Riflessioni sul calo delle bollette di elettricità e gas

Rivista Energia

Alberto Clò commenta la recente riduzione dei prezzi di elettricità e metano sul mercato tutelato deciso dall'Autorità. Le lezioni che si possono trarre per il futuro

La decisione dell’Autorità di ridurre dal 1° aprile dell’8-9 per cento i prezzi di elettricità e metano sul mercato tutelato, offre lo spunto per alcune riflessioni sulla volatilità dei prezzi, sul loro effetto sulla domanda, sui processi concorrenziali che si consolideranno nei mercati finali.

 

La prima – sgombrato il campo dall’illazione che derivasse da pressioni della politica e non già dall’applicazione dei criteri fissati da tempo dal regolatore – attiene alla forte oscillazione che i prezzi di queste due fonti vanno manifestando da qualche tempo.

 


I forti cali decisi da poco seguono i forti rialzi del 2018: +11,4% nell’elettricità e +13,6% nel metano


 

I loro forti cali decisi dall’Autorità seguono infatti gli ancor più forti rialzi dello scorso anno quando aumentarono mediamente dell’11,4% nell’elettricità e del 13,6% nel metano. Conseguenza del fatto che nei loro criteri di fissazione si è inopportunamente accentuata anni fa (qui sì su pressione della politica) la componente del mercato a breve del metano, per sua natura volatile, che influenza i correlati prezzi dell’elettricità. 

 

La storia insegna che nell’energia l’instabilità è la peggior bestia che possa esservi perché acuisce l’incertezza specie sul versante degli investimenti. Deciderli (o non deciderli, dilazionandoli o cancellandoli) è scelta molto rischiosa data l’imprevedibilità dei ritorni conseguibili.

 

Una situazione problematica per il nostro Paese se si considera che nei prossimi anni, a dire del Piano Nazionale Integrato Energia Clima (PNIEC), gli investimenti dovrebbero aumentare sensibilmente per raggiungere gli obiettivi fissati al 2030. Nel caso del fotovoltaico di un ordine di grandezza di dieci volte!

 

Le aspettative dei futuri prezzi guideranno le scelte degli investimenti, ma è incerto sapere se in senso depressivo o espansivo. Il PNIEC li dà per scontati dimenticando che a decidere è il mercato e non lo Stato.

 


Se i prezzi si manterranno bassi la domanda aumenterà rendendo ancor più complessi i processi di decarbonizzazione e la tenuta del sistema elettrico


 

Seconda considerazione: l’effetto dei prezzi sulla domanda. Se si manterranno bassi – quel che parrebbe guardando agli scenari del mercato del gas da cui dipendono in larga parte quelli dell’elettricità – la domanda aumenterà rendendo ancor più complessi i processi di decarbonizzazione e la tenuta del sistema elettrico.

 

Nel prossimo decennio si dovranno, infatti, sostituire 15-20 centrali a metano per una potenza di 6.000 MWe cui se ne dovrebbe aggiungere altrettanta per assicurare il backup delle accresciute rinnovabili e si dovranno chiudere entro il 2025 8.000 MWe di centrali a carbone.

 

Un terzo ordine di considerazione attiene ai processi concorrenziali che si consolideranno nei mercati finali. Il calo dei prezzi decretato dall’Autorità varrà, come detto, sul mercato tutelato destinato a famiglie e piccole imprese.

 


Si prospettano tempi non facili per i sellers sul mercato libero con la prospettiva di veder ridotti margini già esigui


 

Va da sé che anche i sellers sul mercato libero dovranno ridurre i loro prezzi per non perdere terreno e continuare ad attrarre i consumatori fuori dall’ombrello protettivo della tutela. Per questi operatori, specie di minore dimensione si prospettano tempi non facili con la prospettiva di veder ridotti margini già esigui.

 

Non tutti ce la faranno, così che è prevedibile un processo di consolidamento in un mercato frammentato, sia nell’elettricità che nel metano, in centinaia di operatori. Molti più di quelli che si osservano in altri paesi.

 


La concorrenza nel mercato elettrico è destinata a farsi sempre più dura con l’entrata delle Big Oil


  

La concorrenza nel power market è destinata d’altra parte a farsi sempre più dura specie a seguito dell’entrata delle Big Oil: dalla Total, a BP, a Equinor, a Royal Dutch Shell, che con la sua First Utility battezzata Shell Energy si è posta l’ambizioso obiettivo di divenire nel 2030 la maggior utility elettrica al mondo.

 

Minacciate da ogni parte dalle utility – rinnovabili, mobilità elettrica, elettrificazione consumi – le Big Oil, forti della loro immensa capacità di fuoco finanziaria,hanno deciso di contrattaccare entrando direttamente sul terreno dei temuti concorrenti, compreso il mercato elettrico finale con offerte che i consumatori non possono rifiutare (internet a banda larga, apparecchiature smart domestiche, etc.).

 

Potremmo dire, rammentando il grande John Belushi di “Animal House” che: “quando il gioco si fa duro i duri scendono in campo” e sarà un gioco divertente e senza prigionieri.

 

Nel nostro mercato non è ancora avvenuto, ma è solo questione di tempo. E allora si vedrà che nell’energia piccolo è tutt’altro che bello, mentre la rafforzata aggressività dei maggiori operatori fa presagire l’uscita di chi non può reggerne il confronto. L’eliminazione della tutela – che dovrebbe, si spera, acuire le spinte concorrenziali – sarà il definitivo banco di prova: per vincitori e vinti.  

 


 

L'autore dell'articolo è Alberto Clò, Direttore Responsabile della rivista «Energia». L'articolo è stato pubblicato originariamente su www.rivistaenergia.it