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Lettere

Bravo Zaki a evitare parate, ma il governo ha fatto male a subirne la scelta

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - La Spagna avanguardista della migliore Europa, dopo l’esito elettorale. Anche se si dovesse andare ai secondi tempi supplementari in dicembre. Una nazione istituzionalmente solida (persino la monarchia: dopo gli scossoni fiacchi del povero Juan Carlos), poco melodrammatica, e meglio di Germania o Francia infarcite di populismi – a destra e a sinistra – privi di futuro. Un faro per l’Europa che verrà.
Luca Rigoni


 

Al direttore - Caro Cerasa, la vicenda di Zaki mi ha fatto tornare alla mente un vecchio proverbio, giusto o non giusto che sia, che recita: “Non far del male che è peccato. Non far del bene che è sprecato”.
Pietro Volpi

Capisco dove vuole andare a parare ma non concordo. Zaki ha fatto bene a non fare parate. Il governo ha fatto male a subire la sua scelta. Doveva essere il nostro governo, dopo il successo della liberazione, a incoraggiarlo a muoversi come si è in effetti mosso. E doveva essere il premier a far sapere che non avrebbe voluto fare passerelle. Diplomazia uno, senso pratico zero. 


 

Al direttore - Esprimere giudizi su argomenti che non si conoscono è un malcostume diffuso fra la gente comune, ma quando diventa una consuetudine anche fra gli scienziati allora dobbiamo iniziare a preoccuparci. Ed è quanto sta accadendo con l’intelligenza artificiale (IA), un argomento sul quale non si dispone ancora di dati a sufficienza, e nonostante ciò vede gli scienziati prendere una netta posizione. Recentemente un gruppo di studiosi si è espresso in maniera entusiasta circa l’intelligenza artificiale, descrivendola come un bene che porterà progressi immensi, ma tempo fa ingegneri e imprenditori lanciarono un allarme indicandola come un pericolo. Da un punto di vista scientifico queste prese di posizione non hanno senso, perché servono dati, osservazioni, misurazioni, di un fenomeno che non conosciamo in maniera approfondita. Per esempio, il generale Mark Milley, capo dello stato maggiore statunitense, ha spiegato che fra un decennio le unità combattenti al fronte saranno per circa il 40 per cento costituite da IA. Questa informazione è completamente ignorata da chi descrive l’IA come il bene assoluto, e non viene perciò minimamente considerata. Sapere invece che l’IA avrà il suo maggior impiego nelle Forze armate non è affatto trascurabile.
Cristiano Martorella

Suggerisco la lettura di “L’era dell’intelligenza artificiale. Il futuro dell’identità umana”. Di Henry Kissinger, Daniel Huttenlocher e Eric Schmidt. Illuminante.

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