
(foto Ansa)
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Sul fine vita meglio passare dal Parlamento che da un referendum
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - Perché non regalare una bandiera dell’Ucraina, magari da mettere sulle proprie scrivanie o altri luoghi ben visibili? Un piccolo gesto di solidarietà verso una nazione che in queste ore vive in presa diretta la paranoia razionale dell’ex agente Kgb. Cordiali saluti.
Ezio Dal Molin
Ottima idea.
Al direttore - Questa storia della possibile grande coalizione tra Pd e Lega, dopo le prossime elezioni politiche, non mi è chiara. Forse perché “ogni idea semplice viene sempre espressa nella maniera più complicata” (Arthur Bloch, “La legge di Murphy”).
Michele Magno
Vedere per credere cosa hanno fatto in Germania, negli ultimi anni, Cdu, Csu e Spd. Non è andata malissimo.
Al direttore - Secondo la vulgata televisiva, la Corte costituzionale non sarebbe in sintonia con l’opinione pubblica che invece spasimava per l’eutanasia. Se qualcuno obietta che in realtà il quesito si riferiva all’omicidio del consenziente, viene trattato come un azzeccagarbugli che cerca il pelo nell’uovo. Ma non eravamo la patria del diritto?
Giuliano Cazzola
Il quesito sull’eutanasia, e Giuliano Amato lo ha spiegato bene, avrebbe portato a un uso indiscriminato dell’omicidio. Tra una legge sull’eutanasia e un potenziamento delle cure legate al fine vita preferiamo la seconda legge piuttosto che la prima. Ma se proprio dovrà esserci una legge sul fine vita meglio vederla discussa in Parlamento, non decisa da un referendum.
Al direttore - Ha ragione l’editorialino del 18 febbraio secondo il quale i tassi sotto zero hanno vita breve. Quantomeno esiste una fondata probabilità che ciò accada, anche perché è da alcuni mesi che è iniziata la spinta tedesca a ridurre il carattere accomodante della politica monetaria, spinta favorita – bisogna dirlo – anche da una errata stima dell’aumento dell’inflazione che, in un primo momento, veniva ritenuto transitorio, assorbibile nei primi mesi dell’anno in corso, poi, poco a poco, è stato proiettato in avanti nelle previsioni, fino a interessare, per il rientro, il prossimo anno. Con tutte le possibili attenuanti, l’errore è stato però compiuto e non dovrebbe esserci remora ad affermarlo. Quando, molti anni fa, la competente struttura della Banca d’Italia sbagliò i calcoli, resi pubblici, ai fini della scala mobile, ciò fu detto subito ed è rimasto nella storia come un unico errore nelle stime redatte dall’istituto. Ma, proprio perché è in campo l’ipotesi della suddetta “vita breve”, occorre che ancor più agisca la politica economica e di finanza pubblica. Il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco ha sottolineato che, fino a quando non si verificheranno effetti dell’inflazione di secondo livello, soprattutto la rincorsa prezzi-salari, il compito di reagire è della politica economica, quella monetaria entrando in campo, appunto, solo in relazione a tali effetti. E allora come si appresta a reagire in maniera proattiva la politica economica? Questo è il “punctum dolens” in una fase quasi ormai preelettorale, con tutti gli altri problemi, non certo secondari considerando altresì gli impatti della grave crisi russo-ucraina. Con i migliori saluti.
Angelo De Mattia