di fedi religiose diverse, ebrei, cristiani e musulmani. L’ulivo è stato ripetutamente “aggredito” da antisemiti vecchi e “nuovi”. Ma è lì. In tutti questi anni ha messo radici profonde. Ce l’ha fatta a resistere e resisterà. Questo simbolo di convivenza pacifica oggi è stato nuovamente aggredito in nome di un antisemitismo che ha come sfondo la demonizzazione di Israele, la delegittimazione della sua esistenza e la distruzione dei valori della speranza della convivenza fra i popoli e le fedi. L’albero ha messo radici profonde. Ce la farà a resistere nonostante tutto.
David Meghnagi