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Sull'esercito europeo i primi screzi tra Germania, Francia e Italia

Redazione

La rassegna della stampa internazionale sui principali fatti che riguardano da vicino il nostro paese. Oggi articoli di Pais, Financial Times, Handelsblatt, Bloomberg Business Week...

Primi attriti tra Germania, Francia e Italia sui fondi per la Difesa comune

Berlino, 6 mar 08:33 - (Agenzia Nova) - Emergono divergenze tra le maggiori economie dell'eurozona in merito al progetto di difesa comune. Secondo il quotidiano tedesco ’“Handelsblatt” il dibattito infuria in particolare tra la Germania da un lato e la Francia e l’Italia dall’altro, e riguarda i fondi necessari a concretizzare il progetto. La Commissione aveva proposto a fine novembre un fondo di 500 milioni all’anno dal bilancio della Ue per la ricerca su nuove tecnologie militari, come la robotica, oltre a 5 miliardi di euro per elicotteri e droni. La Commissione ha ipotizzato che l'intero progetto possa essere finanziato tramite l'emissione di titoli di debito sovrano da parte dei paesi interessati. E se ciò dovesse tradursi in un aumento dei deficit o dei debiti pubblici nazionali, ciò dovrebbe essere ritenuto una “operazione una tantum”, esclusa dalle disposizioni del Patto di stabilità e di crescita. Berlino si oppone, e sostiene che ciò “è contrario ai principi di buona gestione finanziaria e non è quindi una valida opzione per il finanziamento degli sforzi di difesa europea”. Berlino è in una posizione di forza, sottolinea il quotidiano tedesco, perché la decisione andrà adottata all’unanimità. La posizione di Berlino è condivisa da Georg Wilhelm Adamowitsch, capo della Federazione della sicurezza e della difesa tedesca “Bdsv”. I criteri del patto di stabilità e crescita devono essere rispettati, afferma l'esperto, se l’Ue vuole aumentare in maniera sostenibile il budget della Difesa verso l'obiettivo del 2 per cento del pil fissato dalla Nato. L’esperto di sicurezza della Cdu Michael Gahler, ritiene invece che le critiche siano premature. Restano da chiarire punti fondamentali, a partire dalla gestione dei processi di acquisizione e approvvigionamento dei sistemi d'arma. Il Governo tedesco chiede di concepire queste competenze all'Agenzia europea per la difesa, ma per ora il progetto della Commissione pare affidare ancora le acquisizioni ai singoli Stati, conferendo a Bruxelles soltanto il compito di coordinare la pianificazione delle capacità militari dell'Unione.

Leggi l’articolo del Handelsblatt

Un vertice a quattro per lanciare l'Europa a diverse velocità

Parigi, 6 mar 08:33 - (Agenzia Nova) - Le principali potenze europee non hanno tardato ad esprimere il proprio parere sulla direzione che esse vorrebbero dare all'Unione Europea: appena qualche giorno dopo la pubblicazione del Libro bianco della Commissione europea che delinea i vari scenari futuri dell'Ue, i leader di Francia, Germania, Spagna ed Italia oggi lunedì 6 marzo faranno seguire i fatti alle parole riunendosi a Versailles su invito del presidente francese François Hollande. Si tratta di un modo assai chiaro di indicare che la loro preferenza va ad un'Europa a diverse velocità, una soluzione che sta a mezza strada tra il balzo federalista e lo status quo: con il vertice di Versailles dunque, i governo dei quattro paesi vogliono mostrare la propria fiducia nell'impegno europeo e le priorità che condividono. I settori nei quali pensano di poter avanzare uniti, creando un effetto trainante, sulla carta sono numerosi: l'unione monetaria, la fiscalità, il sociale, l'antiterrorismo e la protezione delle frontiere; ma è soprattutto in materia di difesa che i quattro grandi paesi vogliono realizzare dei progressi. Il primo tentativo di dar vita ad un'Europa a cerchi concentrici risale al 1994, al "progetto Schäuble-Lamers" così chiamato dal nome dei suoi due autori assai vicini allora cancelliere tedesco Helmut Kohl; ma fu lasciato cadere. Oggi le cose sono cambiate, diversi tabù sono saltati: con l'uscita del Regno Unito dall'Ue e gli attacchi ripetuti del nuovo presidente Usa Donald Trump contro l'Europa e contro la Nato, la cancelliera Angela Merkel si è finalmente decisa ad addossarsi maggiori responsabilità nella difesa del continente. Tuttavia, anche se i partecipanti al vertice di oggi negano di voler dividere l'Europa, la loro riunione dispiacerà ai paesi del Gruppo di Visegrad, quelli dell'est: i quali appena qualche giorno fa, sentendo arrivare il pericolo, hanno sottolineato l'importanza di mantenere l'unità dei Ventisette. La Merkel però questa volta sembra ormai decisa a superare le recriminazioni di questi paesi, considerati come uno dei principali freni al rilancio del progetto europeo.

Leggi l’articolo del Figaro

UniCredit rivede i suoi vertici

Parigi, 6 mar 08:33 - (Agenzia Nova) - Oltre a mettere ordine nei suoi conti, UniCredit sta anche rivedendo la sua governance. Il vice presidente Fabrizio Palenzona la settimana scorsa si è dimesso, coinvolto in un'inchiesta penale a Firenze, e allora l'amministratore delegato Jean-Pierre Mustier ora è deciso a semplificare i vertici della prima banca italiana: resterà un solo vice presidente, con le probabili dimissioni di Luca Cordero di Montezemolo; mentre il consiglio di amministrazione scenderà da 17 a 15 membri; si tratta di misure che piacciono agli investitori e che potrebbero essere approvato giù nella prossima assemblea generale degli azionisti.

Leggi l’articolo dell’Echos

Trasporto aereo: Alitalia, atterraggio di emergenza

Madrid, 6 mar 08:33 - (Agenzia Nova) - Alitalia, "la grande compagnia un tempo simbolo dello splendore internazionale italiano" è di nuovo a rischio fallimento. Se ne occupa il quotidiano spagnolo "El Pais" presentando la riunione del consiglio di amministrazione del gruppo, appuntamento di nuovo cruciale: fonti sindacali dicono che la compagnia potrà volare ancora solo un mese, la flotta di aerei si rimpicciolisce, i lavoratori cercano alternative dinanzi a imminenti licenziamenti mentre le compagnie low cost continuano a sottrarle clienti in casa. L'articolo serve come ripasso degli ultimi trenta anni di vita dell'azienda e mette in fila i costi che la crisi ha comportato per i contribuenti.

Leggi l’articolo del Pais

 

PANORAMA INTERNAZIONALE


 

Per l'area dell'euro il miglior momento dalla crisi del debito

Londra, 6 mar 08:33 - (Agenzia Nova) - Febbraio è stato un altro mese positivo per le prime tre potenze economiche dell'area dell'euro, riferisce il "Financial Times": l'indice dei direttori d'acquisto Ihs Markit ha registrato un ulteriore incremento, da 54,4 a 56. La Francia ha raggiunto il picco quinquennale di 55,9; l'Italia, con 54,8, ha conseguito il miglior risultato dalla fine del 2015; la Germania ha toccato il livello più alto dall'aprile del 2014: 56,1.

Leggi l’articolo del Financial Times

La crescita economica dell'eurozona resta disomogenea, la fine del Qe aggraverà gli squilibri

New York, 6 mar 08:33 - (Agenzia Nova) - La nascita dell'euro, 25 anni fa, fu accompagnata dalla promessa che la nuova moneta unica avrebbe innescato una graduale convergenza delle economie nazionali che l'avessero adottata. Tale promessa non si è concretizzata, scrivono Alessandro Speciale e Piotr Skolimowski sul "Wall Street Journal". Anche oggi, che l'eurozona sembra aver ritrovato la strada di una modesta ma sostenibile crescita economica, l' analisi delle singole economie nazionali restituisce un quadro disomogeneo, che rischia di peggiorare ulteriormente una volta conclusa la politica di Quantitative easing della Banca centrale europea (Bce). L'eurozona, che attualmente comprende 19 paesi, è giunta al terzo anno di una ripresa che sta sanando alcune delle ferite causate dalla crisi del debito del 2008. Gli ultimi dati relativi all'eurozona nel suo insieme fotografano un aumento della fiducia economica per il sesto mese consecutivo, un calo della disoccupazione giovanile ai minimi da otto anni e un'accelerazione dell'inflazione cui non si assisteva da gennaio 2013. Una serie di grafici presentati dai due autori dell'editoriale, però, evidenziano come dietro questi dati si nascondano singole realtà nazionali del tutto differenti tra loro. A distanza di un quarto di secolo, sostiene l'editoriale, è possibile affermare che aveva ragione il cosiddetto "gruppo degli economisti", che includeva tra gli altri il presidente della Bundesbank Karl Blessing, e sosteneva fosse necessario procedere a un allineamento delle politiche economiche e di bilancio, prima di intraprendere l'integrazione monetaria; su quel gruppo ebbe la meglio quello dei "monetaristi" guidato dalla Francia, secondo cui l'unione monetaria sarebbe bastata a innescare un graduale processo di convergenza economica. Negli ultimi 25 anni, "la mera esistenza dell'euro non è bastata, alla fine, a spingere le economie nazionali le une più vicine alle altre", in termini di Pil pro-capite, salari, occupazione. E la passività con cui i governi hanno perseguito questo obiettivo, affidato alla presunta azione taumaturgica della moneta unica, "ha fatto sì che la regione accumulasse divisioni ancor più profonde", che per il momento la Bce sta efficacemente nascondendo. A questo proposito, Speciale e Skolimowski sottolineano anche che la principale spinta all'adozione dell'euro non venne tanto dalle disparità in termini di reddito disponibile, quanto dalla volontà politica di accelerare il processo di integrazione europea e dalle turbolenze finanziarie e valutarie seguite alla fine del sistema di Bretton Woods, negli anni Settanta. In termini di convergenza finanziaria, ammettono gli autori dell'editoriale, l'euro ha effettivamente portato a progressi considerevoli, che però sono stati in gran parte cancellati dalla crisi del debito sovrano del 2008.

Leggi l’articolo del Bloomberg Business Week

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