Pensare a un Woodcock a Los Angeles. Trump, l'Unesco e Israele patrimonio dell'umanità

Al direttore - Pensa la rabbia di Woodcock a non avere competenza su Los Angeles.

Giuseppe De Filippi

 

Woodcock no, magari Trani sì!

 

Al direttore - Donald Trump: “(Un)esco’’.

Giuliano Cazzola

 

Trump, per una volta, ha fatto una cosa di buon senso, e resta un mistero perché ci siano ancora così tanti paesi di buon senso, come l’Italia, che di fronte a un’agenzia delle Nazioni Unite che definisce Israele una “potenza occupante” a Gerusalemme e che assegna all’islam e ai palestinesi la sovranità della tomba dei patriarchi a Hebron, dove sono seppelliti Isacco, Giacobbe e alcune delle loro mogli, negando i legami con la tradizione ebraica di quello che è considerato il secondo luogo più sacro dell’ebraismo, restino lì fermi senza fare nulla. L’Unesco, da anni, è la capofila di una Shoah culturale contro lo stato ebraico e ci sarebbe solo una condizione affinché possa dimostrare di aver cambiato direzione: dichiarare Israele patrimonio dell’umanità. Se si volesse davvero dare un senso alla sua spallata (giusta) all’Unesco forse converrebbe partire da qui.

 

Al direttore - La commissione parlamentare di inchiesta sulle banche, di cui sul Foglio del 13 ottobre si scrive in un editorialino, avrebbe una grande opportunità. Poiché i due organi della specie a grande distanza precedenti (la “Sindona” e quella sulla Bnl di Atlanta) non produssero rimarchevoli risultati, essendo stata opera dell’Autorità giudiziaria, unitamente alla Banca d’Italia, la evidenziazione e il perseguimento delle gravi responsabilità, tenendo conto delle differenze tra le due vicende, nonché l’indicazione delle modifiche da apportare alle normative coinvolte, la commissione che ora sta decollando difficilmente potrebbe attestarsi a un livello inferiore. Tuttavia le rilevanti differenze di posizione esistenti all’interno della stessa commissione e i diversi intenti perseguiti dai gruppi politici in una fase che è preelettorale, in una con i tempi ristretti a disposizione, fanno sorgere dubbi e, comunque, esigono che il presidente Pier Ferdinando Casini (con l’ufficio di presidenza) impieghi tutta la sua esperienza e competenza nella conduzione di organi collegiali affinché anche di questa terza inchiesta parlamentare in materia bancaria non si possa poi dire “desinit in piscem”. Sarà già un iniziale successo se si riuscirà a evitare che dei lavori ci si serva per finalità non corrette o, peggio ancora, distorsive, a partire dalla questione, del tutto estranea, della nomina-riconferma del governatore della Banca d’Italia e per azioni e reazioni – proprie di una battaglia politica ma non di un organismo che ha i poteri dell’Autorità giudiziaria – per i casi di vere e presunte sponsorizzazioni partitiche nel settore. Occorrerà che si impongano, anche nel versante delle proposte di riforma da prospettare, valutazioni fondate su rigorose competenze tecniche, finanziarie e giuridiche facendo parlare i fatti, alla luce di una tale garanzia di oggettività, cruciale soprattutto quando si apra la pagina delle responsabilità. Le pur necessarie considerazioni politiche, considerato che si tratta di una inchiesta, non potranno collidere con le predette valutazioni. Fondamentali sono gli specifici criteri, da definire preventivamente in maniera oggettiva, sulla cui base si agisce, per esempio per le testimonianze, relativamente al periodo dal 2007 a oggi, che non possono essere escluse per nessuno all’epoca coinvolto, anche se ora rivesta un’altra carica. E’, allora, azzardato sperare che non si verifichi il classico “non c’è due senza tre” con riferimento alle precedenti commissioni? Per ora ritengo di no. Con i più cordiali saluti.

Angelo De Mattia

 

Sono totalmente e ferocemente contrario alla commissione sulle banche non perché possa portare a chissà quale particolare tipo di esito imbarazzante ma perché le motivazioni che si trovano alla base di questa scelta sono un condensato di demagogia. Non so se la commissione sulle banche era nata per mettere in difficoltà Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia, ma credo che questo rischio non ci sarà: martedì prossimo il Consiglio dei ministri dovrebbe discutere del rinnovo del governatore e da martedì la riconferma di Visco dovrebbe diventare certezza.

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