Il ministro dell'Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara (Ansa) 

Lettere

Bene il divieto dei cellulari in classe, con una penitenza ai genitori

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Caro Cerasa, leggo dalle agenzie: “E’ stata diffusa oggi alle scuole la circolare, firmata dal ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, contenente le indicazioni sull’utilizzo dei telefoni cellulari e di analoghi dispositivi elettronici nelle classi. E’ confermato il divieto di utilizzare il cellulare durante le lezioni, trattandosi di un elemento di distrazione propria e altrui e di una mancanza di rispetto verso i docenti, come già stabilito dallo Statuto delle studentesse e degli studenti del 1998 e dalla circolare ministeriale n. 30 del 2007”. Esiste una ragione per non essere d’accordo con il provvedimento del ministro?
Maria Astoni

Provvedimento giusto, saggio e sacrosanto, che in alcuni stati americani esiste già dal 2015, come a New York, e che andrebbe integrato con una punizione molto severa nei confronti dei genitori: ogni genitore di uno studente che verrà beccato in classe con un telefonino verrà inserito, con obbligo di lettura dei messaggi, in una nuova chat di classe, scelta casualmente tra quelle presenti nella scuola del figlio.


Al direttore - Sbaglio o ricordo polemiche sulla manovra in ritardo in tutte le ultime manovre approvate dai governi della scorsa legislatura? 
Luca Tattei

Non sbaglia. E non sbaglia a tal punto che nel 2021, Giorgia Meloni, oggi impegnata a portare a compimento una manovra finanziaria che molto probabilmente passerà attraverso voti di fiducia e maxi emendamenti, da capo dell’opposizione scrisse il seguente comunicato. “Fratelli d’Italia scriverà al presidente della Repubblica Mattarella per denunciare il gravissimo atto di arroganza che il governo Draghi ha commesso nei confronti del Parlamento sull’esame della manovra finanziaria. L’esecutivo e la sua maggioranza hanno espropriato le Camere del diritto di esaminare la legge più importante dello stato e hanno violato ogni regola prevista sui tempi di discussione, imponendo inoltre maxi-emendamenti e voto di fiducia. Peraltro, il risultato finale è una legge di bilancio senz’anima, che non ha una strategia complessiva per uscire dalla crisi economica, sostenere le imprese e rilanciare l’occupazione. Una maggioranza sgangherata che produce una finanziaria altrettanto inadeguata, riempita di marchette per accontentare questo o quel partito. Fratelli d’Italia pretende rispetto per il Parlamento e per gli italiani”. Era il 30 dicembre 2021. Molte risate.


 

Al direttore - Il monito di qualche giorno fa della Corte dei Conti, che ha evidenziato alcune difficoltà nella gestione delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza destinate al potenziamento degli asili nido e delle scuole dell’infanzia, oltre a stimolare le più opportune soluzioni rimediali, ha il merito di riportare al centro del dibattito pubblico alcuni temi di vitale importanza per lo sviluppo del paese. L’inverno demografico è ormai un fenomeno che attanaglia l’Italia e che ha subìto una forte accelerazione dal 2009. E’ come se pian piano siano venute meno la propensione e – soprattutto – le possibilità per pensare di costruire una famiglia con serenità e fiducia. Precarietà lavorativa e salari inadeguati sono certamente parte importante del problema. Come lo è, invero da tempo, l’assenza di una visione complessiva, mirata di investimenti strutturali sulle politiche familiari e per le nuove generazioni, ridotte in passato a interventi frammentari, con pochi e piccoli passi in avanti.

Fragilità di azione che ha coinvolto purtroppo anche la realizzazione di un sistema di asili nido, di scuole dell’infanzia realmente integrato, strutturato, di qualità e uniformemente distribuito sul territorio nazionale, nonostante siano persino passati oltre 50 anni dalla legge istitutiva degli asili dedicati ai più piccoli. Secondo i dati forniti dal rapporto nazionale “Asili nido in Italia”, promosso dall’impresa sociale Con i Bambini e Openpolis nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, se al centro-nord quasi 33 bambini su 100 possono usufruire del servizio e in media 2/3 dei comuni offrono il servizio, nel Mezzogiorno i posti ogni 100 bambini sono invece 13,5, con un servizio garantito in meno della metà dei comuni. Con percentuali di erogazione del servizio così disastrose e un’offerta formativa così ridotta, con un’inflazione galoppante e una incertezza lavorativa sempre più soffocante per i giovani, pochi posti e rette troppo alte, assicurare un’istruzione di qualità ai propri figli sin dalla tenera età è un’impresa titanica, destinata a esser superata solo da chi ha ingenti mezzi economici personali.

Ecco perché, dietro ai numeri legati al Pnrr, ossia risorse per 4,6 miliardi di euro, di cui 700 milioni per progetti già in essere (grazie a fondi nazionali), 2,4 miliardi per la costruzione di nuovi asili nido, 600 milioni per le scuole dell’infanzia e 900 milioni per le spese di gestione, finalizzati a istituire 264.480 nuovi posti pubblici negli asili italiani entro il secondo semestre del 2025, si nasconde un’opportunità straordinaria: una iniezione concreta di fiducia verso i giovani e le famiglie. Perché non siano lasciati soli nella scelta della genitorialità, da vivere come una gioia e non come un dramma; perché possano assicurare ai figli un percorso di vita, sin dai primi passi, diretto a una crescita vera, integrale, consapevole, piena di possibilità di sviluppo. Sviluppo che coinvolge tutta la società italiana e che può offrire lo spunto, unitamente a robuste e stabili politiche di welfare, per un’inversione di tendenza che non trascini il paese in una spirale di desertificazione sociale, deprivazione territoriale e recessione economica. Le bambine e i bambini rappresentano il nostro futuro e a loro devono andare i nostri pensieri e le nostre azioni, senza differenze territoriali, ricordandoci sempre che più unito è il paese, più benefici ci saranno per tutti. Un’occasione da non sprecare, pena un’ipoteca drammatica sul futuro dell’Italia. 


Lucia Azzolina, ex ministro dell’Istruzione

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