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lettere al direttore

Ricordare ora la battaglia di Zaki contro l'estremismo della sharia

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Sbaglio o i giornali progressisti si sono dimenticati di ricordare che il merito della grazia a Zaki è del governo Meloni? Sbaglio o per evitare di ricordare questo merito i suddetti giornali hanno rigirato la frittata sostenendo che su Zaki il risultato è arrivato solo perché, cosa indimostrabile, abbiamo accettato, come paese, un silenzio su Regeni? Sono spaesato.
Andrea Marini

Sarebbe stato bello, sul caso Zaki, dire la verità, su come sono andate le cose, senza buttare a casaccio la palla in avanti. Ma sarebbe stato bello anche altro. Per esempio, ricordare la ragione per cui l’Egitto ha scelto di perseguitare l’attivista egiziano. Lo ha fatto, prima di tutto, perché Zaki, anni fa, ha scritto un articolo per raccontare quali sono gli effetti della sharia sulla vita dei cristiani copti. Gli opinionisti e i politici progressisti, che hanno trasformato Zaki in un simbolo della nostra libertà, si sono però sistematicamente dimenticati di ricordare che la libertà che Zaki difendeva non era generica, ma era contro l’estremismo della sharia. “Molti cristiani uomini – scrisse Zaki nel 2019 – approfittano del fatto che i tribunali non riconoscono la religione cristiana nelle sue norme sull’eredità e prendono più di ciò che gli spetterebbe per diritto secondo la loro religione, perché lo ha ordinato il tribunale e devono rispettarlo. Di conseguenza la legge è diventata un ostacolo per le donne nell’ottenere i propri diritti, specialmente per le donne cristiane. Questa battaglia dimostra una forma di persecuzione contro le donne cristiane in base al diritto islamico, anche se la religione cristiana non afferma questi concetti e non li ha affrontati, né da vicino né da lontano. Tuttavia, i mali della società patriarcale sono sostanzialmente supportati e giustificati dalla legge”. 

 


  
Al direttore - Le associazioni dei consumatori e l’Osservatorio antiplagio hanno calcolato che ogni anno circa tredici milioni di italiani si rivolgono a centosessantamila professionisti dell’occulto, per un giro d’affari che macina decine di miliardi di euro. Un florido mercato della superstizione, dell’ignoranza e dell’imbroglio, esploso durante la pandemia, a cui si aggiungono falangi di complottisti, rettiliani, terrapiattisti, antivaccinisti, sette sataniche, negazionisti dell’allunaggio e della Shoah. Ogni giorno trentamila nostri concittadini alzano il telefono per consultare un santone, nella speranza di vedere risolti i propri problemi di amore, salute, denaro. Nelle città come nei borghi operano stregoni, guaritori, spiritisti e sensitivi in contatto con gli alieni. Il mito di Faust si ripete in piccoli condomini di periferia, nei circoli di casalinghe inquiete, in scuole di alta magia tenute da ex cuochi o ex venditori di tappeti. Un business da nababbi, che ha invaso il piccolo schermo e che viaggia a velocità della luce su internet. Non c’è principe delle tenebre, docente di gnosi occulte, cultore di magia nera, esperto di esoterismo che non abbia il suo sito sul web. Non basta. Ogni giorno milioni gli italiani consultano fedelmente l’oroscopo sul giornale o in televisione. E’ anzi una rubrica così seguita da essere onnipresente in buona parte delle pubblicazioni, dai quotidiani nazionali alle riviste patinate, dai settimanali economici ai fumetti per bambini. Il risultato, alquanto inquietante, è quello di avere masse di ragazzini che talvolta non conoscono il nome dei sacramenti ma che sanno a memoria tutti i segni zodiacali. Insomma, siamo un popolo di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di pensatori, di scienziati, di navigatori, di trasmigratori e… di “quelli che se la bevono”. Del resto, nel nostro paese resta ancora largamente inascoltato il monito di Derek Bok, già Rettore dell’Università di Harvard: “Se pensate che l’istruzione sia costosa, provate con l’ignoranza”.
Michele Magno
 

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