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Lettere al direttore

Un magistrato non va in piazza per insultare pezzi dello stato. Punto

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Si può informare Travaglio che Pio Pompa è vivo, mi ha telefonato sorridente ed è stato assolto, su sua richiesta malgrado la prescrizione, per non aver commesso dossieraggio? Via Na(cia)nale era un centro benemerito di informazione, un po’ come il Fatto ma meglio informato. Grazie. 
Giuliano Ferrara


 

Al direttore - Di tutto, per fortuna, si può discutere. Se il provvedimento della collega di Catania sui migranti sia corretto (ma saranno le giurisdizioni superiori, magari, a deciderlo, in questa il giudice ha ragione) se le immediate critiche del  governo abbiano invaso l’autonomia della magistratura (forse un po’ sì), se un video pur legittimamente girato dalla Polizia per motivi di prevenzione possa transitare a  chi vuole pubblicarlo (credo di no, anche se non si può certo appellarsi alla vita privata). Ma di una cosa non si può discutere. Non si va alle manifestazioni con gli  antagonisti e i centri sociali ove si insulta e si minacciano altre componenti dello stato. E se ci si trova incautamente in mezzo e gli slogan cominciano, si scappa a gambe levate. Se l’Anm, nel dibattito, non parte  in modo chiaro da questo non sa dove sta.
Guido Salvini, magistrato

  

Ben detto, caro Salvini. Aggiungerei anche con malizia: ma arriverà mai un giorno in cui l’Anm mostrerà interesse a difendere la privacy degli italiani anche quando la privacy in questione non è quella di un magistrato?


 

Al direttore - Anm e Fatto quotidiano si chiedono da dove arriva il video della manifestazione con la giudice di Catania. Ma è facile: un’insegnante si è fermata lì per caso per accompagnare il papà in bagno e ha notato un volto conosciuto.
Marco Campione

 

Pubblicare il video invece che darlo a un giornale amico per poi rilanciarlo. Che errore! A Salvini bisogna insegnare davvero tutto. E a proposito di video, da sottoscrivere parola per parola il nostro amico Enrico Costa: che risate quei giornali che non si fanno scrupoli a pubblicare intercettazioni captate nell’intimità famigliare con il trojan, e che improvvisamente ora si mostrano indignati di fronte alla diffusione di un video girato sulla pubblica piazza. Risate. Pagliacci. Sipario.


 

Al direttore - Oggi la Cgil scende in piazza a Roma. “La via maestra. Uniti per la Costituzione”, recita lo slogan della manifestazione nazionale. Perciò uniti – sebbene curiosamente da soli, senza Cisl e Uil – contro il governo, che vuole demolire i diritti di cittadinanza, lo stato sociale, la democrazia parlamentare. Niente di nuovo sotto il sole. Forse Maurizio Landini ha in mente la stessa operazione egemonica sulla sinistra tentata da Sergio Cofferati nell’ormai mitologico raduno del Circo Massimo contro l’abolizione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori (23 marzo 2002). Sappiamo come è andata a finire. E, considerato anche lo spessore politico e culturale dell’attuale gruppo dirigente della confederazione maggioritaria, è difficile pronosticare un risultato diverso. Ma non è questo il punto. Un sindacato che colleziona scioperi generali e sconfitte, sconfitte e scioperi generali, qualche domanda dovrebbe porsela. Il mestiere del sindacato è quello di negoziare, e poi ancora quello di negoziare. E, quando un governo rifiuta di discuterne le proposte, la protesta e la mobilitazione sono sacrosante. Ci vogliono delle proposte però, non limitandosi a invocare la redistribuzione della ricchezza e un impiego fisso per tutti. Da ultimo, venendo alla questione cruciale dei nostri giorni, può il sindacato di Di Vittorio, Lama e Trentin – che, a differenza del presidente dell’Anpi, partigiani lo furono – limitarsi a invocare, peraltro con un linguaggio criptico e sconclusionato (testuale) “una politica di pace intesa come ripudio della guerra e con la costruzione di un sistema di difesa integrato con la dimensione civile e nonviolenta”? Ai contemporanei l’ardua sentenza.
Michele Magno

 

Andranno in piazza per questo, ovvio, ma lo faranno anche per altro. Lo faranno anche per protestare contro la politica che piuttosto che aiutare i poveri italiani aiuta i poveri ucraini. A loro, ai sindacati pacifisti, sarebbe bello girare la storia di Ferenc Krausz, che dopo aver ricevuto, pochi giorni fa, il premio Nobel per la Fisica ha deciso di donare l’intero ricavato del Nobel, circa un milione di euro, a Science4People initiative, una fondazione che aiuta a ricostruire le scuole ucraine. Iban: DE41702501500023071731. God bless.

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