Foto di Hannibal Hanschke, via Epa, via Ansa  

Lettere

Le quattro cose da fare subito senza rinunciare alle sanzioni

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Vedo più pronti a perdere che a vincere.
Giuseppe De Filippi

 

A proposito di “Pronti”. Involontariamente, il centrodestra ha trovato le parole giuste per sintetizzare il senso della sua campagna elettorale. Meloni: “Pronti”. Salvini: “Credo”. Pronti. Credo. Forse. Non so. Chissà. 


 

Al direttore - “È una scienza, quella delle chiacchiere, che ha le sue seduzioni” (Fëdor Dostoevskij, “L’idiota”). In verità, in Italia più che una scienza è un’arte.
Michele Magno


 

Al direttore - Temo che i provvedimenti allo studio per ridurre l’uso del riscaldamento domestico e, di conseguenza, il consumo di gas siano inefficaci se non addirittura dannosi. In caso di freddo, non potendo usare il riscaldamento a gas, si useranno radiatori, stufe e stufette elettrici, per cui si consumerà meno gas per il riscaldamento ma più gas per produrre elettricità. Senza contare il sovraccarico della rete e conseguenti blackout. Temo si debba davvero confidare in un clima Mite.
Buona giornata.

Paolo Martinengo

 

Quattro cose servono, con urgenza. Tetto al prezzo del gas. Disaccoppiamento del costo dell’energia elettrica dal costo del gas. Un fondo europeo per prevenire l’eventuale ondata di disoccupazione (modello Sure). Misure tampone per consentire alle aziende (e magari anche alle famiglie) che finiscono in rosso a causa delle bollette alte di avere un sostegno dallo stato in grado di non farle andare in rosso. Più Europa, più velocità, più incisività ma senza rinunciare a combattere per difendere la nostra libertà a colpi di sanzioni contro i regimi sanguinari. 


 

Al direttore - Quanti auspicano un esito delle prossime elezioni benedetto da spirito repubblicano e voteranno per Azione-Italia viva possono cogliere un’occasione di voto efficace e insieme di principio, compatibile con le loro convinzioni. Votare per Azione-Italia viva alla Camera e, al Senato, per il Pd. Al Senato, perché i seggi sono meno numerosi e i collegi più estesi. Così si può affermare una scelta di convinzione esprimendo un voto risolutivo, perché si può scongiurare la maggioranza assoluta della destra. Il candidato espresso o sostenuto dal Pd nel collegio uninominale è l’unico davvero competitivo con quello del cartello di destra, e nella stessa quota proporzionale le possibilità di elezione dei candidati di Calenda e Renzi sono minime, a causa delle soglie di sbarramento implicite, ben più elevate del tre per cento legale. Ogni altra opzione sarebbe di mera testimonianza, perciò lontana dal canone riformista, che esige concretezza. Infatti, il solo scenario alternativo a un governo Meloni-Salvini-Berlusconi, è il seguente: al Senato non hanno la maggioranza e si potrebbe proseguire con un nuovo governo Draghi, senza il M5s. In effetti una soluzione ideale e l’antidoto a un governo reazionario e avventuriero. Non fascista, ma reazionario, anzi, ultrareazionario. Perché vi è una nuova reazione, perseguita da fieri patrioti senza molto ardimento, che si rivolge contro gli inermi e i miserabili provenienti dal sud del mondo: un riflesso d’ordine, ma contro i migranti, blocco navale e respingimenti verso la  miseria, per proteggere la società opulenta dai dannati della Terra, con il pretesto che lo vuole il popolo, e per difendere da torme d’infedeli una società cristiana affollata da adoratori di vitelli d’oro. Un nazionalismo primitivo,  pronto a disonorare i militari italiani nel compito meno commendevole, opporre la forza alla disperazione. Di più, a destra, si promette una disinvolta avventura economica con la flat tax, che aggrava le ingiustizie e prelude, insieme all’ennesimo ciclo di debito improduttivo, a un nuovo rischio di default finanziario, già corso senza rimpianti con gli stessi governanti. Sono inquietudini reali, altro che fiamma tricolore, che sollecitano un sussulto di responsabilità. Questo però è possibile solo con un voto al Pd al Senato, che possa propiziare una nuova maggioranza per Draghi, depurata dei qualunquisti di professione e ancora senza il concorso della sinistra più radicale, effimera come sempre e di Verdi, mai stati Grünen, riesumati da un letargo ventennale, entrambi beneficiari di un’alleanza di  necessità con il  Pd. Inoltre, se molti agissero così, ne verrebbe un messaggio politico benefico proprio per il Pd: vi abbiamo votato non per convinzione ma per metodo razionale, dimostrando una sapienza politica che a voi è mancata. Perciò mai più con il partito qualunquista, capace di nulla e disponibile a tutto, e soprattutto avanti con Draghi, l’Europa, la democrazia occidentale.  Infine, quel voto differenziato sarebbe un modo di dimostrare che gli elettori possono decidere e rimediare all’insipienza e ai turbamenti infantili dei leader di tutti i partiti coinvolti, inetti al più adulto degli accordi elettorali, quello che gli stessi elettori persuasi delle ragioni di Calenda e Renzi possono realizzare nel voto combinato tra Camera e Senato.
Paolo Aquilanti

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