(foto LaPresse)

Il cortocircuito degli anti europeisti sul Mes. Ci scrive F. Cattaneo

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

 

Al direttore - Ieri due giovani di 15 e 16 anni a Terni hanno perso la vita per aver assunto metadone fornito da un tossicodipendente di 41 anni. Il metadone è un farmaco sicuro quando utilizzato dai tossicodipendenti, ma può diventare letale se viene assunto da persone prive di tolleranza agli oppioidi. Per una persona priva di tolleranza, anche l’equivalente di un cucchiaio (30-40 mg) può risultare letale con una morte che arriva nel sonno. Come dimostra questo ennesimo caso, l’età del primo contatto si sta abbassando notevolmente: per il consumo di alcolici è tra gli 11 e i 14 anni, mentre per le sostanze stupefacenti tra i 12 e i 15 anni. Alla temibile eroina (che è ritornata in auge), si arriva intorno ai 14-15 anni. I casi di Alice, Desirée e la morte di questi due giovanissimi, ci dimostrano che i nostri ragazzi si espongono da soli a rischi enormi, in contesti di spaccio che raramente sono in grado di gestire. Il nodo cruciale è come ridurre la “domanda”: non esistono progetti di prevenzione strutturati, non esistono progetti di prossimità con educatori di strada che sappiano supportare o orientare e il lavoro nelle scuole è pressoché inesistente. La risposta dello stato deve essere forte e integrata: prevenzione, riduzione del danno, contrasto del traffico, cura e recupero non possono più essere pensati da soli, serve un tavolo integrato in cui gli operatori di polizia discutono con gli operatori del territorio, dei Sert e delle comunità.

Andrea Zirilli


Al direttore - Abbiamo letto con attenzione e interesse l’articolo di ieri pubblicato sul suo giornale dal titolo “ecco il nome di Salvini per Roma, Cattaneo sindaco” e ci vediamo costretti ad alcune precisazioni. Primo: nessuno ha nemmeno ventilato a Cattaneo la proposta di fare il sindaco di Roma, da nessuna parte politica. Ed è giusto che sia così perché Cattaneo, che forse è meglio definire un imprenditore e manager piuttosto che un affarista politico, francamente ingeneroso, ha un compito ancora da svolgere all’interno di Italo, che ha contribuito a far crescere e che a reso un esempio di cosa vuol dire la competizione. Non solo, il suo ruolo come detto è quello di imprenditore, il cui patrimonio sicuramente è cresciuto grazie al suo lavoro di oltre 20 anni e non grazie alle buone uscite, e sta lavorando a nuove interessanti iniziative, tra le quali l’ingresso in politica non è contemplato. Per ultimo, a pensar male si fa peccato, come diceva Andreotti, e la mia stima per il vostro giornale mi fa credere a priori alla vostra buona fede. Ma, si sa, le polpette avvelenate girano e a volte inconsapevolmente se ne assaggia una: spesso interessi politici che celano meno virtuosi interessi economici possono muovere venticelli falsi e utilitaristici. La prossima volta con una semplice telefonata all’oggetto dell’articolo si possono evitare strascichi.

Un saluto cordiale.

Antonella Zivillica, Relazioni esterne Italo 

 

Sappiamo bene che Flavio Cattaneo è un grande manager. Ed è proprio per questo che c’è qualcuno, in politica, che sogna, come si sarebbe detto un tempo, una sua discesa in campo a Roma. Grazie e buon lavoro.


Al direttore - Ma se a Salvini proponessero un mutuo agevolato con un tasso dello 0,2 per cento direbbe di no o sì? Il Mes, caro direttore, in fondo è tutto qui. Facile fare i sovranisti con i soldi degli altri. Che poi sono i nostri.

Luca Martoni 

 

Questo dibattito relativo al Mes sta diventando assurdo. Per almeno due ragioni. La prima ragione ha a che fare con le stupidaggini che i sovranisti continuano a dire sul Mes e ieri il Foglio ha pubblicato una pagina intera con tutte le Q&A offerte dal Mes a proposito della linea di credito concessa dal Mes per le spese sanitarie. E alla domanda “Ci sono condizioni associate?”, rispetto a questa forma di prestito, il Mes risponde così: “L’unico requisito per accedere alla linea di credito sarà che gli stati membri dell’area dell’euro che richiedono assistenza si impegnino a utilizzare questa linea di credito per sostenere il finanziamento interno dell’assistenza sanitaria diretta e indiretta, i costi relativi alla cura e alla prevenzione dovuti alla crisi Covid-19”. La seconda ragione, invece, è che ciò che i sovranisti all'amatriciana non hanno capito è che dire di no al Mes e dire di sì al Recovery fund non è il modo migliore per dribblare il tema delle condizionalità. Per una ragione semplice: i 172 miliardi del Recovery previsti per il nostro paese (di cui 82 a fondo perduto) non arriveranno a pioggia ma arriveranno a condizione che l’Italia faccia proprie le raccomandazioni della Commissione. In sostanza: i soldi che l’Italia non vuole sono quelli senza condizioni, i soldi che l’Italia vuole sono quelli con le condizioni. Se sono questi gli antieuropeisti, avercene!

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