Goffredo Bettini (LaPresse)

Lettere

La grande coalizione che si può fare, ma non si dice. Ci scrive Bettini

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Hanno dichiarato non ammissibile l’omicidio del consenziente. E quello dell’implorante?
Franco Debenedetti



Al direttore - Referendum: si può osservare che “ora” tutte le chiacchiere dei “delusi” per i quesiti bocciati lasciano un po’ il tempo che trovano, meglio sarebbe occuparsi: 1) che sia assicurata adeguata informazione per i referendum rimasti; 2) che il Parlamento per evitarli non vari, come accaduto in passato, leggi truffa; 3) che non manchi il quorum. Suona curioso che nelle tv pubbliche e private si parli “ora” di due referendum bocciati, eutanasia e droghe leggere (potevate farlo prima); al tempo stesso non si discute degli altri cinque ammessi, promossi da Partito radicale e Lega, se non in rare trasmissioni dove intervengono magistrati contrari: i Davigo, i Di Matteo; e chissà perché non i favorevoli: i Nordio, i Lupacchini. A proposito dei referendum “bocciati”: curioso che quasi tutti mostrino di dolersi per l’inammissibilità dei due quesiti eutanasia e droga (la Corte impedisce al popolo sovrano di esprimersi direttamente); e pochissimi per quello sulla responsabilità del magistrato (la mancata possibilità di esprimersi, in questo caso è accettabile?).
Valter Vecellio

Chi sogna di combattere le storture prodotte dal processo mediatico oggi non può non dire e non può non sostenere una cosa semplice, che meriterebbe di trovare spazio a reti unificate: viva i referendum sulla giustizia.


 

Al direttore - Domenica sera su Rai3, nel corso della trasmissione “Che tempo che fa” condotta da Fabio Fazio, con la presenza, tra gli altri, di Annalisa Cuzzocrea e di Claudio Cerasa si è discusso sulla mia presunta ipotesi di un governo tra il Pd e la Lega dopo le prossime elezioni politiche. L’equivoco si è diffuso nei giorni scorsi a causa di un titolo del Foglio che non corrispondeva al mio pensiero, espresso nell’intervista da me concessa sullo stesso giornale al bravissimo Carmelo Caruso. Non mi va di ribattere ad alcune falsificazioni messe in campo da alcuni commentatori talmente modesti e dediti all’insulto che ritengo inessenziali in qualsiasi dibattito. Invece, siccome stimo molto Fazio, Cerasa, Cuzzocrea, con simpatia e rispetto sento il bisogno di un’ulteriore puntualizzazione.
Non ho mai proposto un governo tra il Pd e la Lega. Nel corso di un ragionamento molto più ampio ho semplicemente affermato che per il sistema politico italiano servirebbe una legge elettorale di stampo proporzionale. In questo quadro il Pd è indubbiamente l’architrave di un campo di governo progressista. A questo campo appartiene ormai stabilmente, qualsiasi sia l’evolversi del suo confronto interno, il Movimento 5 stelle, che Conte ha già profondamente trasformato in forza europeista e di governo. Per quanto riguarda le forze che si definiscono di centro o liberali, allo stato attuale alcuni pongono pregiudiziali antiunitarie. Addirittura Calenda dice di voler distruggere il Movimento 5 stelle. Vedremo come in questa area ancora molto frammentata si svilupperà un’autonoma riflessione. Ma non vi è dubbio che il “campo largo” significa che ognuno che partecipa ad esso rinuncia a veti ideologici o a sprezzanti giudizi nei confronti dei possibili alleati. Nello schema proporzionale, che io prediligo, ho auspicato che nel campo del centrodestra, nettamente alternativo a quello del Pd, si sviluppi tuttavia un soggetto politico anch’esso pienamente europeista e fedele alla Costituzione italiana. In questo senso sarebbe positiva una trasformazione profonda di quell’area che attualmente è occupata da due forze politiche in difficoltà di prospettiva: Forza Italia e la Lega di Salvini. Ho anche sottolineato che questa evoluzione non solo non è scontata, ma notevolmente difficile. Ciò non toglie che spingere per una generale civilizzazione del confronto politico darebbe una stabilità maggiore alla Repubblica e andrebbe incontro agli auspici dell’Europa. Alla domanda se, sempre nello schema proporzionale prima ricordato (e anch’esso per nulla scontato in quanto nei prossimi mesi non appare facilmente alla portata una nuova legge elettorale) ci fosse stato un pareggio tra il campo largo al cui centro c’è il Partito democratico e un soggetto conservatore culturalmente e politicamente nuovo, si potrebbe valutare, come è avvenuto in Germania, una grande coalizione fondata su un programma contrattato, definito nei dettagli, impegnativo per tutti. Dunque è chiaro che non auspico alcun governo con l’attuale Lega; che penso sia necessaria una competizione netta, seppure democratica e non destabilizzante da un punto di vista democratico qualsiasi risultato essa possa determinare; che solo nella remota ipotesi di scuola ci dovesse essere un pareggio tra questi contendenti si potrebbe valutare un governo di compromesso repubblicano. Come si può, sulla base di questo ragionamento che ho svolto nella maniera più lineare, discutere sul fatto: “Bettini vuole fare l’alleanza con la Lega dopo le elezioni del ‘23”? La politica italiana è già tanto complicata; forse, anzi sicuramente, sviluppo ragionamenti con metodo vecchio, anzi antico. Mi piace la complessità della politica. Sconto, quindi, per mio difetto, qualche volta, l’incomprensione. Di questo mi scuso e chiedo la pazienza di non fare sintesi fuorvianti delle cose che dico: quando giungono da personalità del mondo dell’informazione di grande spessore e autorevolezza, mi dispiace un po’.

Goffredo Bettini 

 

Caro Bettini. Nessuna sintesi fuorviante. Carmelo Caruso le ha chiesto: “E se Pd e Lega alle prossime elezioni pareggiassero?”. Lei ha risposto: “Come in Germania si tenterebbe la strada della grande coalizione con un compromesso trasparente. Salvini ha l’occasione di fare della Lega con pezzi di FI, l’equivalente del Pd nel campo della destra”. E’ una risposta saggia e coraggiosa oltre che esplicita. Una risposta che non esclude uno scenario che oggi appare più auspicabile: in caso di stallo, immaginare come una soluzione non impossibile una grandissima coalizione anche nella prossima legislatura. La grande coalizione sta costringendo tutti i partiti che ne fanno parte a fare i conti con i propri tabù. E il fatto che anche un patto tra nemici non sia più un tabù è un punto di forza della nostra democrazia. Da rivendicare, non da nascondere.

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