Bertolaso, la vera cricca è quella di procure e giornali al servizio dei pm

Le lettere dei lettori al direttore del Foglio Claudio Cerasa

Al direttore - Indagini che crollano, processi che franano. Chiamate Bertolaso!

Giuseppe De Filippi

   

Ieri il tribunale di Roma, nell’ambito del famoso processo legato agli appalti del G8 della Maddalena, il processo del secolo, ha condannato niente meno che quattro persone. Dicasi quattro. Altre dieci persone sono state assolte e prescritte. Era il famoso processo sulla “cricca” e nella requisitoria i pm parlarono “di uno dei più gravi casi di corruzione nell’Italia dal Dopoguerra”. Nel 2010, per questa inchiesta, Guido Bertolaso, il miglior capo della protezione civile mai avuto dall’Italia, fu costretto a dimettersi (anche se poi il Cav. respinse le dimissioni). Otto anni dopo la notizia dell'assoluzione di Bertolaso, come sempre, finirà in un box a pagina ottanta sugli stessi giornali che lo hanno infangato per anni a pagina uno. Come spesso capita la vera cricca, purtroppo, è quella formata dai magistrati ideologizzati e i gazzettieri delle procure al loro seguito, e a volte al loro guinzaglio.


  

Al direttore - In tutte le democrazie i leader politici si confrontano in televisione prima delle elezioni. In Italia ciò è avvenuto in passato, ma pare che a questo giro non sia previsto. A noi sembra un'occasione persa e per questa ragione abbiamo lanciato un appello ai leader ad accettare almeno un dibattito tv prima del 4 marzo (si trova sul sito www.voltaitalia.org). Cosa ne pensa?

Giuliano Da Empoli

  

In un sistema proporzionale, definire chi è il candidato premier è complicato – e in questa campagna elettorale ci sono anche partiti che si candidano senza fingere neppure di avere un candidato premier, per esempio Forza Italia. Ma un confronto prima del 4 marzo tra Renzi, Di Maio, Salvini, Meloni, Grasso e Berlusconi sarebbe un sogno. Dunque, sì. Viva il confronto.


  

Al direttore - Classe dirigente neutrale? In Italia non esiste, in politica e nell’economia e nel sociale e nella nostra cultura il “neutrale”. Il costume corrente è quello o del militante, variamente interessato e impegnato o dell’opportunismo attendista e ipocrita che permetta, che dia le prospettive di salire sul carro del vincitore, e qui sta il bello: chiunque sia. La cosa in fondo è semplice, ”... perché nessun pezzo da novanta della classe dirigente italiana sia ancora sceso in campo per dire in modo esplicito che il Movimento 5 stelle è un pericolo per l’economia e per la democrazia...” da capire. Siamo ancora al “Franza o Spagna, purché se magna”. Semplicemente: nel caso sono pronti, disposti a fare affari con lui. Sconfortante? Certo come lo è che solo il Foglio cerchi di aprire gli occhi agli elettori.

Moreno Lupi

  

Mai come oggi, come abbiamo scritto ieri, essere neutrali di fronte al Movimento 5 stelle significa aver già fatto una scelta di campo, molto precisa.


    

Al direttore - Se quella di scegliere i vincitori e salvare i perdenti era un’insana idea, come chiameremo quella del governo, proprietario dell’incumbent Trenitalia e della rete Rfi, di “suggerire” ai consiglieri del newcomer Italo, riuniti in consiglio come devono decidere del loro futuro? Prepotente? Arrogante? In ogni caso dimostrazione al mondo intero che in Italia c’è sempre chi si arroga il potere di interpretare a modo suo i limiti che l’art. 41 della Costituzione mette alla libertà dell’iniziativa economica privata.

Franco Debenedetti


  

Al direttore - E’ certamente interessante l’accordo pilota raggiunto dai metalmeccanici del Baden-Württemberg in materia di flessibilità dell’orario. Si tratta di una normativa complessa che affronta un’ampia casistica di situazioni. Attenzione, però, a non cadere in antiche rimembranze nostalgicamente sessantottine del “lavorare meno, lavorare tutti’’. In Italia non siamo all’anno zero, almeno per quanto riguarda l’assistenza ai famigliari disabili. La legge n. 104/1992 (e successive modificazioni) concede, a tale titolo, permessi retribuiti ai lavoratori dipendenti pubblici e privati. Ma nei due grandi settori del mondo del lavoro si fa un uso diverso di questo diritto. I beneficiari dei permessi retribuiti (dati 2015) nel settore privato erano circa 450 mila con un costo per l’Inps di 1,3 miliardi. Nel settore pubblico si può stimare che i permessi retribuiti, a vario titolo, per assistere le persone in disabilità grave siano fruiti da circa 440 mila soggetti e quindi molto più diffusi in termini relativi (fino a 6 giorni nel pubblico contro 1,5 nel privato) con un costo stimabile in oltre un miliardo di euro ai quali si aggiungono altri 600 milioni circa se si includono anche i congedi straordinari usufruiti sulla base di altri specifici provvedimenti.

Giuliano Cazzola

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