(foto Ansa)

lettere

Caro Cesaratto, l'Italexit non è una grande chance, è una sciocchezza

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Vaffanpartito!
Giuseppe De Filippi


 

Al direttore - Conte: ci mandiamo affanculo oggi per poterci riabbracciare domani. 
Alessio Viola 


 

Al direttore - Pensando alla lettera dei 150 economisti contro Riccardo Puglisi e Carlo Stagnaro: “E vi garantisco che uno sciocco colto è più sciocco di uno sciocco ignorante” (Molière).
Michele Magno


 

Al direttore - Caro Cerasa, in un articolo sul suo giornale (25 giugno) mi si dà dell’estremista e aperto sostenitore dell’Italexit. Veramente mi considero un riformista socialdemocratico, magari un po’ vecchio stampo, ma questo appare oggi come estremismo. Circa l’Italexit, ho sempre sostenuto che l’Italia avrebbe più chance fuori dall’euro, ma che uscirne è un bel problema. Ho dunque sempre detto che un’uscita dalla moneta unica sarebbe potuta scaturire solo da una forte crisi finanziaria dello stato – quale è ancora possibile se tendenze estremistiche emergessero in Europa nei prossimi mesi. E ho sempre tenuto una posizione realista, dunque pessimista, sulle possibilità di un’evoluzione federale dell’Europa. Le ricordo infine come il padre fondatore del suo quotidiano, nel lontano 1° novembre 2011, mi premiava (ben meritatamente credo!) per aver auspicato quello che ebbe luogo pochi mese dopo, il “whatever it takes” di Draghi (che proprio allora assumeva la carica di presidente della Bce). Ecco l’annuncio ancora oggi leggibile online: “Nuovi premi giornalistici del Foglio. Premio: frase più importante dell’anno. Vince Sergio Cesaratto, che sull’Unità ha il coraggio di dire alla sinistra la verità sull’Europa e il nostro debito”. La frase: “Possiamo ben dire che è questa Europa che sta facendo esplodere il debito italiano e non viceversa. Al popolo della sinistra va detta la verità!”. La sera Ferrara ne parlò anche a “Radio Londra” (Rai1). Divertente vero? I facinorosi sono altri, mi creda, e li cerchi tra alcuni dei consulenti la cui nomina critichiamo.
Cordialmente.
Sergio Cesaratto

 

Caro professore, nel 2011 lei aveva molte ragioni e il suo premio fu più che meritato (dobbiamo ancora festeggiarlo insieme: quando vuole la aspettiamo). Dieci anni dopo, però, l’Europa è cambiata molto e proprio rispetto ai cambiamenti dell’Europa sarebbe stato lecito aspettarsi anche da lei un cambiamento di approccio. Ci si sarebbe aspettati, per esempio, sentirle dire non che l’Italia fuori dall’euro avrebbe più chanche per essere grande (per anni, come ricorderà, dopo il 2011 lei ha detto che l’euro è una trappola per topi) ma dire che proporre l’Italia fuori dall’euro è una sciocchezza. Pertanto la sua, più che una precisazione, ci sembra una conferma della tesi del nostro articolo. E come dice Luciano Capone, l’estremismo, un po’ come la bellezza, è negli occhi di chi guarda. Per tutto il resto, le consiglio di leggere oggi il commento prezioso di Michele Salvati. Dovesse cambiare idea, sulla lettera che lei ha firmato, siamo pronti a darle un altro premio. Un caro saluto.


 

Al direttore - Per dimostrare quanto sia indecorosa l’ukase dei 150 economisti contro la “sporca cinquina” neoliberista, intrufolata nel Nucleo tecnico per il coordinamento della politica economica del Dipe, basterebbe chiedere a ognuno di loro quante lettere di protesta avrebbe firmato se, ai tempi del Conte 2, qualcuno avesse criticato, magari per ragioni opposte, la prestigiosa consulenza  di Mariana Mazzucato a Palazzo Chigi.
Giuliano Cazzola


Al direttore - A proposito dell’articolo che preannuncia un mio imminente  “cambio di partito”, sento il bisogno e il dovere di chiarire la mia posizione rispetto alla politica, in modo particolare quella cittadina. Ho creduto con tutto me stesso nel Pd. Il Pd del Circo Massimo, il Pd che con Veltroni e Franceschini andò a Barbiana a rendere omaggio  a Don Lorenzo Milani. Non mi ci sono più riconosciuto nel momento in cui ho capito che quel partito che avevo sognato stava diventando qualcosa di diverso. Non credo avrò mai più  tessere di partito in tasca. E non mi candiderò a nulla. Faccio altro nella vita e quello che faccio mi piace e mi appassiona. E cerco di dare il massimo mettendo il civismo al centro della mia esistenza. Ma amo Roma, per questo sostengo coloro che credo siano più adatti a governarla. Tutto qui. Dispiace che pur avendo  scelto appunto di fare altro nella vita, lontano dalla politica attiva,  si senta il bisogno di attaccarmi ancora  etichette. Buona vita a tutti e soprattutto a Roma.
Paolo Masini

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