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Lettere

La partita della destra post Berlusconi è l'immigrazione. Montezemolo commissario, perché no?

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - A Vienna si è concluso l’International Summit for Peace in Ukraine. Decisa per la prima settimana di ottobre una mobilitazione generale “in tutte le piazze del mondo per il cessate il fuoco e negoziati autentici”. Sono già cominciati i preparativi per le manifestazioni, che si annunciano imponenti, nella Piazza Rossa di Mosca, nella Piazza della Vittoria di Minsk, nella Piazza Tiananmen di Pechino e nella Piazza Khomeini di Teheran.  
Michele Magno


Al direttore - E’ morto Silvio Berlusconi. Fra gli orfani che lo piangono anche la procura di Firenze.
Luca Rocca


Tempo fa ho avuto il piacere di dialogare con un magistrato importante, Piero Tony, ex capo della procura di Prato, e su Berlusconi mi confessò delle cose incredibili, a proposito della persecuzione contro di lui. Disse Tony: “Posso dire senza paura di essere smentito che se Berlusconi non fosse entrato in politica non avrebbe ricevuto tutte le attenzioni giudiziarie che ha ricevuto. E anche sul processo Ruby, che in linea teorica sarebbe dovuto essere un ordinario processo di concussione e prostituzione minorile, è evidente che l’ex presidente del Consiglio ha avuto un trattamento speciale. Lo dico in maniera consapevole, perché ho partecipato in prima persona a una vicenda che mi ha colpito e che racconto solo perché alcuni mesi fa è già apparsa sulla stampa. Prato, uno dei miei vice è stato il bravissimo pubblico ministero che ha fatto a lungo parte del pool di magistrati che ha seguito a Milano il caso Ruby. Non appena arrivato a Prato, per trasferimento a sua richiesta, mi arriva una richiesta particolare dal Csm e dalla procura di Milano per far sì che il dottor A. S., nonostante la sua nuova collocazione, potesse essere ancora utilizzato dalla procura di Milano per seguire il processo Ruby che era ancora in corso. In giuridichese la richiesta venne così formulata: ‘Applicazione extradistrettuale alla procura della Repubblica presso il tribunale di Milano’. Era il dicembre 2011. Mi chiedevano insomma, in virtù di un processo straordinario, di dare un mio uomo assolutamente prezioso in prestito a un’altra procura. Mi permisi di rispondere così, vi leggo tra virgolette. ‘Gentile procuratore generale. Mi consenta di rilevare che l’impegno del dottor S. nel delicato processo a Milano non appare nemmeno paragonabile all’impegno quotidiano dei magistrati di questo ufficio anche a voler considerare tutto quanto si è appreso dai mass-media e si è commentato nelle sedi le più varie. Al di là del possibile riverbero politico – che non compete alla magistratura – e giudiziario sulla persona dell’ex presidente del Consiglio dei ministri pare trattarsi, invero, di mere violazioni alla legge Merlin da parte di sole tre persone, violazioni in quanto tali di non eccezionale gravità e peso in relazione sia alle pene edittali sia alle aspettative delle parti lese sia alle esigenze dell’istruttoria dibattimentale così come prevedibile’. Ovviamente non fui ascoltato, al cuor del Csm non si comanda; suppongo, ma per meri fatti concludenti, che la mia risposta sia stata severamente criticata seppure volesse solo essere lievemente provocatoria per l’orrore da me provato per quel trattamento ad personam. Immagino che l’episodio possa farvi sorridere ma a me ha fatto venire in mente un qualcosa di più complesso che devo dire mi turba e mi ferisce. Penso che questo tipo di atteggiamento, il voler considerare ‘delicato’ un processo solo perché riguarda una persona particolare, sia veramente quell’atteggiamento ad personam che costituisce uno dei mali che stanno distruggendo l’efficienza e la credibilità della magistratura”. Un dato ulteriore per chiudere il capitolo, ricordato ieri dal nostro Ermes Antonucci: nel corso della sua vita,  Silvio Berlusconi è stato imputato complessivamente in trentasei procedimenti penali, ciascuno con i vari gradi di giudizio, neanche fosse Al Capone. Solo uno si è concluso con la condanna. Serve altro?


Al direttore - Gentile Cerasa, al meeting del Foglio a Venezia Luca Cordero di Montezemolo ha auspicato che il governo scelga un manager a capo della ricostruzione e ripartenza della Romagna alluvionata. LCdM ha argomentato in modo convincente e affermato che il commissario dovrebbe essere, più che un politico, un manager con obiettivi e tempi definiti. Cosa ne pensa? Cordialmente. 
Stefano Soldà 

Montezemolo commissario? Perché no. 


Al direttore - Gentile Cerasa, vorrei esprimere apprezzamento per la nota del Foglio del 3 giugno, “Più Europa sui migranti”: finalmente non si parla solo di blocchi degli ingressi e respingimenti, ma dei veri problemi che sono alla base del complesso fenomeno migratorio. In tale contesto pesano le insicurezze dell’Europa verso l’Africa, a causa dei comportamenti di Francia, Belgio e Olanda e della sottovalutazione ventennale della notevole presenza cinese in alcuni paesi ricchi di materie prime e di aree agricole produttive. Nel frattempo, Russia e Turchia sono diventati partner importanti per la “assistenza” militare e fornitura di armi per altri governi. L’Europa rischia di rimanere marginale in Africa: proprio quando avrebbe bisogno di energia pulita, di manodopera e di materie prime rare per rafforzare segmenti strategici di sviluppo. A fronte delle crescenti manifestazioni di contrarietà verso la Ue di molti governi africani, i paesi dell’Unione hanno una sola possibilità per “recuperare” ruolo e presenza: promuovere una innovativa cooperazione condivisa: attivando grandi investimenti nei settori dell’energia, dell’ambiente, delle infrastrutture, dell’agricoltura e della pesca in modo da creare sviluppo compatibile e consistente occupazione in quel continente e limitare le partenze di disperati verso le nostre coste. Il Parlamento e la Commissione europea sono pertanto chiamati a rispondere con fatti e atti concreti. Il “Piano Mattei” potrebbe rappresentare una soluzione, ma non bastano richiami generici e, a volte, patetici: serve una scelta di democrazia e di rispetto per l’Africa (base innovativa, storica e coraggiosa del cattolico Mattei, che ha pagato con la vita) unitamente a poderosi investimenti: per lo sviluppo e la democrazia di quelle popolazioni, ma anche per consolidare le nostre economie e per limitare i pericoli di instabilità del continente africano.
Mario Panunzi

Sull’immigrazione si gioca una delle più interessanti partite del centrodestra post berlusconiano. Una partita al cui centro c’è un tema evidente: come riuscire a difendere una propria storica battaglia, difendere l’Italia dall’immigrazione illegale, senza far capire troppo agli elettori che il modo migliore per governare l’immigrazione non è farlo con gli amici di sempre, la Orbán Associati, ma è farlo con i nemici di sempre, gli odiatissimi europeisti nemici della destra. Sull’immigrazione si gioca il futuro del governo ma anche quello della destra italiana. Europeisti o anti europeisti? Marginali o centrali? Responsabili o chiacchieroni? Popcorn per tutti.