Annalena Baerbock, ministro degli esteri tedesco ed esponente dei Grunen (foto EPA)

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Che sballo i Verdi italiani che vedono i Verdi tedeschi come modello

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Giorgia Meloni vuole il termovalorizzatore in Sicilia (dove governa) ma non a Roma (dove è opposizione). Viceversa, il Pd lo vuole a Roma ma non in Sicilia. Il rigassificatore, all’inverso, FdI non lo vuole a Piombino (dove amministra), ma lo vuole a Ravenna (dove è opposizione). C’è qualcosa che mi sfugge?
Luca Martoni

C’è di più. Domenica scorsa, da Lucia Annunziata, sui Rai3, mi è capitato di ascoltare Angelo Bonelli, leader di un partito che non vuole nuovi rigassificatori, che non vuole sentire parlare di nucleare, che non vuole sentire parlare di carbone, dire che per i Verdi italiani il modello sono i Verdi tedeschi, che incidentalmente hanno appena dato l’ok a cinque nuovi rigassificatori, a un utilizzo ulteriore delle centrali a carbone e che non hanno promesso barricate in caso di rinvio delle chiusura delle centrali nucleari. Che sballo!


Al direttore - Aboliamo il silenzio elettorale. Un residuato normativo del secolo passato (la legge istitutiva è del 1956), che non risponde più alla realtà della democrazia dei nostri tempi. Un divieto ormai aggirato con la semplicità d’un ladro di caramelle. Perché non esiste silenzio elettorale che tenga sui social, e ancora una volta la tecnologia è più avanti della burocrazia. E il clima dell’imminente ultima settimana di ennesima campagna elettorale ce lo ha dimostrato nuovamente. Ma poi vorrei capire: ma come ce lo immaginiamo l’elettore nel giorno prima delle votazioni? Come un assorto pensatore di Rodin che pensa e ripensa ai pro e i contro di ciascuna possibile scelta? Seduto in posizione ascetica a riflettere sul simbolo da barrare all’indomani? Immerso in una tale meditazione che il pur minimo rumore di un comizio, il pur minimo cartellone di propaganda, il pur minimo volantino elettorale ne romperebbero irrimediabilmente il filo dei pensieri?

Aboliamo quindi il silenzio elettorale. Lasciamo libera la democrazia di ingaggiare gli elettori anche il giorno prima delle elezioni. Anche perché i dati ormai ci segnalano come gli elettori di questo secolo, fattasi liquida la società e venute meno le ideologie del secolo scorso, compiano la loro scelta sempre più a ridosso del giorno del voto. E allora mantenere il silenzio elettorale vuol dire fare un torto agli elettori, privarli delle informazioni che servirebbero loro proprio nel momento in cui maggiormente le cercano. E visto che ci siamo, aboliamo anche il divieto di propaganda sulla tv. Regoliamola attentamente, magari permettiamola solo sulla tv pubblica. Ma lasciamoci alle spalle i residuati di una polarizzazione per fortuna oggi tramontata. E lasciamo libera la democrazia di fluire nei luoghi che i cittadini frequentano. E visto che siamo lì, aboliamo anche il divieto di cartellonistica nei trenta giorni precedenti al voto. Come possiamo stupirci del calo dell’affluenza se priviamo i soggetti incaricati di coinvolgere i cittadini nel voto, ovvero i partiti, degli strumenti per assolvere uno dei loro compiti principali? Non dobbiamo temere le campagne elettorali. Lasciamo che i partiti siano liberi di raggiungere gli elettori, così che gli elettori possano compiere una scelta più informata e migliore. Insomma, liberalizziamo la democrazia. Vivifichiamola.
Francesco Armillei

Tutto giusto, ma sul silenzio elettorale conviene riflettere: pensa sia davvero così un dramma avere un giorno all’anno in cui è possibile ascoltare le voci di tutti tranne che quelle che vengono dalla politica?

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