Gianpaolo Calvarese (foto LaPresse)

Il Var non ha evitato gli errori arbitrali, li ha messi in risalto

Quarantino Fox

Doveri e Calvarese, due casi che dimostrano che finché sarà un arbitro a decidere cosa va rivisto e cosa no, la moviola è inutile

Anche il Corriere della Sera ha capito che il Var è un casino. Usato come viene usato è condannato alla rottamazione sicura (pare che i parrucconi dell’Ifab non ne vogliano sapere di averlo ai Mondiali in Russia). Qui s’è sempre sostenuto che finché sarà un arbitro a decidere cosa va rivisto e cosa no, lo strumento è inutile. Ne abbiamo avuto una riprova nei giorni scorsi. Prima il fattaccio nel derby di Coppa Italia a Torino, con Doveri che per rimarcare una certa virilità arbitrale – l’arbitro sono io e comando io, voi state muti e camminate – ben nota a chi osserva i fischietti scendere in campo, ha deciso di confermare in modo testardo e fuori luogo una rete per la Juventus che lui aveva assegnato ma che regolare non era. Almeno, però, Doveri davanti allo schermo c’era andato. Calvarese, invece, tra i fischi sonori dello stadio provvisorio di Cagliari ha deciso che i suoi occhi avevano visto meglio dei colleghi allo schermo, che il braccio larghissimo di Bernardeschi in area non era tale da determinare un calcio di rigore, che la manata di Benatia a Pavoletti non era da rosso, che il fallaccio di Bernardeschi era da “giallo” e non da espulsione. Il Var, anziché coprire gli errori arbitrali, li ha così risaltati. E più le partite diverranno decisive, più la tensione sull’aggeggio aumenterà. Se in campo sai che ci sarà Doveri, puoi metterti il cuore in pace: lui, al novanta per cento dei casi, della moviola se ne fregherà. Un po’ come Orsato, solo che Doveri non è Orsato. Se, viceversa, sai che sarai arbitrato da Mariani, devi mettere in conto dieci minuti di recupero per tutte le volte che andrà a guardarsi e riguardarsi un’azione. Terza fattispecie di casistica: quando Doveri è il Var, deputato cioè a stabilire se il collega ha visto bene o male. Che farà? La soggettività è ineliminabile, questo non è il basket. E sarebbe meglio che i cantori del moviolone lo capissero prima che sia troppo tardi.

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