Lettere

Il patto fra Lega e il partito di Putin? “Nulla di strano” per Centinaio

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Dice Gianluigi Paragone, leader di Italexit, che raccogliere 750-1.000 firme ad agosto significa voler eliminare le forze antisistema, che immaginare di andare a votare senza il suo partito, che ha bisogno per l’appunto di avere delle firme per potersi presentare alle elezioni, significa voler soffocare il dissenso e che se il dissenso verrà soffocato senza trovare spazio in Parlamento certamente esploderà in piazza. Mi sfugge però un passaggio: ero rimasto alla dittatura sanitaria, ora siamo arrivati alla dittature delle elezioni anticipate?
Luca Martini

Al voto, al voto, al voto, basta casta, basta inciuci, basta giochini, fateci votare, portateci alle elezioni, ma no, dai, non così velocemente, un attimo solo, fateci organizzare, dateci una mano, un secondo, un istante, piano, si faceva per dire.

 


 

Al direttore - Citazione bastarda: “Le bugie [nella politica italiana] hanno ormai le gambe lunghe: si può dire che precorrano i tempi”. (Theodor W. Adorno)
Michele Magno


A proposito di gambe lunghe e gambe corte. Ero ieri mattina in televisione con Gian Marco Centinaio, uno dei volti più ragionevoli della Lega, e ho provato a ragionare con lui qualche istante su un tema che la Lega sembra non voler affrontare: i rapporti tra il partito guidato da Matteo Salvini e il partito guidato da Vladimir Putin. I rapporti in questione sono quelli messi, come sapete, nero su bianco in un accordo di cooperazione firmato nel 2017 da Salvini con il partito di Putin e rinnovati in modo incredibile e surreale nel marzo del 2022, durante la guerra. Ieri abbiamo chiesto a Centinaio, durante una diretta a “Omnibus” su La7, se quell’accordo di dieci punti non costituisse una qualche ragione di imbarazzo, persino di vergogna, e la risposta di Centinaio è stata la seguente. “Imbarazzo? Assolutamente no. Se è un contratto scritto in dieci punti è la cosa più chiara del mondo. Si legge il contratto e si vede cosa c’è e quali sono i rapporti tra la Lega e il partito (di Putin, ndr). Punto. Come ci sono rapporti con tantissimi altri partiti a livello internazionale”. Linea di difesa della Lega, dunque: l’alleanza con il partito di Putin è normale, nulla di strano, è un accordo come tanti altri, perché il partito di Putin è solo un partito come gli altri. Servono commenti?

 


 

Al direttore - Per me lo spartiacque “etico”, ancor prima che politico, è stato l’improvviso e ingiustificabile draghicidio. Il resto ne consegue. Ma non colgo incongruenze minori in chi dice di fare il liberale su un carro trainato dal leoncavallino Salvini.
Andrea Cangini, senatore di Azione

 


 

Al direttore - Per il presidente americano Joe Biden l’uccisione del capo di al Qaida al Zawahiri, significa che “giustizia è fatta”. Fatta la debita premessa che non ci si duole che un personaggio come al Zawahiri non sia più “parte” di questo mondo; aggiunta la soddisfazione che l’operazione si sia risolta senza coinvolgere altre persone; lasciando perdere, per il momento se la presenza di al Zawahiri in Afghanistan significa che il regime dei talebani era complice, o piuttosto ha operato per liberarsi di un imbarazzante ex alleato; fatto salvo tutto ciò, è sulla frase “giustizia è fatta” che per un momento ci si sofferma. No, non è stata fatta “giustizia”. Si è, semmai, fatta una cosa giusta, utile, necessaria. Giustizia però è altra cosa: è un processo, sono accuse, sono dibattimento, diritto di difesa, sentenza, sua applicazione. Giustizia è stato il processo di Norimberga; giustizia è stato il processo a Eichmann; giustizia sono stati i processi per i crimini nella ex Yugoslavia o in Burundi. Le operazioni del Mossad contro i terroristi palestinesi responsabili della strage a Monaco non sono state “giustizia”. Sono state cosa giusta, utile, necessaria, doverosa. Ma non “giustizia”. Credo che il significato delle parole non vada smarrito, e pur con le mille contraddizioni in cui ogni giorno ognuno di noi si dibatte, non si debbano mai perdere di vista i “fondamentali”. Giustizia non significa sempre “fare la cosa giusta”. Può anzi capitare che proprio la cosa “sbagliata” sia giustizia.
Valter Vecellio