Un manifestante a Seattle (foto LaPresse)

Le derive anti razziste e i silenzi liberal sul disastro di Seattle

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - L’interessante inchiesta di Giulio Meotti sull’antirazzismo utilizzato come nuova forma di manipolazione estremista delle coscienze riferisce una dichiarazione dello storico Thierry Wolton, il quale commette però un errore. Wolton attribuisce ai marxisti-leninisti la frase “Chi non è con me è contro di me” che, invece, è stata pronunciata da Gesù, stando almeno al Vangelo di Matteo. Questo per dire che il radicalismo ideologico, spesso utile alla conquista e alla gestione del potere politico, ha radici lontane e conturbanti. Che, come mostrano le storie del Pantheon e di Santa Sofia, appartengono a noi come ad altri. Immaginare la rinascita del comunismo dietro Black Lives Matter e l’iconoclastia alla moda non è un po’ esagerato?

Massimo Mucchetti

Il punto, caro Mucchetti, non è la rinascita del comunismo (quella frase è stata pronunciata anche da Lenin, in un’accezione se ci consente molto diversa rispetto a quella di Gesù), ma è qualcosa di più inquietante: è l’idea che gli unici a non accorgersi della deriva estremista assunta da alcuni movimenti antirazzisti siano proprio coloro che stanno cercando di trasformare il Black Lives Matter in una battaglia contro i nemici del pensiero progressista. Gli stessi, per capirci, che a Seattle sognavano di rivedere nascere la Comune di Parigi, con autogestione, pacifismo, no law, no cops, e che dopo dieci giorni hanno iniziato a iniziare a spararsi tra di loro.

 

Al direttore - “Nell’amore come nell’arte la costanza è tutto. Non so se esistano il colpo di fulmine o l’intuizione soprannaturale. So che esistono la tenuta, la coerenza, la serietà, la durata”: Ennio Morricone, musicista geniale, sapeva usare le parole come le note.

Michele Magno

 

Al direttore - Condivido molti punti del testo sul Mes, seguito da autorevoli firme. Penso, però, che sia eccessiva la qualifica di “balle” appioppata alle osservazioni sulla condizionalità dei prestiti. Trattato e Regolamenti prevedono per tali finanziamenti l’osservanza di condizioni. Si scrive che la Commissione ha garantito che queste norme non troveranno applicazione. Ma chi, discutendosi per di più di una materia che avrà un lungo svolgimento temporale, può ritenersi soddisfatto da assicurazioni di un organo che, per primo, è tenuto a osservare le norme della “fonte superiore”? Una materia nella quale il ruolo degli stati è particolarmente importante? Chi, per esempio in Italia, si accontenterebbe di una dichiarazione di uno-due membri del governo secondo la quale non si applicherà una data legge o, addirittura, una norma costituzionale che, invece, andrebbero applicate? Saremmo arrivati alle norme ad libitum? Ciò, naturalmente, non significa rinunciare al Mes, ma comporta che ci si convinca della necessità che sia adottato un atto avente forza giuridica, nella gerarchia delle fonti, pari a quelli ai quali si deroga. Una scelta del genere ridurrebbe anche l’importanza delle altre critiche che riguardano il presunto stigma e la “seniority” del credito del Mes. Se non si procede lungo tale strada che ridimensionerebbe le opposizioni, una ragione ci dovrà pur essere. E non è uno spettacolo esaltante quello di un presidente del Consiglio, novello “cunctator”, da mesi temporeggiatore, concentrato verosimilmente nel tentativo di aggregare le forze della maggioranza su questo argomento, ma senza porsi il problema dei contenuti e, soprattutto, quello giuridico-istituzionale ora accennato. Con i più cordiali saluti.

Angelo De Mattia

 

Al direttore - E’ auspicabile che l’attività della prof.ssa Milena Santerini, recentemente nominata quale responsabile nazionale per la lotta contro l’antisemitismo, renda l’antisemitismo un tema definito in modo universale e accettato a tutti i livelli della società. Di particolare importanza sono l’educazione dei giovani, il ruolo dei media, l’azione delle forze dell’ordine e della magistratura e l’attività dei corpi intermedi rappresentativi della partecipazione democratica, quali i partiti politici.

 

E’ necessario diffondere l’applicazione della definizione di antisemitismo dell’Ihra (International Holocaust Remembrance Association), la cui importanza è duplice. La definizione Ihra fissa dei parametri univoci con cui si delinea l’antisemitismo e lo si equipara all’antisionismo, smarcandosi così da equivoci e misinterpretazioni. La definizione va adottata nella sua interezza, compresi gli 11 esempi esplicativi. Essi coprono punti profondamente critici ed esaustivi, offrono protezione alle comunità ebraiche da attacchi retorici e fisici e difendono il diritto degli ebrei all’autodeterminazione. I maggiori partiti politici nel Regno Unito hanno aderito alla definizione Ihra; anche il Labour Party che ha giudicato i tentati distinguo di Jeremy Corbyn “inaccettabili”. Per questo segnalo l’importanza di quanto fatto dal Partito repubblicano italiano-Pri (il partito politico più antico d’Italia, fondato il 21 Aprile 1895). Il segretario politico nazionale Corrado de Rinaldis Saponaro ha voluto che il Pri fosse il primo partito politico a sottoscrivere per intero la definizione Ihra. Tra i valori fondanti della Repubblica sono prominenti l’uguaglianza di diritti, la libertà di religione e la non discriminazione. E il Partito della repubblica non si è sottratto dalla responsabilità di battersi ancora una volta per la libertà e contro le divisioni dell’umanità.

Barbara Pontecorvo, presiedente Solomon-Osservatorio sulle discriminazioni

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