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Amare l'oscuro

Umberto Silva

La verità più appassionante sono gli altri, quando non li vogliamo possedere

Ha cinquant’anni C.S., bello lo sguardo, un po’ strano, se è per questo anch’io sono stranissimo. C.S. mi parla senza guardarmi, poi si sdraia sulla chaise longue. “Mai devo scrivere qualcosa di lei, di Lulù. Di qualunque cosa io scriva è lei a scrivere di me, e allora mi spavento, nel senso migliore naturalmente, una spada che vuole colpirmi, quella spada di donna che mi trafigge, in effetti. Mi chiedo spesso che diavolo hanno fatto gli uomini, e soprattutto lei, l’altra ancora, ad esempio, tipi che parlano di cose, cose del ‘tipo cosa’, che a dire il vero non ho mai capito, carpito. Lulù, cosa davvero fanno gli uomini alle donne? Credo niente, benché facciano tutto, appunto, per non fare niente, nel senso che gli uomini, i ragazzi, i vecchi, non fanno niente, nel senso che sono lì a far niente, parlano tra loro, o tra l’altro, di cose belliche e più che mai fanno orrore, non per quello che fanno ma perché fanno qualcosa, se fossi tra loro non farei niente, fin da giovane ero migliore, facevo cose tristissime, giocavo con le donne, Lulù, capivano che ero pazzo e che non facevo altro che svolgere questa mia pazzia che, per il resto, sempre ha avuto il suo piacere: mi amavano per il senso di colpa che mai loro avevano. Non mi possedevano, mi amavano soltanto, il meglio. Attualmente ho la testa rotta e tutto mi è un po’ più chiaro, anche se per niente: cosa in realtà sia chiaro, peraltro, è raro, come noto a me stesso, essendo io amante dell’oscuro, Lulù, che viene ogni giorno a trovarmi, tutti i giorni a dire il vero, mattina sera e pomeriggio, con il sole che è sole e la luna non la sola luna, certamente esiste in sé ma non tutta, tutti, tantomeno gli altri, che non sono propriamente loro, sono altri da sé, lontani, lontanissimi, al punto che neppure li vedo. Amando in modo assoluto le nubi e il resto, la lontananza mi priva di ogni prova e in questo ritrovarsi mi trovo, la privazione è la goccia che risale e scende e suole dire che io scendo, Lulù. Uomini belli, coraggiosi molto più di me, io vi odio. Non siete più dolci e schifosi, per questo vi amo e odio, per qualunque schifezza. Come amarci se davvero vi amo, come posso sputarvi se davvero vi amo, e se vi amassi tutti, un tempo della mia prima vita, se amassi mio cugino allora, come potrei cercarlo e ucciderlo? O Dio che sei morto per tutti i Me, e Io per Te, ben poco ho fatto, schiacciami come un cane assai migliore, al cane peggiore dona la vita eterna, Lulù. Pensare che un ragazzo di venticinque anni un tempo dicesse cose di questo tipo non colpisce, poiché di questi tipi colpiscono un po’ tutti. In gioventù ero molto sadico, ammazzavo le bestie e rincorrevo le donne, che adesso sia migliorato non è chiaro per niente, tutto quello che è apparso nella storia dei secoli mi è sembrato assai scemo, salvo me stesso, per due secondi, con i quali darmi subito della bestia, sulla testa, il che è più che logico. Che la morte debba in un qualche modo morire non mi dice niente, salvo che Dio un tempo ha detto delle cose, o chi per lui, o affatto. Affamami Dio, affannami, sono stanco di Te e di tutti, fa che io possa svenire nel nulla, venire nel Tuo, divorarti con gioia, Lulù”.

 

L’uomo, C.S., non si gira sulla chaise longue a guardarmi feroce, si accontenta di dirmi generose e morbide cose calme e insensate, le migliori. Sono steso sulla mia poltrona e dormicchio, ma Paola, come spesso fa, zitta zitta è entrata nel mio studio, e senza che nessuno se ne accorga sta lì, in piedi a guardare la scena. E’ la sua passione, forse anche la mia, naturalmente fingendo di non essere presenti, naturalmente me ne accorgo e mi giro verso di lei, un po’ sorpreso le faccio segno di non avvicinarsi, se non proprio di uscire, che deve uscire, che è sconveniente, che è tutto! Ma chi è quella Lulù di C.S.? Non riuscirei a trattenere il riso se non temessi che il tipo possa uccidermi per un po’ di rabbia, ma sono sicuro che lei lo tratterebbe con qualcosa di fantastico, qualcosa che lo porterebbe in cielo. E’ davvero un angelo lei o lui, la nostra preferita la sera, quando tutti i miei cari stanno a fare qualche altra cosa che detesto, le riunioni psicoqualcosa ad esempio. Qui nessuna riunione, silenzio, lui solo parla o tace, che è la medesima sacra cosa; Paola e io sempre più sacralmente attoniti lo ascoltiamo in tutto quel che dice e non dice, sempre più attenti vortici ci stringiamo alla mano, come se Lui, la Verità, ben oltre ci portasse, e ci porta, spossata.

 

Paola si accomoda su di sé, e s’inginocchia, e cade sulle proprie gambe, e non so dove vanno a finire, le mie non esistono, bellissime le sue, temo che l’uomo improvvisamente ci veda, si alzi, ci bastoni: “Ci bastonerà, Professore, ci bastonerà che gioia. Ma chi è Lulù?!?”.

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