Lavoro e giustizia. Che si fa? Oltre l'Europa c'è di più, caro Pd

Al direttore - Huffington Post dice che si allontana il tormentone della crisi politica, e tutto agosto che si fa?

Giuseppe De Filippi

 

Al direttore - La maggioranza dovrebbe cogliere l’occasione del rinnovo degli uffici di presidenza delle commissioni parlamentari per un cambio di atteggiamento nei confronti delle opposizioni, offrendo loro l’elezione di alcune presidenze. Bisogna avere la capacità di trasformare le difficoltà (che indubbiamente ci sono nella maggioranza) in opportunità. Intendiamoci, la maggioranza ha tutto il diritto di eleggersi i presidenti delle commissioni, ma oggi siamo dinanzi a una situazione particolare e solo con il contributo e la responsabilità di tutti si può assicurare l’indispensabile buon funzionamento dell’istituzione parlamentare. Non si tratta di prefigurare nuove maggioranze o governissimi, anzi, ma solo di riconoscere l’eccezionalità del momento. D’altra parte, i poteri di un presidente di commissione sono piuttosto limitati e le decisioni organizzative delle attività della commissione sono comunque assunte in ufficio di presidenza, dove vige il principio di maggioranza. E in questi mesi, diverse importanti commissioni sono state già presiedute da esponenti della Lega, ora all’opposizione, senza che si siano registrati particolari problemi. Mi auguro che questa mia piccola proposta possa essere considerata, sia dalle forze di maggioranza che da quelle di opposizione.

Elio Vito

 

Al direttore - “Il Pd è malato di immobilismo”, sintetizza il titolo del pezzo di Luciano Capone uscito sul Foglio. Credo che in generale non sia così (e argomenti a supporto ce ne sono, dalla nuova linea del paese verso l’Europa all’esito della vicenda Autostrade. E si potrebbe continuare). Mi limito al settore che seguo più da vicino, la giustizia. E’ vero, siamo riusciti solo a modificare in parte la brutta riforma della prescrizione del governo Lega-5 stelle, ma anche su nostra spinta il Consiglio dei ministri ha approvato la riforma del processo penale che ha iniziato il suo cammino alla Camera. Tra gli effetti, ci sarà anche quello di far durare i tre gradi di giudizio cinque-sei anni. Sarebbe una rivoluzione. E anche il tema della prescrizione sarebbe radicalmente – e auspicabilmente – ridimensionato. Al Senato sta procedendo l’esame della riforma del processo civile. Anche qui, tra misure legate al procedimento, rafforzamento del processo telematico e molto altro, si potrebbero dare alla giustizia civile italiana standard europei. Una riforma vera, per i cittadini in carne e ossa, le imprese, gli investitori. La prossima settimana il Consiglio dei ministri approverà la riforma del Csm, tappa importante di un serio lavoro svolto dal ministro con la maggioranza (ma anche con prime consultazioni con le opposizioni), con esperti, componenti della giurisdizione. L’obiettivo è favorire la riconquista di una piena credibilità della magistratura, superando le cause delle degenerazioni correntizie e carrieristiche. Rafforzando separazione delle funzioni, criteri di merito e valore reale delle performance nelle attribuzioni degli incarichi. E molto altro ancora. Difendendone naturalmente autonomia, indipendenza, separazione dei poteri. Comunque ora la parola sarà al Parlamento. Da ultimo, riprenderemo la riforma dell’ordinamento penitenziario, sulla base di quanto raggiunto durante la guida di Andrea Orlando al ministero. E’ vero, nonostante il suo impegno (e quello della commissione Giustizia della scorsa legislatura) non riuscimmo a percorrere l’ultimo miglio. Poi, con al governo quelli del “marciscano in galera”, “buttiamo via la chiave”, la riforma fu accantonata. Ora è il tempo di tornare a investire davvero nelle pene alternative, nella messa alla prova e in detenzione carceraria tesa al recupero e al reinserimento. Ciò non è solo investire in umanità, ma anche in sicurezza: chi dopo la pena esce dal carcere risocializzato, recuperato, con un diploma e un mestiere in mano non torna a delinquere. Si può, si deve fare. C’è dell’altro su cui si sta lavorando. Ma ho citato quattro temi cardine il cui percorso è l’esatto contrario dell’immobilismo. Un percorso che, al suo termine, migliorerebbe il paese, facendolo uscire da quel clima di “opposti estremismi” (giustizialismo penale e garantismo usa e getta, che, rispettivamente, sono il contrario di una concezione costituzionale della giustizia e di un serio rispetto di garanzie e diritti). Un clima che, con la giustizia usata da più parti come una clava, ha generato immobilismo e mancanza di riforme. Si potrebbe discutere a lungo su cause e precise responsabilità di questi ultimi decenni. Per l’oggi e per il domani un dato però è per noi del Pd chiaro: fare, presto e bene, queste riforme. Contro ogni immobilismo.

Walter Verini, responsabile Giustizia Pd

Sui temi della giustizia questa maggioranza di tutto può essere accusata tranne che di una cosa: aver peccato di immobilismo. L’abolizione della prescrizione è una legge dello stato. Il resto sono solo belle parole. Lo sono sulla giustizia e lo sono purtroppo anche sul lavoro. E ci chiediamo, Europa a parte, che non è poco, che ci stia a fare il Pd al governo se sui temi del lavoro (Anpal, Reddito di cittadinanza, quota 100) ha scelto di dare al M5s una delega in bianco.

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